My Appetite For Destruction - Steven Adler con
Lawrence J. Spagnola
Il primo ad andarsene, o meglio, ad essere cacciato fu Steven Adler, con buona pace di tutti i componenti della band, nessuno escluso. Il biondo batterista degli esordi fu estromesso per i suoi cronici problemi di droga, è proprio lui a parlarcene in My Appetite For Destruction, autobiografia scritta con l'indispensabile aiuto di chi, in questi casi, deve riordinare e dare una forma compiuta a un fiume in piena di ricordi, importanti ma disordinati, spesso sconnessi. Credo che le prime pagine del libro, che gettano luce su infanzia e adolescenza di Steven, decisamente problematiche, sull'amicizia con Slash e sugli inizi dei Guns N' Roses fino al raggiungimento del successo planetario, siano quelle più belle. Dalle biografie ci si aspetta proprio questo genere di notizie e aneddoti, che ci permettono di conoscere meglio i personaggi che consideriamo da sempre stelle irraggiungibili. Poi però, mentre gli eventi si susseguono, My Appetite For Destruction prende una piega diversa, prevedibile. La discesa all'inferno di Steven Adler, descritta con dovizia di particolari rende monotona la narrazione. Ne ho letti molti di libri così, scritti da persone che hanno rischiato di gettare via tutto. Gli eccessi, oltre a rendere sostanzialmente piatta l'esistenza di tante rockstar, hanno malevoli effetti sui libri che decidono di scrivere, presi dalla smania di vuotare il sacco, li avvelenano rivendicando il loro insostituibile ruolo. Li rendono simili a una folle corsa verso il baratro in attesa della redenzione, che non è data tanto dal ripudio del passato, quanto piuttosto dall'atavico desiderio di prendere in mano la propria vita.
Alla fine si torna sempre al punto di partenza, e dal cliché sesso, droga e rock 'n' roll, condito da guerre intestine, lotte per il potere e aule di tribunale non se ne esce quasi mai. Ci sono casi in cui risulta sgradevole scoprire cosa c'è dietro le copertine dei dischi che amiamo. Eppure, mentre il libro volge al termine, mi rendo conto di nutrire una certa simpatia per Steven Adler. Da solo o aiutato da qualcuno, il sacco lo vuota davvero. Senza vittimismo, senza invocare la comprensione di chi legge. Lo fa unicamente per se stesso, per continuare a stare bene. My Appetite For Destruction è la storia di un ragazzo sfortunato, poi fortunatissimo, poi di nuovo sfortunato. Poi, forse, finalmente sereno.