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Salve Entucci !!!! e da tanto che no pubblico questa rubrica e bene si oggi spulciando sul mio vecchio blog ho trovato la leggenda del Rododendro e quest'oggi voglio riproporvela ^_^
Il nome di questo fiore deriva dal greco ròdon, che significa rosa, e déndron, che significa albero; dunque, "albero delle rose". In tedesco il rododendro è chiamato viceversa alpenrose, rosa delle Alpi, perché cresce fino a duemila metri d'altezza, mentre negli Appennini viene chiamato anche "rosa dei morti" perché una vecchissima leggenda narra che fosse nato dal sangue di un giovane che si era ucciso per amore.
La leggenda però più bella di questo fiore narra del principe dei ghiacci, che viveva sereno e tranquillo con la regina madre in un castello posto fra gli alti ghiacciai della catena alpina del Monte Bianco, fino a quando il suo cuore fu preso dall'amore. Ancora adesso può capitare che, osservando la cima del Monte Bianco nelle notti di luna piena, la si veda risplendere di bagliori dorati; alcuni raccontano che sono le fate, che giocano con palline d'oro, berillo ed acquamarina; si favoleggia da costoro che la cima del Monte sia d'oro purissimo, celato dai ghiacciai perenni.
Altri invece sostengono che quei bagliori sono quanto si riesce ad intravedere, in condizioni favorevoli, delle torri dorate, svettanti verso il cielo, del castello dove per lungo tempo ha abitato il principe dei ghiacci, e che ormai è abbandonato. Questa è la storia di quel principe. In un tempo lontano, narrano i vecchi che abitano a ridosso del monte, il luogo era abitato. Il castello era bellissimo, sembrava fatto di cristallo, e nei lunghi corridoi e nelle ampie stanze radiose sembrava di camminare immersi nell'arcobaleno, quando il sole splendeva. Era impossibile essere infelici in un luogo così bello e il principe, la madre, i numerosi amici che venivano in visita, i servitori fedeli e trattati con umanità e cortesia, persino gli animali erano lieti di vivere in un luogo tanto bello. Un giorno il principe, che amava molto cacciare, si spinse nell'inseguire la preda ben oltre i confini del suo regno, fino ad arrivare ad una valle sconosciuta, piena di fiori dagli smaglianti colori, dove vide, seduta in mezzo al prato, una bella creatura solitaria e luminosa come una stella. La vita del principe cambiò il suo corso, in quel quieto giorno di primavera, poiché lei lo guardò con occhi così grandi e dolci che il cuore del giovane tremò, e fu smarrito per sempre.
Voleva portarla immediatamente nel suo castello fra i ghiacci, e farla sua sposa. Lei, a sua volta affascinata, scosse il capo piangendo. Il compito che il destino le aveva affidato, portare la primavera, non avrebbe mai potuto sopravvivere in un luogo dove non poteva far nascere e crescere i fiori. Il principe comprese che il rifiuto di lei era definitivo, e non osò neppure insistere; così fece ritorno al suo castello col cuore gonfio di tristezza e di nostalgia, lui, che non aveva mai conosciuto, né procurato dolore ad anima viva, ma neanche mai provato lo struggimento del desiderio rimasto inappagato. La madre regina, che amava moltissimo quel suo figlio tanto bello e buono, una volta saputo il motivo della malinconia che non lo abbandonava mai, cominciò a vagare tra i ghiacci, alla ricerca di una soluzione. Con quelle sue scarpe eleganti e sottili, fatte per camminare sui preziosi tappeti del suo bel palazzo di cristallo e di luce, si trascinò da un capo all'altro del regno, su e giù per i ripidi sentieri, per interrogare una dopo l'altra, tutte le maghe che conosceva, senza badare né alla stanchezza né al dolore, ma senza riuscire a trovare una soluzione. Quando le sue belle scarpe furono consumate, la regina continuò a camminare, senza badare alle piaghe che si aprivano sui piedi ghiacciati e al sangue che cominciava ad uscire da mille piccole ferite. Infine, senza più fiato né speranza e con gli occhi pieni di lacrime dovette risolversi a riprendere la via del suo bel castello di ghiaccio. IL principe, che l'aspettava con ansia, si accorse meravigliato che ai piedi della madre, là dove era colato il sangue sgorgato dalle tante ferite dei poveri piedi massacrati, erano spuntati innumerevoli fiori rossi come il sangue, mentre dalle lacrime della regina erano sbocciate piccole palline bianche, come quelle che in primavera si vedono sui cespugli dei rododendri. Fu così che il Castello di Ghiaccio ebbe i suoi fiori, che continuano a sbocciare ancora adesso fino ai duemila metri d'altezza, ed il principe ebbe la sua fanciulla in i sposa, e nel castello tornò la felicità, persino tra nuora e suocera, cosa che raramente accade, anche nei racconti di fate.
Dal Web
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Allora ragazzi cosa ne pensate?Vi è piaciuta la storia del Rododendro?
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