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#NaNoWriMo – L’apocalisse dello scrittore

Creato il 16 novembre 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

Novembre è già iniziato da un pezzo, ma non è novembre senza un articolo sul NaNoWriMo.

 

#NaNoWriMo – L’apocalisse dello scrittore

 

National Novel Writing Month, per gli amici NaNoWriMo, ovvero la sfida scrittevole più terrificante del web. Nata nel lontano 1999, questa sfida coinvolge ormai qualcosa come 400.000 persone in tutto il mondo, ogni anno. Ma di cosa si tratta, nello specifico? Il NaNoWriMo, secondo la descrizione ufficiale, è dedicare tutto il mese di novembre (dall’1 al 30) a cercare di scrivere una novella di MINIMO 50.000 PAROLE. Parole, non battute. Non si vince assolutamente nulla, in quanto non collegato a nessuna casa editrice delle terre d’Albione, ma si avrà un romanzo completo e la grande soddisfazione di averlo scritto in un solo mese. La versione non ufficiale, quella più realistica, è dedicare il mese di novembre ad azzerare la propria vita sociale, a piangere fortissimo e a ingurgitare litri di caffè consumando le peggiori schifezze direttamente sulla tastiera del PC perché non avrete alcun tempo di sedervi a tavola insieme ai parenti. Non si vince nulla, se non la soddisfazione di aver scritto un romanzo e potersi bullare con quei falliti che non ce l’hanno fatta. Almeno fino all’anno prossimo. Perché partecipare al NaNoWriMo, allora? Per mettersi alla prova, per divertirsi e soprattutto per lasciarsi coinvolgere dall’atmosfera di isteria generale che pare adagiarsi sui vari gruppi di scrittori decisi a fare comunella per soffrire insieme (proliferano le community e gli eventi su Facebook in merito). Attenzione: il NaNo non è così facile come si potrebbe pensare. Si tratta di un esercizio di autodisciplina non indifferente, bisogna avere costanza per obbligarsi ogni santo giorno a scrivere 2500 parole per una sorta di gara in cui noi italiani partiamo già svantaggiati proprio per differenza linguistica. Gli anglofoni infatti godono di un vocabolario che contiene una miriade di parole composte solo da due lettere. Noi invece, come si dice a Milano, ci attacchiamo al tram e tiriamo. Cosa succede però dopo aver finito il NaNo? Si parte con il lavoro di revisione, ovvero l’odiato editing. E magari, per marzo, avrete pronto il vostro lavoro da inviare a qualche casa editrice pronta a ripagare gli sforzi del duro lavoro della vostra fronte. Come si affronta il NaNo? Come sopravvivere a 30 giorni di morte sociale e uscirne con un romanzo? Con costanza, disciplina e una stanza insonorizzata. Non ci sono trucchi, non ci sono riti vodoo che faranno dilatare il tempo a vostra disposizione, non ci sono gosthwriter disposti a fare il lavoro per voi.
  • Cercate di capire con almeno un paio di mesi di anticipo cosa vorreste scrivere;
  • Iniziate a definire la trama, buttando giù appunti e una scaletta di eventi;
  • Barate, scrivete il più possibile prima dell’inizio della competizione, tanto non se ne accorgerà nessuno;
  • Dite ai vostri amici che siete morti fino al primo dicembre, disticete tutti gli appuntamenti, non incontrate i colleghi per l’aperitivo dopo il lavoro, ignorate le telefonate della nonna;
  • Se la nonna è quella che talvolta vi finanzia, forse è il caso di rispondere;
  • Procuratevi una caffettiera da mettere vicino al computer (un bollitore se siete amanti del tè delle cinque);
  • Fate la spesa mensile con molti surgelati;
  • Impostate un ritmo di lavoro: il vostro scopo sono 2500 parole giornaliere, non strafate o il giorno dopo non avrete nessuna voglia di scrivere;
  • In questa fase la forma non è importante, dovete vomitare parole per alimentare il counter, gli infiocchettamenti verranno a dicembre insieme alla revisione (in ogni caso ricordatevi che non ci pensa l’editor, ci pensate voi).
Se poi andiamo a vedere, ogni mese è un NaNoWriMo. E se avete scelto la dura via dello scrittore, non avrete comunque una vita sociale. Insomma, non è cambiato niente (ma avrete prodotto molto, molto di più).

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