di Iannozzi Giuseppe
Il capo dello Stato
Giorgio Napolitano ha scritto al neopresidente brasiliano
Dilma Rousseff tornando a parlare del caso
Cesare Battisti, che sta creando non pochi attriti fra Italia e Brasile. La conferma viene dal Quirinale.
Napolitano ha chiesto “il rispetto del trattato di estradizione fra i due paesi e la consegna dell’ex terrorista dei Pac condannato in Italia a quattro ergastoli”. La lettera è stata messa ieri a disposizione degli avvocati che difendono la posizione italiana di fronte ai giudici della Corte Suprema, che in febbraio dovranno confermare o respingere la decisione dell’ex presidente
Lula.
Napolitano ha sottolineato: “La decisione del Brasile è un motivo di delusione e amarezza per l’Italia. Non è stato forse pienamente compreso il bisogno di giustizia del mio paese e dei familiari delle vittime di brutali e ingiustificati attacchi armati, nonché dei feriti in quegli attacchi e a stento sopravvissuti”.
Napolitano, con mano più che mai ferma, sottolinea ancora: “Un bisogno di giustizia legato all’impegno col quale le istituzioni democratiche del mio paese e la collettività nazionale seppero reagire alla minaccia e ai colpi del terrorismo, riuscendo a sconfiggerlo secondo le regole dello Stato di diritto”.
Napolitano con queste parole porta una implicita risposta a chi in Brasile sostiene che il processo a Battisti fu viziato.
Per il capo dello Stato
Napolitano, per l’Italia intera,
“non sono accettabili rimozioni, negazioni o letture romantiche dei fatti di sangue”: “La decisione del Presidente ha suscitato in me profonda delusione, amarezza e contrarietà. Gli avevo scritto nel gennaio 2009, illustrandogli ampiamente le circostanze di fatto, e gli argomenti giuridici e politici, che chiaramente militavano per la concessione dell’estradizione di Cesare Battisti… non sono accettabili rimozioni, negazioni o letture romantiche dei fatti di sangue di quegli anni, e le responsabilità non possono essere dimenticate.”