Magazine Cucina
Oggi vi posto una ricetta che è veloce e facile in modo disarmante. Immagino che tutti conoscete le famose Nastrine di una nota marca, ma forse non avete mai pensato che si possono fare anche a casa magari aggiungendoci anche della marmellata di albicocche per renderle più golose.
Curiosità: perché la pasta sfoglia si gonfia e si sfoglia? La sfogliatura è determinata da un’azione combinata tra il forte calore del forno (la pasta sfoglia si cuoce tra i 190° e 200°), il vapore e l’impermeabilizzazione della materia grassa (burro o margarina) utilizzata nell’impasto. Con il caldo del forno, l’acqua dell’impasto evapora facendo staccare i vari strati che però non fanno uscire il vapore per l’impermeabilizzazione creata dalla materia grassa. Il calore del forno nel frattempo provvede anche a cuocere i vari strati che rimarranno anche da freddi ben gonfi e staccati tra loro creando quell’effetto scenografico che tutti conosciamo.
Nastrine all’Albicocca
Ingredienti
1 rotolo di pasta sfoglia rettangolare
Marmellata di albicocche
Zucchero semolato
Preparazione
Srotolare il rotolo di pasta sfoglia e tagliarlo a strisce, dal lato corto, di 3 cm di larghezza. Spalmare ogni striscia con della marmellata di albicocche e una spolverata di zucchero, sovrapporvi un’altra striscia e ripetere l’operazione, andare avanti così formando dei mattoncini di 5 strisce ognuno. Sull’ultima striscia non mettere marmellata, ma spolverare solo con lo zucchero. Tagliare ogni striscia a pezzi di circa 7 cm di lunghezza. Attorcigliarli con una mezza torsione come da foto (fonte pinterest).
Spolverarli nuovamente con lo zucchero e disporli su una teglia ricoperta con carta forno. Mettere le nastrine in frigorifero per 1 ora. Trascorso questo tempo, preriscaldare il forno a 190° e infornare per circa 20/23 minuti (devono dorare). Sfornare le nastrine e farle intiepidire prima di levarle dalla teglia (calde sono delicatissime e si rompono subito!).
Pillole di enologia: Acquavite d’uva
Uve ricche di aromi, ammostate e fermentate, sono la materia prima dalla quale si distilla l’Acquavite d’uva. Raccolta al giusto grado di maturazione, l’uva viene portata molto rapidamente (per evitare che si guasti e/o si riscaldi) alla distilleria. Qui viene diraspata e pigiata in modo molto soffice per non lacerare la buccia. La pasta mosto ottenuta viene messa in cisterne di acciaio inox e addizionata con lieviti per permettere una fermentazione controllata tra i 18 e 22°. Il fermentato viene poi passato in alambicco e distillato con severi controlli di tempi e temperature per preservare gli aromi. La qualità di un’acquavite d’uva è infatti legata alla ricchezza e alla fragranza dei suoi profumi floreali e fruttati che - dopo la distillazione, la riduzione del grado alcolico e il raffreddamento - vengono affinati con un riposo di qualche mese in cisterne d’acciaio o in piccole barrique di legno pregiato, a volte reimpiegate dopo aver contenuto vini liquorosi (come lo Sherry o il Porto) che andranno ad arricchire l’acquavite di colori, profumi e sapori intensi ed eleganti. L’invecchiamento di un’acquavite di pregio (specie quella ottenuta da vitigni aromatici) può durare anche 6/7 anni. La classificazioni delle Acqueviti d’uva si basa infatti sul vitigno impiegato e sull’affinamento in legno.
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