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Napoli dice addio a ‘o Barone, istituzione del centro storico

Creato il 03 marzo 2014 da Vesuviolive

antonio o barone

Antonio, detto ‘o Barone, presenza costante nelle strade del centro storico di Napoli.

Detto ‘o Barone perché pare provenisse da una famiglia nobile, dalla quale ha deciso di allontanarsi andando a vivere in strada, forse per follia  o   per qualche trauma familiare, o forse per nessuno di questi motivi. Ogni notizia sulla sua vita passata non ha certezza, è una versione raccontata da un amico, da un conoscente, da chissà chi… ed è in questo alone di mistero che risiede il fascino della figura del Barone.

Per chi frequenta il centro storico, da piazza del Gesù a piazza Bellini, passando per San Domenico e piazza Miraglia, quei profondi occhi blu erano familiari. Quante volte potevi incrociarli lasciando nascere un sorriso mentre lui ti chiedeva qualche spicciolo o una sigaretta, quante altre volte ancora passavi diritto, cercando di evitare quello sguardo, talvolta per la fretta imposta dalla vita quotidiana, altre per l’incapacità di affrontare la sofferenza che quell’uomo si portava scritta in faccia.

Se lo incontravi in una di quelle giornate in cui era di buon umore, sempre con il cartone di Tavernello in una mano, ti poteva far sorridere e anche riflettere con le sue massime sulla vita e sul mondo; ma se era una sua giornata no poteva anche infastidirti ed essere molesto fino farti saltare la pazienza. Questo era ‘o Barone, nobile d’animo e ricco di contraddizioni.

Nella notte tra sabato e domenica il clochard è stato soccorso da un’ambulanza e portato al pronto soccorso dell’ospedale Vecchio Pellegrini. Per tutta la giornata di ieri si sono susseguite in rete notizie incerte sulle sue condizioni, ma purtroppo stamattina arriva la conferma della sua morte a causa di una disfunzione multiorganica.

Una notizia che lascia molti senza parole. La presenza di quest’uomo lungo il decumano inferiore della città era scontata, ovvia. Dire è morto ‘o Barone equivale  a dire “Sono scomparsi l’obelisco di piazza del Gesù e la chiesa di Santa Chiara”. Ed infatti sono in tanti coloro che ancora sperano in una smentita, in un errore fatto dai medici durante il riconoscimento o in una fuga di notizie errate ma, se così non fosse, la città di Napoli perde una sua grande istituzione.

La vicinanza e il dolore dei tanti che lo hanno conosciuto, anche se per poco, anche se solo per il tempo di  una chiacchiera o di uno sguardo, dimostra come questa città sia molto di più di un gruppo di stupidi ragazzini che, senza alcun rispetto, a Carnevale decide di vestirsi da senza tetto.

 


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