Agli inizi degli anni Duemila guidò l’avanzata del ‘file-sharing’ stravolgendo il mercato discografico e anticipando servizi legali come iTunes e Spotify. Poi la piattaforma fu chiusa per violazione del copyright ed ora è risorta come servizio di streaming musicale a pagamento.
(libertaddigital.com)
E’ la parabola di Napster che ieri ha compiuto 15 anni. Fu creata il primo giugno 1999 nel dormitorio del college di Shawn Fanning, uno degli ideatori insieme a Sean Parker, poi entrato nel team di sviluppo di Facebook.
Napster ha segnato per sempre l’evoluzione, seppur in maniera controversa, della distribuzione della musica in formato digitale e fu il primo servizio a far esplodere il dibattito sul copyright in rete. Alcuni artisti famosi, come Alanis Morissette, si schierarono a favore. E Prince pubblicò in anteprima un pezzo su Napster per promuovere un disco in uscita. Tra i detrattori Bon Jovi che anni dopo criticò anche Steve Jobs e iTunes.
Le major fecero una guerra spietata al servizio pirata fino ad avere la meglio. Nel luglio 2001, un giudice ordinò ai server Napster di chiudere a causa della ripetuta violazione di copyright. Fu un gesto definitivo per il sito, ma non risolutivo per la pirateria: subito dopo vennero rilasciati diversi programmi ‘peer-to-peer’ tra i quali Kazaa, LimeWire, eMule e BitTorrent, solo per citarne alcuni, e nel 2003 esplose il fenomeno Pirate Bay. Ora Naspster, è di proprietà della Rhapsody, è diventato un servizio di streaming di musica legale, con una libreria di 20 milioni di canzoni. E’ sbarcato in Italia esattamente un anno fa.
(ansa.it)