Dice:
Ma i tre post settimanali che ci avevi promesso…dove sono??
Ma siamo “soltanto” a venerdì…ho ben 2 giorni per produrne un altro!
Scherzi a parte, questa settimana ho avuto i miei bei giri burocratici da fare.
E sto cercando in modo serio lavoro.
Ho risistemato il cv, spulcio annunci online, vado anche al JobCenter (dove, visto che c’ero ho deciso di prendere appuntamento con un Advisor per chiedere qualche consiglio…visto che sono li ne approfitto, no?).
Ne sono uscita con una lista imbarazzante di siti dove inserire il cv e controllare ogni tanto se ci sono lavori che potrebbero andare.
Sto anche familiarizzando con le mamme della scuola di Sara.
Già, la scuola.
Sapete, quando ci siamo trasferiti (ma anche prima) la mia preoccupazione più grande riguardava proprio la scuola.
Perchè, leggendo su vari siti (che, oramai lo sapete, sono una che studia prima di fare qualunque cosa) ero venuta a conoscenza dei vari problemi nelle scuole inglesi, dalle difficoltà di apprendimento, ai programmi non eccelsi, ai problemi comportamentali.
Insomma, avevo di che preoccuparmi.
E scegliere la scuola “giusta” sembrava un obiettivo fondamentale.
In effetti ora posso dire che è fondamentale.
Non so se il fatto di aver studiato tutti i report Ofsted (che sono praticamente delle “pagelle” periodiche che gli ispettori del governo stilano sulle scuole in base a come sono organizzate, alla capacità degli insegnanti di spiegare, al modo in cui i bambini recepiscono ciò che viene loro insegnato) delle scuole della mia zona sia servito.
Fatto sta che quando ho consegnato la domanda per Sara ho inserito la scuola che ora lei frequenta con piacere.
E si è rivelata una scelta azzeccata.
Per fortuna.
Sul report è classificata come Good, ma il management è Outstanding (che è il punteggio massimo, 1, che una scuola può ricevere).
E un motivo c’è: la Preside.
No sul serio.
Quella donna mi piace un sacco.
Perchè sorride sempre. Riesce ad essere severa anche col sorriso e la battuta pronta.
E perchè ricorda a memoria tutti i nomi dei suoi 414 alunni.
E’ come una zia per i bambini.
Ecco.
Ora so che una scuola, per essere “giusta” ha bisogno di una testa che funzioni.
Per cui, se mai vi capiterà di segnare i vostri figli in una scuola inglese, ecco affidatevi all’istinto: se l’Headteacher vi fa una buona impressione, probabilmente state facendo la scelta giusta.
Come vi dicevo nel post precedente, qui ha iniziato a fare “freschino”.
Va beh, è normale.
Siamo a novembre.
E andare in giro con cappotto, sciarpa guanti e cappello e poi fermarsi a guardare le vetrine fa tanto Natale.
Qui l’atmosfera ha iniziato ad essere quella delle feste:
I vari Caffè Nero, Starbucks, Costa hanno tirato fuori le loro bevande natalizie, aromatizzate con cannella, zenzero, noci, cioccolata.
Le bakeries hanno risistemato le vetrine con i biscotti a forma di gingebread men, o con le torte che ricordano paesaggi innevati.
Le strade si stanno riempiendo di luci colorate, palloncini, decorazioni.
Nei supermercati tutto sembra dirti:
Comprami e regalami a chi vuoi bene!
Fuori dai locali (che siano ristoranti ricercati o Pizza Hut) ci sono cartelli che invitano a prenotare il tuo posto per il Christmas Day Party prima che sia troppo tardi.
E a casa nostra è iniziata la caccia all’albero perfetto.
Probabilmente bianco (anche se con Sara dobbiamo ancora raggiungere un accordo soddisfacente).
Con tutti gli addobbi rossi.
Perchè, diciamolo, sono i due colori che, almeno per noi, fanno Natale.
Non vedo l’ora.
Di riempire casa di addobbi, colori e profumi.
Questo sarà il primo Natale lontano dall’Italia.
Lo festeggeremo qui.
Il marito ha 5 giorni di ferie e saranno proprio a ridosso del Natale.
Per cui preferiamo restare qui (o al massimo concederci una minifuga nei pressi di Londra, magari a caccia di un mercatino natalizio).
Goderci l’atmosfera.
Distribuire sorrisi agli sconosciuti.E ascoltare i canti della vigilia.