di Nicola Pucci
Un anno fa, più o meno di questi tempi, Rafael Nadal riaccendeva il suo poderoso motore e tornava a mulinare l’irresistibile dritto sui campi in terra battuta, mestiere che nel giro di qualche mese lo avrebbe riportato sul tetto del mondo. Orbene, il maiorchino è uomo che conosce il valore della riconoscenza e per l’anno 2014 ha deciso di programmare un bel volo transoceanico che lo dirottasse dalle parti di Rio de Janeiro. Qui, dove tra qualche mese si accenderanno i riflettori sulla Coppa del Mondo di calcio, l’ATP ha piazzato un bel ATP World Tour 500 e per Nadal è stata l’occasione per tornare a prender confidenza con la superficie che più di ogni altra lo ha elevato a leggenda tra le leggende del tennis.
Nadal in trionfo – da atpworldtour.com (fotojump)
TORNEO DI RIO DE JANEIRO. Nadal, dunque, che inizia la caccia al titolo del Rio Open Presented by Claro hdtv con un successo sul connazionale Gimeno-Traver, 6-3 7-5. Ferrer e Fognini, freschi di finale a Buenos Aires, avanzano la candidatura a sfidanti officiali ma se Fabio paga dazio a quattro settimane consecutive da top-player ed esce malconcio ai quarti col genialoide Dolgopolov, 6-1 6-1, il soldatino valenciano sopravvive a Thomaz Bellucci e trova posto in semifinale. Dove affronta giustappunto l’ucraino, che non fa sconti, 6-4 6-4 ed è finale al cospetto di sua maestà Nadal che nel frattempo ha fatto fuori il connazionale di terza fascia Montanes, il portogehse Souza e ha visto le streghe con Andujar che gli strappa il primo set e cede solo 12-10 al tie-break del set decisivo dopo aver avuto due occasioni per far suo il match della vita. Il 4-0 negli scontri diretti e gli 8 set a 0 senza l’ombra di un long-set sono un macigno che pesa sulle spalle non solidissime di Dolgopolov, all’abbrivio del match che chiude la settimana carioca. Rafa è ispirato e piazza subito il break che poi difende per incassare il primo set, 6-3. Nel secondo parziale la musica non cambia, l’iberico comanda gli scambi da fondocampo e controbatte con efficacia gli spunti di genio di Alexandr. Che cede la battuta in apertura, sull’1-1; Nadal gestisce i turni di servizio con attenzione ma al momento di chiudere, sul 5-4, si fa raggiungere e la sfida si trascina al tie-break. Dove l’esperienza e l’attitudine a giocare bene i punti importanti sono dalla parte dello spagnolo che in 1ora 41minuti mette in cassaforte il titolo numero 62.
Gulbis vince a Marsiglia – da atpworldtour.com (getty images)
TORNEO DI MARSIGLIA. Se a Montpellier due settimane fa era stato Monfils ad imporsi, stavolta tocca all’altro transalpino Tsonga provare ad alzare il trofeo del vincitore nel torneo di casa, l’Open 13 marsigliese. Jo-Wilfried è campione in carica ed inizia la difesa del titolo eliminando con l’aiuto di due tie-break un Davydenko ormai in disarmo. Il “moro” lascia un set per strada a Roger-Vasselin per poi fermare la corsa del sorprendente tedesco Struff, numero 117 del ranking mondiale, killer di tre francesi in serie, Guez, Benneteau e Llodra. La parte alta del tabellone è occupata dal favorito numero 1, Gasquet, che incoccia in semifinale nello smisurato talento di Gulbis, già in buona forma sette giorni prima a Rotterdam. Il lettone vince facile con Richard, 6-3 6-2, e si guadagna la sfida decisiva con Tsonga. Proprio nello scontro di finale Ernests rivela quei progressi che lo posizionano a ridosso dei primi venti giocatori del mondo, dove è giusto che sia uno con le sue qualità tecniche: vince il primo set al tie-break, guadagna un break nel secondo e vola a vincere il quinto torneo di una carriera che sembra dirigersi, a poco pià di venticinque anni, finalmente, sulla retta via .
Cilic vince a Delray Beach – da greenwichtime.com
TORNEO DI DELRAY BEACH. Attendi Haas e Isner o magari Nishikori e Hewitt… ed invece è l’ospite che non ti aspetti, a portarsi a casa il la coppa del Delray Beach Open by The Venetian® Las Vegas. Marin Cilic è l’uomo forte di questo mese di febbraio, vincitore a Zagabria e finalista a Rotterdam nelle ultime due settimane. Il croato è testa di serie numero 7 e sorvola le quattro sfide che portano alla finale non lasciando opportunità alcuna a Becker, Harrison, Gabashvili e Isner che in semifinale si arrende col punteggio di 7-6 6-3. Dall’altra parte della rete c’è Kevin Anderson, sudafricano che ha palmares importante da queste parti se è vero che qui vinse nel 2012. Il pennellone percorre verso la finale una strada ricca di insidie: con difficoltà iniziale, 4-6 6-1 6-3 all’americano Smyczek, senza combattere, 1-0 a Karlovic costretto al ritiro immediato, di rincorsa, 6-7 6-3 6-3 a Matosevic, e senza troppi sussulti, 6-2 6-4 a Johnson. La sfida per il titolo è una battaglia a colpi di servizio, ed inevitabilmente il primo set si decide al tie-break: Cilic accelera e incassa il 7-6. Diversamente nel secondo set i due contendenti si beakkano due volte, ma se la forma cambia la sostanza rimane la stessa, ancora una volta si decide al tie-break. Qui il braccio di Marin trema, spreca tre match-point e con un po’ di buona sorte Anderson trascina la contesa al terzo set. E’ solo un incidente di percorso, basta attendere il momento propizio per l’allungo decisivo: Cilic coglie l’attimo e col 6-4 finale conferma di attraversare un momento di forma eccezionale.