All’indomani del NapoliPride, una serie di polemiche di varia natura (interne ed esterne al movimento) tengono viva l’attenzione sulla manifestazione che ha animato la città sabato scorso.
“Il Pride ormai sta diventando una sorta di appuntamento turistico annuale, dove si incontrano tante realtà, ma non si rivendicano i veri diritti dei gay - afferma Pino De Stasio, consigliere PRC alla II Municipalità di Napoli, omosessuale dichiarato, che non ha aderito alla manifestazione - Il sindaco Iervolino non ha ancora approvato uno straccio di registro delle unioni civili, nonostante le spinte propulsive che in tal senso sono venute da due municipalità come Vomero e Avvocata”
Ad attaccare il Sindaco di Napoli (questa volta per il troppo impegno) è anche Andrea Ronchi, Ministro per le Politiche Europee
“Il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino, all’ombra del gay pride e sotto le falde del Vesuvio ha detto sì al registro delle unioni gay. Ancora una volta i cattolici del centrosinistra tradiscono i valori nel nome dell’opportunismo. Un conto è la tutela dei diritti della persona umana, altro è il rozzo tentativo di dare dignità legislativa a famiglie costituite contro il diritto naturale”
Corre in sua difesa Aurelio Mancuso, esponente della comunità lgbt
“Il sindaco di Napoli ha fatto sentire con forza una vicinanza e una volontà di capire e cogliere l’essenza positiva del messaggio d’amore e di solidarietà insito nei Pride”
In Comune, infine, l’opposizione contesta la cifra di 80 mila euro che la Municipalità avrebbe speso per servizi di supporto alla manifestazione, ritenuta esagerata in relazione al numero di partecipanti dichiarati.
foto: napoligaypress.it