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"Natale con semplicità" un dono da Anna Grieco

Creato il 10 dicembre 2012 da Fine

Buon giorno a tutti e buon inizio settimana, continua lo speciale.
Per rendere piacevole questo lunedì eccoci pronti ad omaggiarvi con un altro piccolo dono, a regalarci questo splendido pacco sarà una delle new entry del nostro blog di chi sto' parlando....


Anna Grieco, 39 anni, vive a Barletta. Moglie e madre, nel 2010 ha pubblicato il suo primo romanzo, “Amore al di là del tempo”, per la Linee Infinite Edizioni. Finalista del 4° Premio letterario internazionale de “La penna blu”, il suo racconto, “Il signore dell’arena”, è stato pubblicato nell’antologia dedicata al premio. Ha scritto inoltre diversi testi, tutti editi: “Quando la noia uccide”, in 365 Storie Cattive; “Il cielo in una stronza”; “Vlad Dracul”, che a breve sarà pubblicato nella raccolta Asylum 100; per la casa editrice GDS “Lacrime di sangue” , “Tenebra e luce” e “Stavros”; “La voce del cuore” e “Spiriti nella cattedrale”, pubblicati rispettivamente sul primo e sul settimo albo di Scritture aliene, per la Eds Edizioni; per Ciesse “Cassandra Prophecies”, facente parte dell’antologia D-Doomsday Di prossima uscita “Bestia”, “Xenia e il vaso di Pandora”, “L’ira di Apollo” e “Speranza”.Collabora con il Fantasy Planet.

Ora a voi il compito di scartare il suo dono!

Il rosso è stato il colore dominante di tutta la mia esistenza. Scarlett, così mi ha chiamata mia madre. Sono nata da un’infuocata notte di passione. “La più bella scopata della mia vita”, non fa altro che dirmi. Me lo ripete ininterrottamente da vent'anni, soprattutto quando è sbronza o peggio ancora, fatta. “Hai i suoi stessi occhi”. Anche questa frase l’avrò sentita un milione di volte. Solo di recente però, ho scoperto che è vero. Non avevo mai conosciuto il bastardo che ha sputato nel suo grembo, generandomi. Fino a qualche tempo fa non mi interessava neppure, ma quando un bel giorno ho visto la sua faccia stampata sui giornali, mi è scattato dentro qualcosa. È un grande uomo d’affari lo stronzo, ha talmente tanti quattrini che gli escono dalle orecchie. Nell'intervista che ha rilasciato per il “Financial Magazine” si è dipinto come una persona piena di valori, devoto alla moglie e ai due bambocci che ha messo al mondo. Cazzate! All'epoca è scappato non appena il suo cervello ha registrato la parola “figlio” e l’ha associata a “paternità” e quindi a “problemi”. Non si è nemmeno mai degnato di cercarmi, benché sapesse di avere una figlia in giro da qualche parte, che forse aveva bisogno del suo aiuto. Del resto perché avrebbe dovuto? Non sono stata che un incidente di percorso che ha abilmente rimosso dalla mente. Qualcuno direbbe: “Hai pur sempre tua madre!”. Se lo fosse mai stata! Si è attaccata alla bottiglia e agli spinelli da quando il grande Jason Hollister l’ha mollata, perdendosi nel suo mondo allucinogeno e dimenticandosi completamente di me. Puah! Io non farò mai la stupidaggine di innamorami. Non ci tengo a mandare in pappa il cervello con quelle smancerie del tipo cuore e amore. Non che disdegni l’altro sesso, sia chiaro, ma gli uomini li voglio nel letto solo quando desidero farmi una cavalcata come si deve. Un flebile lamento mi distrae dai miei pensieri. Mi giro e guardo le due figure appese per i polsi al muro grigio e ammuffito. I miei cari genitori! Il sangue cola dai loro corpi nudi, ha formato una grossa pozza scarlatta sul pavimento, penetrando negli interstizi. Mia madre è morta da poche ore. Peccato, pensavo resistesse di più, ma è sempre stata una pusillanime e non si è smentita neanche al momento di crepare. Comunque ho ancora lui. Ha una resistenza straordinaria al dolore, non sono riuscita ancora a farlo gridare. È un duro Jason, ma lo sono anch'io. Prendo l’accendino e mi accendo una sigaretta, aspirando una grossa boccata, poi mi avvicino facendo attenzione a non sporcarmi gli stivali. Sono costati duecento dollari, cazzo! Sorrido. Il primo regalo comprato con i soldi del mio paparino. «Ehi, ti sei svegliato?» dico all'uomo che ho di fronte. I suoi occhi sono offuscati dal dolore, ma non provo nessuna pena per lui. L’unica cosa che mi viene da pensare è che mia madre aveva ragione: abbiamo davvero gli stessi occhi. «Lasciami andare. Se sono i soldi che vuoi, puoi averli tutti» torna a dire per la centesima volta da che l’ho rinchiuso in questo garage. Beh, oddio! Garage è una parola un po’ grossa per descrivere questo posto. Latrina sarebbe più azzeccato, visto quanto puzza, ma non sono riuscita a trovare niente di meglio così su due piedi. Pazienza, non sono schizzinosa e servirà comunque allo scopo. Siamo isolati per miglia e miglia. Qui nessuno sentirà nessuno, ed è questo che conta. «Ma come? Vuoi lasciare sola tua figlia alla vigilia di natale? Non desideri recuperare anche tu il tempo perduto?» lo derido mentre gli soffio in faccia una nuvola di fumo. Non replica. Non sopporto l’indifferenza. Questa cosa comincia a innervosirmi. Estraggo il coltello a serramanico dalla tasca dei jeans. È piccolo ma ben affilato. Lo metto bene in mostra davanti a mio padre. L’ha provato parecchie volte ormai, sa che lo aspettano sangue e dolore. Immergo gli occhi nei suoi mentre gli incido la carne del petto. Lui sussulta, digrigna i denti, ma non emette suono. «Wow, siamo proprio coraggiosi!» mi complimento. «Vediamo se questo ti fa effetto» dico spingendomi più giù, verso lo stomaco. Osservo affascinata la lama che taglia la carne come se fosse burro. Immergo le dita nello squarcio, scavo, toccando muscoli e nervi, poi mi porto la mano grondante sangue alla bocca per leccare i polpastrelli. «Delizioso» mormoro mentre i canini si allungano fin quasi a toccare il labbro inferiore. Un fiotto di sangue mi sporca i pantaloni ma non importa, ho ottenuto ciò che volevo. Le grida di Jason sono musica per le mie orecchie. Mi attacco al suo collo, preda di una smania inaudita. Ho tenuto a bada la fame per gustare la mia vendetta. Il sangue, ricco e corposo, mi scende in gola come un liquore, inebriante e ricco di energia. «Ma guarda che ingorda. Lasciane qualche goccia anche a me, tesoro!» Quella voce familiare mi distrae dal mio pasto. Alzo il viso per puntare gli occhi sul magnifico vampiro che mi sta davanti. Edward. È lui che ha cambiato la mia vita un mese fa, quando mi ha trasformata. Niente cuoricini però, la nostra è una relazione di comodo, ognuno fa quello che gli pare. A parte qualche scopata quando ce ne viene voglia. Il ricordo dell’ultima mi accende improvvisamente il corpo di desiderio e un odore muschiato si diffonde nell'aria, mescolandosi all'effluvio del sangue. Edward arriccia le labbra in un sorriso consapevole mentre si avvicina con quella sua andatura elegante. 
«Tutto questo ti ha messo addosso un altro tipo di fame, eh baby?» mi dice strizzandomi l’occhio. «Sbrighiamoci!» mi limito a rispondere con un sorriso ferino, poi sollevo la testa di Jason affinché sia l’ultima cosa che veda prima di raggiungere mia madre. Una campana risuona in lontananza. È mezzanotte. «Buon Natale, papy!» sogghigno. Un attimo dopo tutto diventa scarlatto. Scarlatto come il sangue.


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