23 DICEMBRE – Alzi la mano chi immaginava così deludente l’epilogo del 2014. Dopo diverse ore di dubbi e incertezze, ecco la notizia ufficiale: Zdenek Zeman non è più l’allenatore del Cagliari. Finisce tutto così, sotto i colpi delle critiche e dei timori che hanno sgretolato quello che sin dall’inizio sembrava un progetto destinato a portarci molto lontano. E pensare che sono passati poco più di quattro mesi da quella magica serata di festa all‘Arena S.Elia che ha detto sì al nuovo ci ciclo del Cagliari. Si parlava di tante cose, di sogni, di una nuova era e di una squadra che in poco tempo sarebbe stata costruita per divertire, per fare bene all’entusiasmo dei tifosi e fare male (sportivamente, si intende) ai grandi blasoni della Serie A. Per vincere, insomma. Si salutava con gioia il nuovo arrivato Tommaso Giulini, si osannava Zeman e si abbracciava quel connubio di giovani promesse e vecchia guardia esperta.
Sono bastati pochi mesi e nemmeno l’intero girone di andata per rovesciare come un calzino l’opinione di società e tifosi. I primi risultati negativi, sotto tutti i punti di vista, di alcune importanti amichevoli estive hanno messo la pulce nell’orecchio di qualcuno, forse già dubbioso sul modus operandi di “Sdengo”, e le prime settimane di campionato hanno poi allargato la cerchia dei disillusi: un gioco ben lontano dal modello zemaniano, vittorie e gol all’attivo che si contano sulle dita di una mano e un passivo da far accapponare la pelle. In breve tempo la piazza si è spaccata, con il partito “AntiBoemo” sempre più ricco di iscritti urlanti “dagli all’untore”, dimenticando che forse quegli errori del singolo in fase di impostazione, quelle incredibili disattenzioni in fase difensiva sempre e l’assenza di un vero e proprio bomber in grado di garantire ai sardi un iter di campionato tranquillo non sono totalmente attribuibili alle responsabilità del tecnico, ben più circoscritte e limitate di quanto il “popolino” pensi.
Peccato, perché qualcosa pareva essere cambiato. Il Cagliari nel mese di novembre stava pian pianino maturando un suo gioco, ha affrontato diverse sfide con una rinnovata mentalità e ha conquistato risultati preziosi e anche il pesante rovescio in casa contro la Fiorentina non aveva intaccato l’idea che la famosa giostra di Zemanlandia fosse finalmente pronta. Speranza vana. L’ultimo mese che avrebbe dovuto dare finalmente le risposte tanto attese si è invece rivelato desolante. Dopo la debacle in casa – il S.Elia è diventato oramai terra di conquista” – contro i Viola, ci si aspettava decisamente qualcosa di più di un misero punticino raccolto a Parma e una vittoria “sangue e sudore” in Coppa Italia contro il Modena.
Oggi, a qualche giorno dal Natale, il Cagliari è una squadra che naviga nel buio e nella paura, con una manciata di punti a relegarla al terzultimo posto di una classifica rovente e una bussola che sembra ormai persa. La panchina vacante consente ora di abbandonarsi a ipotesi interessanti, suggestive e romantiche. Da Zenga a Zola, da Ballardini a Reja, passando per Delio Rossi e Guidolin: una girandola di nomi che impazza e preannuncia botti ancor prima di Capodanno. Ma chiunque erediti la panchina rossoblù deve tener conto non solo della necessità di intervenire tempestivamente sul mercato, ma del fatto che anche quella di questo campionato sarà una salvezza di tutta lotta.
Gianmarco Cossu
Articoli Collegati:
- Cagliari, è l’ora delle risposte
- L’eccezione che conferma la regola
- Crediamoci
- Guardiamo avanti