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Napoli, falchi massacrano e minacciano con la pistola un ragazzo

Creato il 15 aprile 2015 da Vesuviolive

Falchi

Durante la mattinata di oggi, 15 Aprile, in via Diocleziano a Fuorigrotta si è consumato un fatto atroce e gravissimo: un ragazzo è stato massacrato di botte da 3 falchi, sotto gli occhi dei passanti terrorizzati e con una donna anziana sul punto di svenire. La sua colpa sarebbe quella di avere due canne nel borsello, che egli non ha esitato a consegnare immediatamente ai poliziotti, i quali tuttavia lo hanno insultato, riempito di botte su tutto il corpo, anche nelle parti basse, e minacciato di spararlo con la pistola in pugno. Della vicenda siamo venuti a conoscenza grazie a una testimone che si trovava nel luogo, di cui potete leggere di seguito l’agghiacciante racconto:

Stamattina in via Diocleziano, a Napoli, sotto gli occhi miei e del resto dei passanti, un ragazzo del centro storico è stato fermato dai falchi che lo stavano perquisendo braccandolo e insultandolo, in evidente attesa di qualcuno che ancora non era lì. Nessuno di noi ha capito cosa avesse fatto il ragazzo; si era pensato ad un furto ma è stato smentito dal momento in cui il terzo falco è arrivato correndo e urlando “figlio di puttana, tua madre è una troia, tua madre è una troia”, per poi prenderlo a cazzotti nella pancia e calci tra le gambe, mentre gli altri due lo tenevano fermo con le mani in alto. Le urla si sono sentite forti e chiare.
Erano le undici del mattino, la gente si è fermata cercando di capire, un’anziana signora stava svenendo per la scena, un’altra è stata spinta da un falco ed un uomo colpito da tanta violenza ha urlato ai falchi di smetterla, quando il primo di loro si è voltato rispondendogli “comunista di merda, lei è come lui”, come “lui”, probabilmente perché aveva i pantaloni bassi e larghi e dei bellissimi dread sotto il cappello. Dopo averlo picchiato e schiaffeggiato tra un insulto ed un altro, uno di loro ha cacciato la pistola intimando di spararlo se non si fosse calmato. Il ragazzo era paralizzato, cercava solo di togliersi di dosso le mille mani che lo bloccavano, ha cercato di chiamare la madre per tranquillizzarla e gli hanno buttato via il telefono, urlava solo il nome della madre, nient’altro. Ci ha guardato e ci ha chiesto aiuto, ci ha detto “vi prego aiutatemi, mi stanno castrando per due canne!”.
Il mio cuore stava scoppiando. È così. Questo ragazzo aveva nel borsello due canne. Gliele aveva consegnate sin dall’inizio. È stato umiliato, picchiato, insultato, trattato indegnamente, trattato come la legge non prevede, perché qualsiasi cosa abbia fatto, quello che è successo stamattina è solo motivo di vergogna. Quel ragazzo poteva essere chiunque di noi, per un motivo o per un altro. Io non ho avuto la fermezza di fare un video, ma fortunatamente ci sono state persone lì che andranno a fare testimonianza per il ragazzo, denunciando quello che è successo. Per cui vi prego, non lasciatevi scivolare addosso queste cose, non aspettate di vederle con i vostri occhi per esserne scossi, anzi, sperate di non doverle più vedere.
Denunciate SEMPRE. Non mettetevi da parte.
L’ora trascorsa stamattina la ricorderò per sempre. Per cui chiunque tu sia, non sei solo! FATE GIRARE RICORDANDO CHE NOI NON SIAMO TUTELATI. QUESTO NON È IL PAESE CHE CI RAPPRESENTA!

Un racconto da brividi. Il ragazzo era sicuramente in errore nel momento in cui portava con sé le due “canne”, ma non è quello il modo di perquisire una persona e condurlo in arresto. Si tratta, secondo quanto si evince dalla testimonianza, di una gravissima violazione della legge, la stessa legge che i tutori dell’ordine devono difendere. Il tutto poco dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, per i fatti della scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001, che ha sancito la colpevolezza dello Stato Italiano per aver compiuto, attraverso l’operato della Polizia di Stato, il reato di tortura.

Coloro che hanno assistito alla vicenda e l’hanno filmata, possono contattarci per fornirci il video che non esisteremo a pubblicare.


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