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My Son, My Son, What Have Ye Done

Creato il 07 novembre 2010 da Eraserhead
My Son, My Son, What Have Ye DoneMy Son, My Son, What Have Ye Done (2009) è uno di quei film che nessun critico vorrebbe mai trattare. Il motivo sta nelle menti che lo hanno pensato: Werner Herzog e David Lynch.
Lo sguardo profondo dell’autore tedesco che non è sicuramente un pivellino nell’ambiente sebbene poco conosciuto rispetto a quanto meriterebbe, insieme al ciuffo del meditatore trascendentale che incombe prepotentemente fin dalla locandina, obbligano ad un’analisi necessariamente approfondita. Se questo film fosse un’opera prima i suddetti critici potrebbero anche dribblare la sua complessità tacciandola di confusione e poca dimestichezza col genere (alcuni lo hanno fatto), ma essendo partorita dall’estro di due registi faro del nostro tempo è doveroso apporvi sopra una lente d’ingrandimento.
E io che un critico non lo sono, di My Son, My Son provo a parlarne egualmente con parole più di pancia che di testa, in barba alla stratificazione che lo costituisce cercando di fornire una chiave di lettura evidentemente et indiscutibilmente soggettiva.
My Son, My Son, What Have Ye DoneBisogna muoversi innanzi tutto dalla concezione della pellicola basata solo sul crimine commesso; non può trattarsi esclusivamente di un figlio che uccide la propria madre perché intendendo l’opera in questo modo si attua una riduzione che sottovaluta il potenziale concretamente rintracciabile in essa.
Appurato che il primo livello di percezione/comprensione non è l’unico presente, è necessario fare due passi indietro e ripercorrere la carriera dell’Herzog regista lasciando da parte le possibili implicazioni di Lynch che a mio avviso non sono poi così importanti.
Fin dagli esordi (Fata Morgana, 1971) il cineasta ha ampiamente giocato con due crinali di uno stesso rilievo: documentario e fiction che fusi insieme hanno costituito una buona fetta del suo cinema. Opere in cui la realtà raccontata si confonde con la finzione sono estremamente numerose nella poetica herzoghiana. È in un certo senso una truffa, un inganno che spesso ha dato vita ad un pensiero metafisico, mistico, surreale, anche folle con quel Kinski che era l’incarnazione di Herzog sul set.
La follia è un elemento significativo nella sua carriera (si parla spesso di “eroi folli”), e tornando a bomba su questo film, lo è anche per il giovane protagonista Brad. Ecco un punto di contatto: questo è un film su un pazzo diretto da un regista che più volte e in maniera diversa ha affrontato il tema della pazzia.My Son, My Son, What Have Ye DoneAvvicinando ancora di più la nostra lente di ingrandimento, ci si accorge di come Brad abbia commesso il suo tragico gesto a causa di una (con)fusione tra la vita che viveva e la vita fittizia - il ruolo che recitava in teatro -, dunque un mescolamento percettivo di finzione e realtà.
Egli uccide la madre come fa il protagonista della tragedia greca dando perciò corpo e fisionomia al cinema di Herzog sempre in bilico tra realtà raccontata e realtà romanzata. Ed essendo appunto “cinema” può essere visto da tutti – Brad ripete spesso che tutto il mondo lo sta guardando e le sequenze in un luogo esotico accompagnato da cori simili a quello di Orosei tanto cari a Werner rafforzano il concetto – ma al contempo si cela automaticamente al pubblico poiché Herzog è un autore che non è mai entrato dalla porta principale nel mondo dello star system (lo ha fatto forse per la prima volta a 67 anni con Il cattivo tenente, 2009) – e di rimando Brad non si vedrà mai durante il film se non attraverso il ricordo di chi gli è stato accanto: Udo Kier che ha gli stessi occhi di Kisnki, e Chloë Sevigny che possiede la medesima maternità di Eva Mattes –.
Dunque il passo decisivo è questo: Brad= cinema di Herzog.
Vieppiù che nella casa in cui l’assassino si barrica vivono due fenicotteri, animali appartenenti alla natura da sempre compagna (e nemica!) di viaggio del regista bavarese. Gli amici dicono che Brad sia cambiato dopo il viaggio in Perù, ed anche Herzog lo fu visto che nel paese sudamericano riprese per anni tra fango e sanguisughe le gesta di Fitzcarraldo (1982).
Permangono delle perplessità in pieno stile lynchiano a cui non si riesce dare risposta, tuttavia quello che sembrava essere un divertissement, una burla organizzata ad hoc da due compagnoni, è invece la prova più (indirettamente) autobiografica di Werner H. Stipetic che non è ancora stanco - per fortuna - di raccontare storie di spiriti inquieti, dei quali fa parte, a ritmo di fisarmonica.
Sparagli di nuovo la sua anima balla ancora!
Lasci perdere i fenicotteri. Io vedo struzzi, vedo struzzi che corrono.My Son, My Son, What Have Ye Done

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