
Il libro di Edi Guselli veniva presentato come un genere giallo-noir,per molti aspetti, simile ai film di Dario Argento ed, in effetti, lo è, marapportabile solo a quelli più riusciti, ai grandi capolavori del registaitaliano. Leggendolo, infatti, sembra di veder scorrere le sequenze di un suofilm, ma la storia è comunque originale, pur contenendo tutti gli ingredientidel genere giallo classico, ma non rimandando a niente di già conosciuto.La storia è molto intricata, con una trentina di personaggi che vengonoprogressivamente decimati da un efferato serial killer, il quale sembra agireper pura follia, ma che, come tutti, ha un movente ben preciso, unito ad unaforte dose di sadismo, che rende raccapriccianti le sue gesta.A svolgere le indagini è il classico ispettore dai metodi pocoortodossi, al di sopra delle regole, che vive e lotta affinché giustizia siafatta. Vuole a tutti i costi fermare il serial killer, ma è vulnerabile, perchéla sua vita lo ha reso tale, portandolo a chiudersi dietro una corazza.Tuttavia, il personaggio affronterà progressivamente un’evoluzione, che lo porterà ad aprirsi verso gli altri, mentre il serial killer nonlo perderà d’occhio, studiando le sue mosse.In questo giallo, ogni cosa è come dovrebbe essere e non manca niente.Anche le descrizioni sono funzionali e non appesantiscono o rallentanol’azione: il tutto è distribuito e dosato alla perfezione.Il libro è davvero ben scritto, con uno stile scorrevole che cattura dasubito, e la trama non è per niente banale o scontata. Il finale è sorprendente.Pupottina è entusiasta di “Ilritratto che urla” e lo consiglia a chi ama il genere o a chi ha voglia diprovare un brivido tutto italiano.