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Mercoledì 6 giugno: arrivo a scuola senza febbre ma con una tosse e un mal di gola epici. Senza neanche un filo di correttore. La collega di italiano, con un tempismo commovente, mi accoglie in sala insegnanti con una premessa e una stoccata: "Lo so che sei a dieta e stai dimagrendo e sei contenta e sono contenta per te... ma ora ti si inizia a vedere la sofferenza nel viso". La collega di francese, quella che mi invidia la pelle di pesca (e io la amo, perché nessuno mi ha mai detto che ho la pelle di pesca) e mi fa sempre i complimenti per come mi trucco, quella con la voce tonante e i tempi comici perfetti, strabuzza gli occhi. Io la guardo: "Forse perché sono sofferente, dato che ho avuto due giorni di febbre e stamani sono venuta a scuola senza neanche truccarmi?" "Ma no, non ti voglio scoraggiare, va bene che tu dimagrisca, ma te sei come me..." (certo, come no, uguale, a partire dal fatto che tu sei una donna-mela e io una donna-pera) "appena dimagriamo un po' ci si scava il viso". Vabbè, non c'è verso. La collega di francese chiosa: "Mah, che ha la febbre addosso si vede da lontano, e per avere quella pelle io pagherei. Amen. Intanto, a me sembra più che altro che finalmente si rivedano i miei lineamenti. Non mi sembra poco.
Giovedì 7 giugno: è il giorno della mia partenza per Milano. Vado a scuola, assisto all'ultima tranche di esami di idoneità, vado a pranzo a casa e salgo sul FrecciaBianca delle 14.08. Ho dietro una vaschetta di fragole, e ho un appuntamento con Sara per un hamburger sui Navigli all'ora di cena. Dunque, si prevedono: carne rossa + pane + patatine. Mentre raggiungo la mia amica faccio mente locale a ciò che la dottoressa mi ha detto: puoi sgarrare, ma basta che gli sgarri non siano troppi e tutti concentrati nello stesso pasto. Sarebbe meglio che carboidrati, alcool e dolce non stessero tutti nello stesso pasto. E poi si rimedia camminando. Mangio un hamburger piccolo, assaggio le patatine e accompagno il tutto con acqua naturale, tante risate e una bella passeggiata.
Venerdì 8 giugno: è il primo giorno di Fashion Camp e per una serie di coincidenze faccio a malapena colazione, e pranzo con una fetta di quiche alle verdure, sciapa e cara come una villetta sul mare. A cena, jappo. Direi che me lo sono meritato, no? Anche se è un giapponese specializzato in frittura, suvvia, non siamo così fiscali! Riesco anche a maneggiare le bacchette (anche se pensavo che Nadeshiko a un certo punto si sarebbe alzata e sarebbe scappata di fronte alla mia incapacità), quante calorie bruciate valgono?
Sabato 9 giugno: è il giorno del mio workshop al Fashion Camp e io sono completamente senza voce. Yeah. Per pranzo insalata mista, senza neanche una fettina di pane (il cameriere deve aver capito che Anna e io avevamo una missione salutare da portare avanti), a cena cotoletta alla milanese con Deirdre.
(vado avanti veloce sui particolari del Fashion Camp, ho in programma di rifarmi con una serie di post moooolto più accurati)
Domenica 10 giugno: finalmente un po' di tempo per camminare sui Navigli, e poi verso Sant'Eustorgio dove, praticamente per caso, capito al Museo Diocesano e mi siedo a leggere il Corriere e a fare un piccolo brunch prima di partire. Vista la desolazione del frigo avevo in programma di mangiare pizza per cena, poi ripiego su un'alternativa di fortuna, senza carboidrati e con tanta verdura. Crollo addormentata molto presto.
Lunedì 11 giugno: il maltempo, il malessere e i mille impegni della giornata cercano in tutti i modi di non farmi tornare sulla retta via. Cammino, ma è faticosissimo, sto proprio male!
Martedì 12 giugno: anche oggi cammino un po', ma finalmente vado a farmi vedere dalla dottoressa che è categorica: se vuoi guarire non devi parlare/sudare/prendere colpi d'aria. Il fatto che nella mia zona ci sia un libeccio ostinatissimo da 3 giorni non aiuta. Inizio a rivedermi nelle foto del Fashion Camp. Alcune foto mi strappano dei piccoli moti di disappunto per le mie cicce in bellavista, ma in definitiva decido che sì, posso accettare di non apparire al meglio ancora per un po', mentre mi organizzo per tornare a essere la vera me.
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