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Napoli, il Cimitero delle Fontanelle

Creato il 25 maggio 2013 da Delpiera @PieraVincenti

DSCN0083Il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti è spesso sottile e labile. Ciò è ancora più vero a Napoli, dove al culto dei defunti è da sempre stato riservato un posto speciale. Basta percorrere i corridoi del Cimitero delle Fontanelle, ubicato nel Rione Sanità, per accorgersi dello stretto legame che ancora oggi esiste tra i vivi e i morti, a cui si chiedono grazie di ogni genere, da una vincita al lotto alla guarigione dalla malattia, alla soluzione dei problemi di cuore.

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Cumoli di teschi, croci di ossa, tombe scoperte con scheletri scomposti sono le prime cose che i visitatori notano entrando nel cimitero, dove sono conservati i resti mortali di circa 40 mila persone, vittime dell’epidemia genocida della peste nel 1656 e del colera del 1836, o semplicemente di povera gente che non poteva permettersi una sepoltura più degna. Ancora oggi i corpi rimangono senza un’identità, a eccezione di due scheletri: quello di Filippo Carafa Conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni, morto il 17 luglio 1797 e di Donna Margherita Petrucci nata Azzoni morta il 5 ottobre 1795; entrambi riposano in bare protetti da vetri.

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Il culto delle anime pezzentelle - Il Cimitero delle Fontanelle, fin dalla bonifica del 1872, è stato teatro di quello che viene definito il culto delle anime pezzentelle. I devoti adottavano una capuzzella e se ne prendevano cura con fiori e preghiere chiedendo in cambio qualche piccolo miracolo. Se la grazia non arrivava, il teschio tornava assieme a tutti gli altri e veniva sostituito con un altro, con il quale si iniziava la stessa trafila. Questa pratica venne interrotta nel 1969 quando l’allora Cardinale di Napoli, Corrado Ursi, decretò la chiusura del cimitero per l’eccessiva paganità del culto. La cura dei teschi, infatti, si va a collocare in quella strana miscela di sacro e profano che pervade tutta la tradizione napoletana. Il Cimitero delle Fontanelle è stato riaperto nel 2010 e presenta ancora una valida testimonianza dell’antico culto. Molte, infatti, sono le capuzzelle racchiuse in teche, adornate di fiori, rosari e immaginette sacre, con sopra le scritte “per grazia da ricevere” o “per grazia ricevuta”.

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Il teschio del Capitano – Il teschio più famoso è quello del Capitano, intorno al quale sono sorte numerose leggende. Della sua storia esistono diverse versioni, ma la più sentita è quella che riguarda i “due sposi”. Si narra che una giovane donna avesse un’autentica venerazione per il teschio del Capitano, devozione non condivisa dal suo promesso che, un giorno, infilò un bastone nella cavità dell’occhio del teschio e con fare scherzoso, invitò il Capitano al suo matrimonio. Il giorno delle nozze, tra gli invitati festanti, apparve un uomo con la divisa dei carabinieri. Quando lo sposo chiese al carabiniere di qualificarsi, questo ripose che era stato proprio lui ad invitarlo, e che si era anche divertito ad accecargli un occhio in quell’occasione. Dopo la presentazione il Capitano aprì la sua divisa, e invece di un corpo d’uomo, apparvero solo le ossa dello scheletro. Alla vista di quella scena, lo sposo morì sul colpo mentre la sposa impazzì.

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Il Cimitero nei romanzi di Pino Imperatore – Al Cimitero delle Fontanelle e al teschio del Capitano è dedicato ampio spazio nei romanzi di Pino Imperatore, Benvenuti in casa Esposito e Bentornati in casa Esposito. In entrambi i libri, il luogo riveste un’importanza di primo piano. Il Capitano, in particolare, è amico e confidente del protagonista. Accanto al teschio è possibile leggere un’iscrizione posta dallo stesso autore, che ha dedicato il primo romanzo proprio alle anime pezzentelle. Tra le migliaia di capuzzelle c’è anche quella di donna Concetta, detta anche “il teschio che trasuda” per l’evidente umidità che ricopre le ossa. Anche questo teschio ha un ruolo decisivo nelle vicende degli Esposito.

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Un luogo ricco di suggestione – Il Cimitero delle Fontanelle è un luogo di grandissima suggestione, vita e morte di mescolano dando vita a un’atmosfera surreale. Lo scenario è quello di un film horror ma è impossibile non commuoversi alla vista di migliaia di teschi e ossa ordinatamente disposti, messi lì a ricordare che la vita è preziosa ma dura un soffio e che il confine con la morte è spesso sottile e labile.


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