Il 18 e 19 Novembre a Roma aprono le Camere del lavoro autonomo e precario (CLAP)
La precarietà è la condizione contemporanea del lavoro e della vita. Ha cominciato ad esserlo, soprattutto per le giovani generazioni, a partire dalla metà degli anni ’90, si è consolidata negli anni zero, con la crisi è divenuta, propriamente, condizione generalizzata. Tanto che sono venute meno le demarcazioni, ancora evidenti solo un decennio fa, tra lavoro precario e lavoro stabile e, con l’approfondimento della catastrofe economica nell’Eurozona, tra lavoro e disoccupazione.
Sarebbe più opportuno, per afferrare con una parola il mercato del lavoro, e raccontare le nostre vite, usare la nozione di transizione: da un lavoro precario all’altro, dalla partita Iva al contratto precario (e viceversa), dall’impiego stabile alla disoccupazione. Ancora: da un paese all’altro, assumendo che oggi le migrazioni non riguardano più soltanto le popolazioni del Sud o dell’Est del mondo, ma coinvolgono con forza giovani e meno giovani del Sud Europa.
Ci sono almeno quattro elementi comuni che, nella frammentazione drammatica, uniscono figure lavorative ed esistenziali così diverse: salari o retribuzioni bassi; completa assenza di diritti (maternità, malattia, ferie ecc.); mancato accesso al welfare (reddito di base e previdenza in primo luogo); bassissimi, a volte nulli, livelli di sindacalizzazione o di organizzazione collettiva.
CLAP, le Camere del Lavoro Autonomo e Precario, nascono dalla federazione di esperienze di lotta e auto-organizzazione in diversi territori di Roma. Partiamo dalla necessità di unire ciò che è diviso e ricattabile, il lavoro contemporaneo nella crisi, mettendo al centro i quattro aspetti/problemi comuni appena segnalati.
Obiettivi prioritari delle Camere dunque sono:
- organizzare o favorire l’auto-organizzazione dei non-organizzati, il lavoro senza diritti, precario e intermittente, quello gratuito (stagisti e tirocinanti), i disoccupati, le partite Iva con bassi redditi;
- conquistare diritti e welfare, a partire dal reddito di base, per chi non ne ha;
- promuovere solidarietà e nuove forme di mutualismo in alternativa alla frammentazione e alla solitudine del lavoro e delle lotte
Camere territoriali, quattro per partire, dislocate in diversi quartieri di Roma, nella fabbrica occupata Officine Zero e in spazi sociali come Esc, Puzzle, Corto Circuito, con un riferimento non casuale all’archeologia del movimento operaio e sindacale italiano. Riteniamo, infatti, che non sia più sufficiente organizzare la rappresentanza del lavoro partendo dalle categorie. È necessario, piuttosto, sostenere l’auto-organizzazione del lavoro a partire dalle piccole o grandi vertenze che investono la metropoli come spazio privilegiato della produzione e dello sfruttamento contemporanei. Non c’è categoria, peggio, ordine professionale, che possa tenere assieme lavoratori dei call center e delle pulizie, grafici e disoccupati, ricercatori e operatori sociali. Esistono comuni sciagure e bisogni e, a partire dall’insistenza territoriale, è possibile costruire il comune delle lotte e della solidarietà.
Oltre al sostegno all’auto-organizzazione, cosa trovate nelle Camere del Lavoro Autonomo e Precario?
- Assistenza legale e ufficio vertenze
- Consulenza fiscale e previdenziale
- Formazione sulle normative relative al lavoro e sulla gestione della partita Iva
- Alcuni servizi del CAAF
Slogan delle prime organizzazioni sindacali americane, alla fine del XIX secolo, quando si trattava di superare il sindacato di mestiere e favorire l’organizzazione di una forza-lavoro immigrata, intermittente, fortemente mobile era: «un torto fatto a uno di noi è un torto per tutti». La sfida del nostro tempo è conferire, nelle lotte e nelle rinnovate forme di mutualismo, attualità a questo slogan.
link articolo: http://www.dinamopress.it/news/nascono-le-clap