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Napoli e Marrakech, cosi’ lontane, cosi’ vicine

Creato il 03 maggio 2011 da Paolo

 Paolo

Napoli e Marrakech, cosi’ lontane, cosi’ vicine.
La mia passione per Napoli è risaputa. In qualche post ho scritto del mio folle amore per la città partenopea che ho frequentato per tanto tempo quando lavoravo in Italia e, non sazio, ci restavo nei week-end. Amo tutto di Napoli, le sue architetture, i suoi colori, la sua luce, i quartieri spagnoli, mergellina, il vomero, la sua cucina unica e purtroppo per me  irripetibile, e la sua gente, che mi ha  amato. Non conoscevo Marrakech in quel periodo, Marrakech arrivo’  più tardi. Quando la conobbi pero’, sette anni fà, me ne innamorai, e tradii la mia Napoli. Non capivo bene quale era il motivo di questo innamoramento e cercavo di analizzare quali erano le cose che mi spingevano verso di lei. La studiavo, come un amante studia il suo amore, cercando di respingerla, trovando dei difetti, per non soffrire. Non trovai lacune, zone d’ombre, dubbi; era tutto limpido e solare, meravigliosamente già visto, già provato. Affinità elettive, sensazioni corali che mi facevano sentire a casa, flash di un vissuto che era già parte di me. Con il tempo mi resi conto della straordinaria somiglianza di Marrakech con Napoli. Certi vicoli della medina feriti dalla luce, i colori che ti annegano gli occhi di bellezza, gli odori e i sapori forti che ti rimandano dritto in qualche porto antico davanti ad un misterioso galeone giunto dall’Oriente, e poi le persone che ti ammaliano con i loro sorrisi e i loro sguardi intriganti. Ieri notte ho visto “Passione”, il film di John Turturro, che rende omaggio a Napoli e alla sua musica, e l’emozione nel rivedere quei vicoli, quei souks, quelle piazze, è stata enorme. E ancora una volta ho visto Marrakech, nei tanti scorci presentati durante il film, e nelle sue sonorità ho avuto la conferma che queste due città cosi’ lontane in realtà sono molto vicine. Film prezioso, carico di struggenti malinconie e di atmosfere ineludibili. Un film che mi ha fatto capire quanto stupidi e lontani siano i discorsi dei confini, del nord e del sud, delle divisioni ipocrite e meschine che altri ci impongono. La musica napoletana racchiude in se l’essenza di noi italiani cittadini del mondo, penisola che ha visto sbarcare nel sud gli spagnoli, gli arabi, i normanni e gli americani. La musica napoletana è  dialogo tra i popoli, è tolleranza, è armonia di culture e suoni distanti, ma posseduti da un alchimia sublime, che trasporta chi l’ascolta in un viaggio carico di emozioni, di visioni e di stupori. Musica che travolge i pensieri e che ci accompagna lontano dal Golfo di Napoli, attraversa il mare nostrum e alza un velo su di un mondo lontano, sorvolando deserti, ripide montagne, vallate verdi e poi ancori deserti. E mi ritrovo a Marrakech. Sognando Napoli.

Questa canzone è “Tammuriata nera“, canzone che ricorda i tanti bambini di colore che nacquero a Napoli durante la liberazione degli americani. Sonorità arabe tout-court. Mi ha colpito il finale quando Barra recita questa frase: “Le signorine di Capodichino fanno l’amore con i marocchini, i marocchini si buttano lancia in resta e le signorine restano incinte“. Un inno alla multietnia. La superlativa vocalist si chiama M’Barka Ben Taleb, spettacolare nella sua interpretazione in arabo di “O Sole Mio“. 


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