Ho avuto il piacere di essere intervistato da Damiano Mazzotti riguardo il lavoro svolto con RifaJ. Ecco come è andata.
Puoi raccontarmi come è nato il suo amore per la filosofia?Non è semplice rispondere a questa domanda. Ero in quarto superiore al liceo classico Cutelli di Catania e la mia insegnante di filosofia era una vecchia senza interessi, di poca cultura e di scarso valore pedagogico. Sentivo, tuttavia, che la filosofia era molto di più di quello che lei ci faceva passare. Mio padre teneva nella sua libreria alcuni libri di filosofia e, tra questi, scelsi di leggere Walden di Thoreau, Il mondo di Sofia di Gaarder e Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta di Pirsig. Qualcosa dentro di me era cambiato, ero pronto per intraprendere un nuovo cammino. Quel cammino che mi ha portato poi a Milano a studiare filosofia con indirizzo logico ed epistemologico. L’amore per la filosofia analitica è nato dopo, con il mio primo esame di filosofia del linguaggio.Come impiega il suo tempo libero e quali sono gli interessi culturali di un filosofo analitico?
Innanzitutto, va precisato che io non sono un filosofo analitico, ma ambisco ad esserlo. In questo momento studio per potermi un giorno definire tale (e speriamo di riuscirci). Il mio tempo libero è tutto per Flaminia, la mia ragazza. La Rivista Italiana di Filosofia Analitica Junior toglie molto tempo e mi è costata (a me e a tutti i ragazzi del gruppo) fatica mica da poco. Poi scrivere recensioni per Mangialibri, lavorare per Inkoj (un’altra rivista accademica), organizzare insieme ad altri il nostro seminario permanente di etica e animalismo e scrivere articoli per altre riviste sono, tutti insieme, impegni che accoppiati allo studio per la seconda laurea (il master in scienze filosofiche) di tempo ne lasciano ben poco.Attualmente di cosa si occupa?
Mi sono laureato in Filosofia del Linguaggio con Elisa Paganini, la mia tesi prendeva in esame la formazione spontanea di una nuova lingua naturale concentrandosi, nella fattispecie, sul caso delle lingue Pidgin e Creole. Semplificando molto. Come da un protolinguaggio nato per situazioni di contatto forzato, nascano lingue potenti (Creole) quanto le altre lingue naturali umane come Italiano, Inglese e compagnia bella. Adesso sto finendo gli esami della specialistica, mi laureerò con Alessandro Zucchi. Ho proposto al mio relatore una tesi sul funzionamento logico dei condizionali e, nello specifico, su quelli che fanno uso di “Anche se...”. Sembra strano a sentirlo per la prima volta ma dietro i condizionali, ahinoi, si cela un mondo complesso di problemi e questioni logico – filosofiche. Non so ancora se accetterà il lavoro, vedremo.La filosofia analitica potrebbe considerarsi come una specie di psicoanalisi linguistica della filosofia?
No, assolutamente. Però è comprensibile ad una prima analisi la domanda e i due termini possono essere, naturalmente, messi in relazione. Con l’espressione “filosofia analitica” ci si riferisce ad una corrente di pensiero sviluppatasi a partire dagli inizi del secolo scorso. Filosofi come Bertrand Russell, Ludwig Wittgenstein, George Edward Moore e Glottob Frege possono essere visti, di diritto, come alcuni dei padri fondatori di questo stile filosofico. Ciò che contraddistingue la filosofia analitica non è un insieme di tesi o convinzioni ma un metodo di cui alcuni capi saldi sono rintracciabili nell’argomentazione, nell’utilizzo della logica formale, nel rispetto per i risultati delle scienze naturali e nel valore del senso comune e delle intuizioni.Quanto spazio riservate alla Filosofia della Scienza e che importanza ha questa disciplina nei confronti delle altre discipline e della società della conoscenza?
La filosofia della scienza è una disciplina che ha, come da manifesto, lo stesso spazio delle altre che compongono il complesso “puzzle” della filosofia analitica. Essa è la branca della filosofia che studia i fondamenti, gli assunti e le implicazioni della scienza, sia riguardo alla logica - matematica che alle scienze naturali, come la fisica o la chimica, sia riguardo alle scienze sociali, come la psicologia, l’economia o la giurisprudenza. L’obiettivo – complesso - della filosofia della scienza è quello di spiegare la natura prima dei concetti e delle asserzioni scientifiche. Direi dunque che l’importanza dentro quella che lei definisce, giustamente, società della conoscenza, e molta ma come spesso capita il giudizio degli incolti è deleterio; giudicando il lavoro dell’epistemologo come quello di un venditore di fumo.La nascita della vostra rivista conferma che anche la filosofia si sta aprendo nella direzione di modelli “open source” e di contributi partecipativi sempre più sostanziosi. Mi può citare l’articolo più significativo fino a questo momento?
Ettore, io e gli altri ragazzi del gruppo abbiamo pensato sin da subito di garantire a tutti la possibilità di visualizzare i nostri contenuti in “open source” secondo il principio che diffondere la conoscenza è forse il primo vero compito del filosofo e della filosofia. Purtroppo la maggior parte delle riviste scientifiche rende i suoi contributi consultabili solo a pagamento e questo, noi delle redazione, ma credo di parlare a nomi di molti, lo riteniamo sbagliato. L’articolo più significativo… mah, io ho letto con molto piacere quello di Alessandra Galbusera dedicato a Magritte ma è una questione di gusti. Paolo Nori, scrittore che non ha bisogno di presentazioni, ci ha donato un suo pezzo. Personalmente lo consiglio a tutti.
E adesso, siccome l’Italia è diventata la Repubblica del Pettegolezzo, passo al gossip filosofico e ti chiedo cosa ne pensi di Stefano Moriggi, un filosofo della scienza quasi giovane…Quando ho seguito il mio primo corso di Logica, il terzo modulo dedicato alla filosofia della scienza era tenuto, in parte da Giorello e in parte proprio
Moriggi. Non lo conosco abbastanza da poter giudicare e credo di non esserne neanche in grado. La mia opinione è che sia un bravo filosofo della scienza e che si dedichi con particolare attenzione alla divulgazione più che alla ricerca. Ma ripeto la mia impressione nel giudicare uno più grande e preparato di me, come dire, ha poca importanza.
Infine ti faccio la classica domanda di rito: puoi dare a nostri interlettori qualche importante anticipazione sui tuoi e sui vostri progetti futuri?Tutti i ragazzi del gruppo di RifaJ hanno ambizioni che ci porteranno ad intraprendere concorsi finalizzati alla ricerca nel mondo dell’università e dell’editoria. La situazione in Italia non è molto buona ma siamo speranzosi. Per novembre dobbiamo finire il nuovo numero della rivista dedicata al tema “Argomentazione”. Poi ognuno di noi ha i suoi impegni, i miei sono quelli di laurearmi e preparare le carte per un dottorato, mi piacerebbe rimanere a Milano e lavorare con il mio attuale relatore. Spero inoltre che il mio attuale lavoro nelle varie riviste possa un giorno concretizzarsi in qualcosa che mi dia, perché no, anche una pagnotta da portare a casa. Poi c’è il sogno di aprire, con Ettore, una libreria anarchica con annessi, centro culturale e ristorazione vegana… ma questa è un’altra storia.