Karl Marx, celeberrimo filosofo di fine ‘800 e padre ideale del comunismo, fu anche il precursore della critica radicale intesa come non solo giudizio complessivo sulla realtà da spiegare, ma, e soprattutto, come visione di un mondo problematico e irrazionale da razionalizzare e migliorare attraverso delle soluzioni che avrebbero determinato nelle persone l’aspirazione alla felicità.
La critica radicale si fondava su di un primo momento di giudizio votato alla denuncia: esposizione di tutto ciò che non andava per poi passare al momento successivo nel quale Marx trovava una soluzione. Critica radicale, esempio per chi oggi opera nel mondo della comunicazione.
E così ci troviamo di fronte ad una questione che da giorni divide la critica ma anche, e soprattutto, i napoletani. Il riferimento è ai due servizi di Striscia La Notizia, a quello di Servizio Pubblico, nei quali viene mostrata la Napoli incivile, irrispettosa delle regole che non utilizza il casco. Dall’altra parte ci troviamo come risposta, video che rimbalzano sul web dove, invece, c’è anche la Napoli che il casco lo utilizza, va a due sul motorino e si ferma al semaforo.
Ieri sera, Luca Abete, l’avellinese inviato della trasmissione tv, ha scritto un post attraverso la sua pagina ufficiale che sta facendo ancora discutere. Il testo recita così: “Continuano a mostrarmi VIDEO di persone che girano a Napoli col casco. Secondo me il RAZZISTA è chi li fa e chi si affatica a diffonderli. Come se fosse necessario dimostrare che a Napoli esiste qualcuno che usa il casco. Per me (e per molti altri) è NORMALE che sia così. Siamo in Italia e in tutte le città vale il codice della strada. Il problema grave sono coloro che NON usandolo rischiano di farsi male seriamente. Se poi vediamo scooter con 3 o 4 passeggeri tra cui BAMBINI anche piccolissimi, il fatto diventa gravissimo e inammissibile! Non è questione di casco, ma di GIOVANISSIME VITE in serio pericolo. Nei miei servizi ho provato a denunciare il rischio che corrono centinaia di bambini quotidianamente. Una cosa che dovrebbe vedere tutti coloro che amano Napoli uniti in una forte condanna! SPERO SIA CHIARO UNA VOLTA PER SEMPRE”.
Provando a riferirci alla critica radicale marxiana, dobbiamo dire che i servizi di Striscia, quello di Servizio Pubblico, prima di tutto non mostrano la realtà complessiva, perchè si fermano ad uno spaccato della nostra città e se è vero che un giornalista deve raccontare i fatti, oltre all’onere di mostrarli nella sua interezza, ha anche la possibilità di individuare i responsabili, altrimenti ci troviamo di fronte ad una denuncia buona per metà.
Dall’altra sponda, moltissimi napoletani, umiliati da questi servizi, hanno risposto con i video della Napoli civile. Anche qui, ma è chiaro che un cittadino non fa il giornalista, si è mostrata una parte della città, quasi come se si volesse integrare quanto prodotto dalle tv. Quello di Striscia e Servizio Pubblico fanno parte del cosiddetto filone dello Sputtanapoli? Circa la volontà di farlo non possiamo esserne sicuri, vogliamo concedergli il beneficio del dubbio, ma siamo comunque di fronte a servizi incompleti nei quali i veri responsabili del problema vengono emarginati, per loro fortuna.
I responsabili non sono i Napoletani, ma sono quegli amministratori, le forze dell’ordine, chi ha il compito di far rispettare le regole e garantire la vivibilità di una grande metropoli come Napoli. Quello che ci chiediamo è: perchè Luca Abete non è andato dai nostri amministratori chiedendogli come mai fuori a quelle scuole non c’era nessuno che potesse controllare la situazione? Stessa cosa dicasi per Servizio Pubblico.
Noi non crediamo di poter essere completi al 100% ma su di una cosa siamo sicuri: mostriamo la realtà nella sua interezza, denunciando quello che non va, ma poi individuiamo i veri responsabili. Ai Napoletani un consiglio: i video della Napoli civile vanno bene, così ci si difende in qualche modo dallo Sputtanapoli, ma non è così che i problemi si risolvono. Prendiamocela con chi ci abbandona, con le istituzioni, i politici. Non lasciamoli soli, perchè più lo saranno e più penseranno, e pensano infatti, di poter legiferare a proprio piacimento. Se non sono i giornalisti a farlo, spetta al popolo napoletano far sentire il fiato sul collo a questi amministratori, imponendo loro di operare.