Qualsiasi comunicazione prodotta
dalla televisione o dagli altri media
mainstream (le grandi ‘testate’), per sua natura, parte col piede sbagliato
perche’ e’ monodirezionale e prevede che i due interlocutori – colui che trasmette
e colui che riceve - siano entrambi convinti che il primo ne sa piu’ del
secondo. Parlando di carta stampata, questa
e’ una premessa che regge esclusivamente sul prestigio della testata
pubblicante (prestigio che si trasmette in automatico alla firma) e che i
lettori – checche’ ne dicano - accettano in
toto ed incondizionatamente.
Assorbita questa premessa – come
in effetti e’ avvenuto quasi a tutti, me compreso, per anni – il messaggio a lungo andare perde
completamente di importanza. Dopo un po’, qualsiasi sia il contenuto, se e’
scritto li’ deve essere vero. Se ne parla il Corriere allora e’ successo
davvero, se ne parla il Tg e’ di sicuro importante, se ne parla Il New York
Times ha per forza ragione perche’ “loro”, da fuori, ci vedono meglio di come
ci vediamo noi dall’interno, se ne parla il Fatto
Quotidiano allora c’e’ sicuramente da indignarsi e via discorrendo. E’
tutta una questione di prestigio. Ma il prestigio cosa diavolo e’?
Il prestigio, in ultima analisi, e’ un puzzle di luoghi comuni.
La composizione ed il soggetto del puzzle
sono scelti dal produttore. Il “cliente” medio pesca una manciata di
tessere nel sacchetto ed ogni tanto cerca di metterle insieme, i piu’ caparbi s’affannano
a ricomporre piu’ tasselli possibili ma per ottenere cosa? Il disegno stabilito
dal produttore. Si obiettera’ che sui giornali esiste da sempre uno spazio per
critiche, lettere al direttore, errata
corrige e via dicendo. Inezie e - il piu’ delle volte – messinscene
destinate proprio ad avvalorare obiezioni inconsistenti. Poco importa.
Cio’ che conta e’ che qui questa
contraddizione non c’e’. Nella Blogosfera, se escludiamo i copincollatori di
Grillo e Travaglio, la premessa e’ tutt’altra. In un blog - e nello specifico
qui su TNEPD - si parte dall’idea che ne’ io ne’ te sappiamo un gran che. Qui
si parte dalla consapevolezza che quel che sappiamo e’ talmente disarticolato e
confuso che, tutto sommato, siamo nelle medesime condizioni. Quel che ci
accomuna e’ che non abbiamo una risposta
definitiva, la soluzione dell’enigma, quello che ci distingue e’ che ci poniamo domande diverse.
Talvolta accade che un tipico
fruitore delle comunicazioni mainstream,
uno che ormai ha un’autostrada a tre corsie che gli attraversa il sederino, giunga
in questo mondo di opinioni open-source.
L’impatto dovrebbe essere notevole, a conti fatti il mondo dell’informazione libera dice tutto il contrario
dell’informazione mainstream. C’e’
un sacco di roba da leggere, ci sono migliaia di ipotesi alternative possibili
per ciascuna delle ‘loro’ verita’ ineluttabili. C’e’ da imparare tutto daccapo
in qualsiasi materia, piu’ o meno come ricominciare dalle scuole medie, c’e’ un
nuovo orizzonte che si apre. Invece non accade nulla. Perche’?
Le ragioni del lettore, per
quanto mi sforzi, non riesco a definirle. Da parte mia l’errore e’ lo stesso di
sempre, puntualmente manco il bersaglio. E’ che mi ostino a mirare alla testa.
Tra pochi secondi questa
finestra di consapevolezza si chiudera’. Il telecomando e’ troppo vicino per
essere ignorato. Andra’ meglio la prossima volta.
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