Presentato in concorso allo scorso Festival del cinema di Berlino, N-Capace segna il film d'esordio di Eleonora Danco presentandosi come un oggetto insolito dall'efficacia altalenante.
La regista, che in passato ha avuto modo di interpretare piccoli ruoli in film come La stanza del figlio o Romanzo criminale, è da sempre attiva in ambiente teatrale e artistico e sembra voler usare la pellicola per sfruttare tutte le sue competenze, cinematografiche e non. Infatti N-Capace si palesa come un documentario, ma tra un intervento e l'altro degli intervistati, la protagonista è proprio la Danco, intenta in alcune performance più teoriche ed astratte che richiamano il teatro di Pina Bausch.
Purtroppo è proprio questo l'elemento più debole del lavoro. Infatti le interviste e le riflessioni che scaturiscono dalle affermazioni degli ospiti posti davanti la macchina da presa sono molto interessanti, divertenti, curiose e riuscite. La Danco, attraverso domande dirette ed esplicite, cerca di comprendere meglio le differenze generazionali e i mutamenti della società nostrana intervistando giovani teenager ed anziani pensionati, ognuno con i propri ricordi, le proprie paure e i propri sogni.
Un affresco naturale, umano, sincero e genuino che desta più di un sussulto. Quando però la regista si trasforma in artista ecco che il film prende una piega più impalpabile e incomprensibile, mirata a risvegliare nello spettatore emozioni che però stentano a palesarsi facendo ben presto rimpiangere le parti prettamente più documentaristiche. Il tutto sembra un po' forzato ed egocentrico, quasi come se la Danco ci tenesse a far sapere che è proprio lei la mente creativa del lavoro. Peccato.
Voto: 2/4