Questo post è ispirato alla recensione de Lo Hobbit del mio vicino di bunker Marco.* La sua indignazione per il dettaglio delle patatine fritte ha risvegliato il mio precisismo, sopito dai bagordi natalizi. La domanda del giorno è quindi questa: è lecito che un nano della Terra di Mezzo chieda delle patate fritte? Volendo rispondere in modo banale potremmo dire che in un mondo inventato si mangia quello che si vuole, ma così sono capaci tutti. Si potrebbe anche obiettare che a casa di Bilbo Baggins c’è un campanello (di quelli con il bottone, che fanno drin drin) senza che sia nota, almeno apparentemente, l’energia elettrica.** C’è addirittura qualche buontempone (si dice il peccato, ma non il peccatore) che sostiene che nel primo capitolo del Signore degli Anelli ci sia un treno, ma non divaghiamo.
“Tutto ‘sto casino per due patatine?”
Patate fritte, si diceva, in un mondo fantasy di ispirazione medievale. Ci possono stare? Per prima cosa bisognerebbe stabilire se si parla di patate “del sacchetto”, che in America del Nord si chiamano chips, oppure le patate a bastoncino, le french fries degli americani. La situazione si complica se consideriamo che in Inghilterra le prime sono dette crisps e le seconde chips, mentre in Australia e Nuova Zelanda (la patria di Peter Jackson) si chiamano tutte e due chips.
Andiamo con ordine ed esaminiamo entrambi i casi: le patatine affettate sottili (le chips americane) hanno una data di nascita precisa e il loro inventore risponde al nome di George Crum, cuoco del Moon Lake Lodge di Saratoga Springs. Nell’estate del 1853 Crum, di fronte alle lamentele di un cliente, decise di tagliare le sue patate in fette molto sottili e di friggerle finché non fossero ben croccanti. Quello che doveva essere un modo di sfottere il cliente esigente si trasformò in un successo planetario. L’invenzione della patatina sottile è quindi relativamente moderna.
Le patate a spicchio e a bastoncino, le french fries, hanno invece un’origine relativamente più antica. La loro paternità è contesa tra Francia e Belgio e la loro diffusione è riconducibile al diciottesimo secolo. Troppo moderne anche queste, quindi, per un mondo di ispirazione medievale. Caso chiuso? Non del tutto.
Dobbiamo considerare che, andando indietro nel tempo, le tracce scritte delle ricette diventano più rare e più difficili da interpretare. La tecnica della frittura è sicuramente nota sin da tempi molto antichi (addirittura già in epoca romana si friggeva) e nel medioevo erano abbastanza comuni vari tipi di frittelle, preparate con una pastella mescolata a vari ingredienti: frutta, carne, pesce o verdure. Esistono ricette che lasciano intendere che si preparassero le patate fritte ricoprendo la fetta di patata cruda con una pastella per frittelle: potrebbero essere queste le vere antenate della patata fritta.
Per finire, non possiamo dimenticare un dettaglio fondamentale: la patata fu introdotta in Europa soltanto attorno al 1570 e la diffusione del tubero come alimento adatto all’uomo fu molto lenta. La consacrazione definitiva della patata nell’Europa continentale avviene soltanto verso la fine del ’700, per opera di Antoine Parmentier.
E’ difficile immaginare cosa sarebbe successo in un mondo simil-medievale in cui la coltivazione della patata fosse già ben radicata. Direi che non possiamo escludere che nella cucina nanica fossero previste le patate fritte, quindi propongo l’assoluzione di Jackson per insufficienza di prove (almeno per questo reato minore della patata fritta).
* Qui trovate anche la mia opinione sul film
** Il campanello con il bottone c’è anche nel libro, non è colpa di Jackson.