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na tazzulell e cafè: accenni di un diario di viaggio #2

Da Tinynoemi
c'è un modo per fare il caffè, ma non tutti lo sanno. o forse lo sanno anche tutti gli altri, ma io per davvero, non lo sapevo. forse c'era una grande cospirazione di facitori di caffè che conservava questo segreto per vendicarsi delle mie assuefazioni a qualunque cosa liquida nera mi fosse propinata. non ho mai prestato grande attenzione all'attività in questione. io sono lo scempio di qualunque partenopeo: io bevo nescafè. ma ora, però, lo so, la moka ha un trucco che si chiama "montagnella". o almeno lì, nel microappartamento con soppalco e bagno separato, nell'isola con due strade e un randagio che le unisce, la chiamano montagnella. da questa estate anche io so fare il caffè. nel ventinovesimo anno di vita ho imparato anch'io, da vera napoletana a farlo. anche se ho imparato in sicilia. e così, romanticamente, ogni volta che riempio una macchinetta di polvere nera sorrido pensando a due amiche ed un chiapparo che mi urlano: "la montagnella!!!". o peggio, rido pensando a loro che si premurano di tenermi lontana dai fornelli quando nelle ore più improbabili si levava per il porticciolo un rantolo: "caffeeè?". ora la faccio, consumo uno spropositato quantitativo di materiale, che tendenzialmente, senza il badantaggio di Alicia, brucio lasciandolo in balia del fuoco. però la faccio la montagnella. ed ora fare il caffè non sarà solo un caffè, sarà un sorriso per il ricordo della disattitudine offerta alla mercè dei miei coinquilini estivi.

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