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"Natale con semplicità" un dono da Alexia

Creato il 04 dicembre 2012 da Fine

Ciao a tutti,
siete pronti per assaporare questo natale? Noi siamo già accocolate sulla poltrona con una bella cioccolata calda e naturalmente con il primo dono sotto mano.


Ad aprire il sipario sarà proprio colei che ha curato l'iniziativa "Natale con semplicità", sto' parlando della fantastica Alexia Bianchini, per chi ancora non la conoscesse ecco una su breve biografia.
Classe 1973, autrice di romanzi fantasy dark e sci-fi. Mamma di tre splendidi pargoli. Con CIESSE edizioni ha pubblicato MINON, romanzo Dark Fantasy, Io vedo dentro Te, opera di sci-fi, e l’antologia D-Doomsday di cui è curatore.
Con Linee Infinite il romanzo Scarn, la nuova era dei vampiri.
Quattro racconti sono stati pubblicati nelle antologie di Delmiglio editore.
Con le Edizioni Scudo è disponibile Superciccio & Sisters e diversi racconti di contaminazione nelle loro antologie.
Con GDS Edizioni ha pubblicato l’antologia SYMPOSIUM, di cui è curatore e le novelle Sibilla, visioni di morte e Il cerusico. 
Con EDS ha pubblicato la raccolta cyber punk Alter Ego, e quattro racconti di fantascienza. È stata selezionata in diversi concorsi fantasy, horror e di sci-fi.
Collabora con Speechless e ST-books.
Editor, curatore di collana per Ciesse Edizioni e direttore del webmagazine Fantasy Planet.



Ecco il suo dono scartatelo con calma e gustatevelo fino alla fine.
Caroline trascinava i piedi sulla neve. Strisce rosse tingevano il bianco candore invernale.
Il corpo devastato si spingeva oltre il dolore, oltre il senso di terrore che permeava i suoi sensi.
Un sogno, non aveva chiesto altro per la notte di Natale. Invece aveva ricevuto un incubo, dal quale ancora non era riuscita a scappare. Il demone l’aveva circuita, l’aveva ingannata e ora era sulle sue tracce.
Prima figlia di quattro sorelle aveva visto tutte loro maritarsi. Lei, di gran lunga più bella, era sempre stata scartata dagli uomini. Troppo affascinante, troppo regale, troppo solenne. Venerata dal padre faceva le veci dell’ormai defunta madre. Aveva atteso invano che qualcuno le chiedesse la mano poi, una sera di Novembre, era giunto inaspettato un messaggero al villaggio.
«Tutte le vergini sono invitate al gran ballo di Natale. Il conte Draconis sceglierà la sua sposa». La notizia aveva gettato nello sconforto il padre di famiglia, convinto che mai donna così bella, come la sua Caroline, fosse venuta al mondo. Nessuna dama avrebbe potuto contrastarla. L’avrebbe persa per sempre.
Il 13 Dicembre un portavoce bussò alle ragazze del villaggio che, davanti al vescovo, avevano dichiarato la loro purezza il giorno precedente.
«Di grazia mia signora siete chiamata al cospetto del Duca. La prova che dovrete affrontare per dimostrarvi degna vi condurrà ai suoi piedi». L’uomo aveva girato i tacchi dopo aver consegnato una pergamena con indicate le regole della partita.  Quando il gioco era cominciato, allo scattare della mezzanotte del 24 Dicembre, lei aveva sperato che il suo sogno diventasse realtà. Il conte Draconis era affascinante, non avrebbe avuto remore a infilarsi nel suo letto.
Aveva giocato a scacchi, sciolto un enigma, ricamato una lettera, scritto una poesia. Era stata la più brava. Tutte le sue rivali erano state invitate ad andarsene dalla magione, l’avevano guardata con invidia. Lei non si era mai sentita così felice.
Una felicità sporcata di rosso poche ore più tardi.
“Ho i piedi sporchi di sangue” pensò, “lascio macchie indelebili al mio passaggio. Sentirà il mio odore”. La riflessione della fuggiasca riecheggiò nella sua stessa mente. Doveva oltrepassare il fitto bosco, e forse si sarebbe messa in salvo.  Correva da ore. La tenuta del conte era vasta, a lei sconosciuta. Le doleva il ventre, il sangue non smetteva di sgorgare. La sua verginità violata pulsava, facendola sentire sporca.
«Sei la prescelta» le aveva detto l’uomo dei suoi sogni dopo averla accompagnata nella sua camera. «Fammi assaporare la tua essenza».
Coraline si era sentita lusingata. Aveva protetto il suo seme per anni. Davanti a quell’uomo statuario sentì di potersi lasciare andare. Aveva fatto cadere la veste bianca e si era sdraiata sul letto a baldacchino colmo di cuscini riccamente adornati. «Apriti a me» le aveva detto. Lei si era fidata.
Il piacere iniziale, mai provato prima, l’aveva travolta.
«Liquido caldo fra le labbra» le aveva detto fiondandosi fra le cosce. Quando il dolore acuto arrivò al cervello non comprese cosa stava realmente accadendo.  Gridò con tutta l’anima, ma il conte non si staccò da lei. Succhiò più voracemente, stringendole la carne dei fianchi nudi.
L’istinto la fece reagire. Un candelabro fu tutto quello che riuscì a raggiungere. Lo scaraventò sulla testa del conte, il quale si staccò di netto cominciando a sfrigolare. La candela aveva colpito i capelli del carnefice.
Il volto dell’uomo si tramutò in bestia. Il sogno in incubo.
C’era sangue ovunque, sangue di vergine. Una lingua biforcuta uscì dalle labbra della bestia. Gli occhi virarono di rosso rubino. Si contorse dal dolore, sbattendo sulle pareti per cercare di fermare il fuoco.
Coraline aveva raccolto la sottoveste ed era corsa via, il terrore nella carne.
Era stremata, si sentì in trappola. Era fuggita invano, quel luogo la stava insidiando.
Rami contorti di alberi scheletrici si chinavano verso di lei per graffiarla.
«Sei la prescelta». L’eco la raggiunse. Era dietro di lei.
Continuò a incedere, vincendo la fatica. Sangue nella neve.
Cadde in ginocchio sfinita, il cuore in gola. La neve era soffice, ma stranamente non percepii freddo. In balìa dell’arsura se la infilò in bocca, avida. Eppure non riuscì a sedare la sete. Una vampata di calore la colse improvvisa. Gli arti in tensione, ardore nelle vene.
Si sollevò ritta e annusò l’aria. Preda della follia incespicò fra rovi e cespugli. Non riusciva a mettere a fuoco. Un dolore acuto le colpì i bulbi oculari. Il fastidio alla gola si protrasse nelle viscere. Una fame incontrollabile sopraggiunse. Con la vista annebbiata seguì l’istinto. Il corpo si mosse rapido, i dolori si affievolirono. La testa pulsava all’unisono con il suo cuore Liquido caldo fra le labbra. Coraline stava succhiando avida.
Era in ginocchio nella neve. Il corpo di un innocente cerbiatto fra le braccia. Lo stava divorando, mentre la mano ferma del conte le si posò amorevole sulla spalla.
«Benvenuta mia cara» disse con voce calma. «Come ti dicevo, prima che tu fuggissi da me, sei la prescelta, la nuova contessa, il mio meraviglioso regalo di Natale».
Lei si voltò, occhi rossi come fiamme. Il volto, prima rigato di lacrime di disperazione, era sporco di sangue innocente.
«Ho fame» gli disse.
«Lo so mia cara, un misero animale non basterà a placare la tua sete. Ti consiglio di ricomporti, abbiamo una lauta cena che ci aspetta».

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