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Narcomafie

Creato il 07 marzo 2011 da Gaia

Inizio dicendo che la mia esperienza con il giornalismo in Italia, soprattutto scritto, è sempre stata piuttosto deludente. E non parlo dei soliti luoghi comuni – mancanza di indipendenza, soggezione ai poteri forti – ma di un problema forse ancora più insidioso per la formazione di una coscienza critica collettiva: un misto di sciatteria e basse aspettative da cui veramente pochi sono immuni. La lista è lunga: articoli brevi, superficiali e di parte, errori fattuali o di scrittura, eccesso di retorica e scarsità di contenuti, iper emotività, banalità, paura di dire cose scomode che potrebbero non piacere ai propri lettori, scarso spessore, fonti non citate… sinceramente, di rado mi capita di trovare un articolo ben fatto – e per ben fatto intendo, grosso modo, uno di quei lunghi approfondimenti che ogni tanto si trovano (tagliati, se non sbaglio) su Internazionale, e che io ero abituata a trovare nella stampa in lingua inglese che leggevo all’estero: sfaccettati, stimolanti, documentati e complessi… articoli che servono a far sì che il lettore si ponga nuove domande e abbia nuovi elementi per darsi risposte, piuttosto che a dirgli cosa deve pensare.
So che sto generalizzando parecchio, me ne rendo conto, ma sono anni che provo questo senso di frustrazione a leggere in italiano. Non faccio neanche esempi specifici perché nella mia esperienza la gran parte della produzione giornalistica (soprattutto scritta) è così, e non mi interessa se mi rendo odiosa dicendo questo. La mia impressione è che si scriva troppo e si legga troppo poco. Vorrei dire: paghiamo di più gli autori, diamogli più tempo, chiediamogli meno articoli, ma pretendiamo risultati superiori! Qualità, non quantità. C’è troppa roba così così, e se devo dirla tutta, troppa gente che non dovrebbe scrivere proprio, e invece lo fa.
Inoltre, mi è sempre parso che i migliori giornalisti non necessariamente lavorassero per le testate più lette, anzi, che spesso si trovassero su giornali, siti, radio di nicchia, da cui magari i loro colleghi più famosi poi attingono senza citarle informazioni e idee..
Detto questo, io oggi ho rinnovato il mio abbonamento a Narcomafie. Non è perfetta, ma è una rivista che tratta senza isterismi temi molto importanti con una certa competenza e serietà, e oserei dire anche umiltà (avete presente le copertine de L’Espresso? ecco, non così). Per quel che vale, ci tenevo a segnalarla.


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