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Nasce il comitato per il referendum di ripristino dell’art. 18

Creato il 12 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Per far tornare come prima l’articolo 18, vietando quindi il licenziamento senza giusta causa pena il reintegro del lavoratore, si sono uniti Rifondazione, Italia dei Valori, Sel, Su La Testa L’altra Lombardia, che presenteranno l’iniziativa presso Spaziocomune, nella saletta delle conferenze stampa, martedì 16 alle ore 17.

Se la raccolta di firme raggiungerà la soglia necessaria, si svolgerà così il secondo referendum italiano dedicato all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Anni fa la sola Rifondazione, tra i partiti, sostenne il comitato promotore che raggiunse il 25%. Non mancarono sostenitori tra i sindacati, come all’interno della Cgil. Mancò il quorum, ma fu un risultato brillante, mentre il centrosinistra stigmatizzava il referendum. D’Alema pronunciava una sentenza di condanna: “E’ inutile e dannoso”. Allora i promotori voleva ampliare il diritto di reintegro, cioè il ritorno al posto di lavoro del lavoratore ingiustamente licenziato, anche per i dipendenti delle imprese con meno di 15 dipendenti.

Ora l’obiettivo è non ampliare, ma far tornare com’era l’articolo 18 dello Statuto che porta il nome di Donat Cattin, un democristiano, non un pericoloso rivoluzionario.

Grazie alla riforma Fornero, votata da questo Parlamento, chi viene assunto e poi indotto dal datore di lavoro a fare molto più di quanto previsto dal contratto (tipico l’esempio della segretaria “tuttofare”, o anche dello yesman pronto a tutto), e si rifiuta, viene licenziato e riceve al massimo un indennizzo. Si rafforza così il potere dei datori di lavoro di scegliere che cosa fanno e come si devono comportare i dipendenti, figuriamoci i precari.

Un esempio fra i tanti di licenziamento “per motivi economici” (di quelli previsti dalla Fornero, che invece prevede ancora il reintegro per chi è stato licenziato per discriminazione o per motivi disciplinari ingiustificati) è stato pubblicato dal quotidiano Il Giorno. Dieci donne in gravidanza, alcune già neomamme, sono state licenziate per “motivi economici”, anche se c’era un impegno scritto che le tutelava. Casi al limite non ne mancheranno, grazie a Fornero e alle sue bizzarre idee. Rovinare l’economia delle famiglie non è mai stata una grande idea. Non sono queste le imprese che servono a questo martoriato Paese.

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