Nasce il primo Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia.

Creato il 18 novembre 2010 da David Incamicia @FuoriOndaBlog

Un "tesoro" di oltre 10 milioni di bambini, di cui 1.756.000 in povertà: Save the Children lancia nella sede della Banca d'Italia il primo Atlante della nostra infanzia. Attraverso più di 70 mappe, consultabili sul sito www.atlanteminori.it, l'Atlante contiene le principali informazioni sugli under 18 nel nostro Paese: dalle città più "giovani" ai nomi più diffusi, dai minori soli e a rischio sfruttamento a quelli poveri, dalle città più inquinate al verde pubblico a disposizione di ogni bambino, dagli asili nido alla dispersione scolastica.
"Il lancio dell'Atlante a pochi giorni dalla Giornata dell' Infanzia e presso un'istituzione così importante come la Banca d'Italia - spiega il direttore generale di Save the Children Italia, Valerio Neri - non è casuale. La Banca d'Italia per statuto e missione protegge e governa il tesoro economico-finanziario italiano: dunque c'è sembrato di grande forza simbolica l'idea di presentare presso questa sede istituzionale il nostro Atlante del 'tesoro' umano d'Italia. Gli 11 milioni di bambini che vivono sul suolo italiano sono la riserva aurea nazionale che l'Atlante riporta allo scoperto, come in una virtuale caccia al tesoro, mostrandone la dislocazione geografica e dove sia più o meno valorizzata, protetta, tutelata ma anche, purtroppo, misconosciuta, offesa, incustodita".
Ecco alcuni dati contenuti nell'Atlante:   Sono Roma, Napoli, Milano e Torino le province "forzieri" d'Italia: questi territori infatti contengono una parte consistente del "tesoro" rappresentato dagli oltre 10 milioni di under 18 che vivono nel nostro paese. A Roma vivono 697.387 minori, a Napoli quasi 671.000, a Milano 636.610 e a Torino 351.566. Le province più giovani - quelle cioè con le percentuali più elevate di minori - sono prevalentemente al Sud, dove storicamente si fanno più figli: Napoli è in pole position con quasi il 22% di minori sul totale della sua popolazione, seguita da Caserta (21,3%), Caltanissetta, Crotone e Catania (tutte oltre il 20%). Unica eccezione fra le province del Nord è Bolzano, con il 20% di under 18 sul totale dei suoi abitanti. Invece è al Nord il primato in negativo, con Ferrara che ha la quota percentuale più bassa di bambini (12,6%).
Francesco, Alessandro, Matteo, Antonio e Giuseppe, per i maschi; Giulia e Sofia, per le femmine: sono i nomi di bambini più diffusi e amati dai genitori italiani. In particolare, Francesco è il nome scelto in prevalenza dai genitori di alcune regioni del Centro Sud (Lazio, Sardegna, Puglia, Molise, Calabria e Basilicata), Alessandro il preferito in alcune regioni del Centro Nord (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria), Matteo soprattutto in Valle D'Aosta e Friuli Venezia Giulia, Antonio e Giuseppe in Campania e Sicilia. Tra le bambine il nome di maggior successo è Giulia in 9 regioni (Liguria, Valle D'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio, Sardegna) seguito da Sofia (più comune in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Umbria, Sicilia e in provincia di Trento). Per quanto riguarda i nomi di bambini nati da genitori stranieri, si registra il successo di nomi italianissimi come Alessia, Giulia e Sofia per le bambine e Matteo e Alessandro per i bambini. Tra i nomi stranieri invece quelli più in voga sono Sara, l'asiatico Aya, gli arabi Malak (angelo) e Hiba (regalo) per le femmine. Per i maschi Adam precede Mohammed, seguito da Rayan, Omar, Matteo, Alessandro, Cristian, Kevin e Youssef.
In proposito, sono 932.000, al primo gennaio 2010, i minori stranieri residenti in Italia. Di essi 6 su 10 (572.000) sono di seconda generazione (cosiddetti G2), cioè nati in Italia: un numero più che triplicato in meno di dieci anni (nel 2001 erano 160 mila), anche in conseguenza della politica dei ricongiungimenti familiari. Ed è Prato, con il 19,7% di minori di seconda generazione sul totale della sua popolazione straniera, il capoluogo di provincia con la più alta percentuale di G2. Seguono Mantova (17,2%), Cremona (17%), Brescia e Reggio Emilia (16,9%), nel Sud Trapani (14,2%) e Palermo (12,7%).
Centinaia di migliaia di bambini vengono sempre più privati di spazi fondamentali di verde e costretti a vivere in città e territori sempre più insani, squallidi e asociali. Il peggiore esempio è a Taranto, dove ogni bimbo ha a disposizione come "verde" uno spazio equivalente a una foglia di insalata (0,2 mq). Tra i il 1998 e il 2006 la cementificazione del suolo ha raggiunto livelli altissimi in molte città italiane: in testa alla classifica Roma, con un incremento annuo di 336 ettari di suolo "impermeabilizzato", per un totale di 23 chilometri quadrati di costruzioni; seguono Venezia, Parma, Milano, Taranto.
Napoli, pur non essendo nella top ten, condivide tuttavia con Milano il primato di città per tre quarti della sua superficie ricoperta da cemento e costruzioni e priva di aree verdi attrezzate. Il Nord spicca anche per gli elevati tassi di inquinamento dell'aria, anche in rapporto al resto d'Europa; Torino, Milano, Brescia, Padova, Modena, Bergamo, Pescara, Napoli, Venezia, Rimini e Reggio Emilia si segnalano non solo in Italia ma anche in Europa per il maggior numero di giorni di superamento del valore limite di particolato, polveri sospese nell'aria che penetrano nelle vie respiratorie causando problemi cardio-polmonari e asma. E in molte di queste città risultano oltre i livelli di guardia anche le concentrazioni di biossido di azoto. E se la città peggiore per quantita' di verde è Taranto, poveri di verde sono anche i bambini che vivono a Imperia, Savona, Lecco, Ascoli Piceno, Chieti, Crotone e Olbia che non possono contare su più di 5 mq di verde ciascuno. Il primato in positivo, cioè di capoluogo di provincia ben al disopra della media nazionale per verde pro-capite (che è di 106 metri quadri per abitante), spetta invece all'Aquila con 2.787 metri quadri, i cui giovani abitanti tuttavia debbono fare i conti con le ferite aperte e lasciate dal terremoto.

Con “L’isola dei tesori. Atlante dei minori a rischio in Italia”, Save the Children intende dunque offrire una prima fotografia d’insieme sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro Paese. Un’istantanea non sempre a fuoco, inevitabilmente incompleta, ma in grado di tratteggiare le cornici dei fenomeni e di abbozzare alcuni aspetti problematici, con immagini e parole semplici e un’attenzione particolare all’esplorazione dei territori.
L’immagine conclusiva che emerge da questo lavoro mette in rilievo le tante differenze che caratterizzano i contesti di vita dei minori in Italia. Viene da chiedersi come queste differenze peseranno sulla crescita e sul futuro dei circa 1500 bambini che proprio oggi iniziano la loro avventura, venendo al mondo nel nostro Paese. Dove un divario abissale tra Nord e Sud s’impone in tutta la sua gravità e, al contempo, si manifestano tanti punti deboli nelle stesse regioni più sviluppate.
Le mappe raccolte, per quanto incomplete e imperfette, non sono fatte solo per essere osservate. Molte di esse possono, meglio devono, trasformarsi in un’agenda di impegni da assumere, da parte di tutte le istituzioni e della società italiana nel suo complesso. Riconoscere dunque l’esistenza e il valore di un grande tesoro nazionale - anch’esso da considerarsi unico e indivisibile - composto da undici milioni di minori. Farlo senza retorica, ma con impegni concreti e misurabili. Per migliorare le condizioni di vita, per accorciare le distanze, per spezzare i circoli viziosi della povertà, per restituire dignità all’istituzione scolastica, per proteggere i diritti dei minori più invisibili, quelli che non riescono nemmeno ad entrare nelle statistiche.
L’Italia ha uno straordinario patrimonio di esperienze, di saperi e di impegno nella tutela dell’infanzia. L’Atlante ci dice però che questo mosaico di eccellenze - apprezzato anche al livello internazionale - non fa sistema. Anzi, la crisi economica ed i continui tagli alla spesa sociale stanno compromettendo anche le realtà più avanzate.
Non vogliamo rassegnarci a vedere, anno dopo anno, la stessa mappa, o doverne scoprire di più amare. Investire sui diritti dell’infanzia non è un lusso che l’Italia non può permettersi, ma è l’unica strada possibile per guardare al futuro.
E’ a partire da questa profonda convinzione che Save the Children, assieme a tanti altri soggetti, è impegnata oggi a disegnare questa mappa con colori nuovi.
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Fonte: www.ansa.it e www.atlanteminori.it

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