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Nascita, epicità e decadenza di un’Argentina senza tempo

Creato il 22 settembre 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

28 agosto 2004, ore 22.30: ad Atene, contro l’Italia di Charlie Recalcati, il quintetto composto da Juan Inacho Sanchez, Manu Ginobili, Andres Nocioni, Luis Scola e Ruben Wolkowyski si appresta a giocare il tip-off più importante della storia del basket argentino. Dopo 40′ minuti di battaglia, l’Argentina vince l’oro più pregiato, l’oro Olimpico.
7 settembre 2014, ore 22.00: a Madrid, contro il Brasile di Ruben Magnano, di quei Golden Five sono rimasti soltanto Nocioni e Scola, mentre, dalla panchina, come in quella splendida notte greca, partono Walter Herrmann e Leonardo Gutierrez. Dopo 40′ minuti disastrosi, l’Argentina esce mestamente dal Mondiale iberico agli ottavi e dice, probabilmente, addio alla sua generazione di fenomeni.

Gli anni d’oro cominciano qualche anno prima dell’Olimpiade del 2004. Ai FIBA Americas Championship del 2001, l’Argentina supera il girone eliminatorio con quattro vittorie su altrettante gare giocate, sconfigge il Canada nettamente in semifinale e si ritrova il Brasile di fronte nella finale di Buenos Aires. Contro la squadra con cui tutto finirà, tutto è cominciato. Con un netto 78-59, l’Albiceleste si laurea campione, guidata dall’MVP della competizione, Emanuel Ginobili. Nel 2002, ai Mondiali di Indianapolis, una squadra tanto giovane quanto ricca di talento, si presenta ai blocchi di partenza forte del successo ottenuto l’anno precedente. Il girone eliminatorio è una festa, l’Argentina batte in sequenza Venezuela, Russia e Nuova Zelanda, chiudendo con un plus/minus straordinario di +81. E’ però nel secondo girone, quello d’accesso ai quarti di finale, che la nazionale sudamericana compie un’impresa da leggenda. Dopo aver superato Cina e Germania, arriva il momento della sfida contro i maestri statunitensi per la leadership del raggruppamento. Ginobili e compagni non si scompongono e infliggono al Team USA la prima sconfitta della sua storia da quando è interamente composto di giocatori provenienti dalla NBA. Il sogno continua con le vittorie ai quarti contro il Brasile ed in semifinale contro la Germania, del poi MVP della competizione, Dirk Nowitzki. Per la prima volta dal 1950, quando furono i primi a vincere il Mondiale, per gli argentini è finale. La Jugoslavia, guidata da Peja Stojakovic e Dejan Bodiroga, ha estromesso Team USA, i padroni di casa, nei quarti di finale e si dimostra troppo forte anche per l’Albiceleste, che deve abbandonare il proprio sogno 7 punti sotto gli 84 siglati dagli avversari. Nonostante la seconda piazza sul podio e l’infortunio che in semifinale ferma la sua rincorsa all’oro, Ginobili sigla un altro traguardo: è nel quintetto scelto come miglior formazione del mondiale, insieme a campioni già affermati quali Stojakovic, Nowitzki, Yao Ming e Pero Cameron. La sua carriera NBA comincerà soltanto un mese più tardi, ma la sua stella sta già splendendo altissima.

Agli Americas del 2003, in cui si assegnano tre posti per il torneo olimpico dell’anno successivo, nonostante un esordio difficile contro il Messico, l’Argentina supera agilmente il girone da prima classificata. Giunta al secondo raggruppamento, non si lascia sorprendere da una selezione durissima, passando alle semifinali da seconda, alle spalle degli imbattuti Stati Uniti. Sarà proprio Team USA a superarli in finale con il pesante passivo di 106-73, ma l’accesso alle Olimpiadi di Atene è cosa fatta. La squadra che il 15 agosto del 2004 scende in campo contro la Serbia e Montenegro non si rende ancora conto che sta iniziando a scrivere la storia del proprio Paese. La stessa nazionale che, con una differente nomea, li aveva sconfitti nella finale Mondiale, viene superata da un buzzer-beater straordinario, nemmeno a dirlo, di Manu Ginobili. Questo canestro risulterà decisivo nel conteggio finale di un girone di livello eccelso, che promuove Spagna, Italia, Argentina e Cina, relegando agli ultimi due posti Serbia e Nuova Zelanda, prima e quarta del Mondiale di soli due anni prima. Dopo aver superato la Grecia nei quarti di finale, l’Albiceleste, però, si trova di fronte in semifinale gli Stati Uniti, che vincono ininterrottamente il torneo olimpico dal 1992, da quando cioè la NBA ha iniziato a garantire il roster di squadra. I 29 punti di Ginobili, frutto del 9/13 dal campo con 4/6 da tre punti, guidano la nazionale sudamericana ad un’impresa epica. E’ finale! Il 28 agosto, contro un’Italia straordinaria, sul finire del suo ciclo d’oro, l’Argentina gioca la partita perfetta, vincendo l’oro 84-69, guidata dai 25 punti con 11 rimbalzi di Luis Scola, dai 17 di Alejandro Montecchia e dai 16 con 6 rimbalzi e 6 assist dell’eterno Ginobili. E proprio quest’ultimo, grazie alla vittoria di Atene, sigla un’impresa mai vista: a 27 anni diventa il solo giocatore nella storia del basket ad aver vinto un titolo nazionale, in Italia con la Virtus Bologna, un’Eurolega, sempre con il team emiliano, un titolo NBA, nel 2003 con gli Spurs, e, appunto, l’oro olimpico.

Al Mondiale del 2006 l’Argentina non tradisce le attese e supera il girone con cinque vittorie su altrettante gare giocate, superando Francia, Nigeria, Serbia, Libano e Venezuela. Gli ottavi pongono di fronte l’avversario neozelandese, superato con un’ottima prestazione, mentre i quarti vedono l’Albiceleste vincente contro la Turchia. La semifinale contro la Spagna potrebbe essere decisiva per le sorti della rassegna, in quanto la Grecia ha incredibilmente estromesso gli Stati Uniti dalla competizione nella prima semifinale. Nonostante un finale indiavolato di Ginobili, Nocioni dall’angolo sbaglia la tripla del sorpasso allo scadere e la nazionale iberica vince 75-74. In finale si laureerà campione, mentre l’Argentina, sconsolata, perderà il match per la medaglia di bronzo. Terzo gradino del podio che viene raggiunto, invece, nelle Olimpiadi del 2008 a Pechino. Dopo la sconfitta all’esordio contro la Lituania, il girone termina con quattro vittorie e ai quarti la nazionale sudamericana supera di misura la Grecia. L’impresa di Atene, però, non si ripete e l’Argentina perde di 20 punti contro Team USA in semifinale, aggiudicandosi, almeno, il bronzo nella sfida successiva contro la Lituania.
Nel 2010, al Mondiale in Turchia, il Brasile apre le porte dei quarti di finale all’eterno avversario, ma la Lituania non sarà altrettanto clemente ed estrometterà la nazionale sudamericana dal giro per le medaglie con una schiacciante vittoria. Sono i primi sintomi di una crisi che, però, tra il 2011 e il 2012 sembra messa da parte, con la conquista degli All Americas prima e di una preziosissima semifinale olimpica poi, battendo ai quarti, nemmeno a dirlo, il Brasile. Prima Team USA, poi la Russia, però, nonostante la coppia Manu Ginobili-Pablo Prigioni sugli scudi, toglieranno una medaglia dal collo dell’Argentina. Il peggio, però, deve ancora venire.

E’ una nazionale che sente il peso degli anni, della fatica, delle tante e straordinarie vittorie, quella che si presenta ai blocchi di partenza per il Mondiale 2014 in Spagna. Manu Ginobili, che nel frattempo ha messo in bacheca, oltre alle gioie con l’Argentina, altri tre titoli NBA dopo quello del 2003, rinuncia alla rassegna iridata per un problema fisico e, nonostante i 37 anni suonati, lascia la sua nazionale senza il faro che l’ha sempre guidata al successo. Anche gli altri grandi nomi sono ormai ben oltre la soglia dei 30 anni: Luis Scola (1980), Leo Gutierrez (1978), Walter Herrmann (1979) e Andres Nocioni (1979) c’erano nella magica notte di Atene, mentre anche colui che è stato il play d’eccellenza in casa Albiceleste, Pablo Prigioni, segna 37 sulla carta d’identità. I ricambi ci sono, ovviamente, e l’Argentina non si preclude la possibilità di far bene, ma al primo incontro decisivo, quello contro il Brasile (e chi se no?), negli ottavi di finale, crolla di schianto, finendo fuori dalla competizione con un passivo di 20 punti e, al termine, sarà undicesima classificata, peggior risultato dal 1986.

Considerata l’età avanzata della Golden Generation, quella che ha cambiato la storia di tutto il movimento cestistico argentino e scritto l’epopea di questa nazionale, a chi è in mano il futuro, ora? I salvabili, nella partita contro il Brasile, sono stati soltanto Facundo Campazzo, che si appresta a diventare il successore di Prigioni al timone della squadra e gioverà la prossima stagione di una possibilità importantissima al Real Madrid, e Selem Safar, guardia tiratrice che però, finora, non è mai uscita dal territorio natale. Serve trovare sempre nuovi e talentuosi nomi per continuare una tradizione tanto straordinaria. Anche se siamo sicuri che, come quell’Argentina, non se ne vedranno mai più.


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