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Natale: infanzia vs maturità

Creato il 24 dicembre 2010 da Emanuelesecco
sottofondo: Dream TheaterA change of seasons

Vorrei parlarvi di un pensiero, ma non di un pensiero qualunque. Questo è già da qualche giorno che continua a frullarmi in testa, e forse è anche una cosa abbastanza infantile e di poco interesse; ma come ben sapete, di ciò che sia interessante o meno, me ne sbatto altamente, mi basta scriverle.
Dunque, mi trovavo in bagno, facendomi il mio solito viaggio mentale stando seduto sul water. Ormai è ben noto di come i pensieri migliori vengano fuori quando sei in bagno per evacuare gli intestini; e Dio abbia pietà di te se si tratta della cena dal messicano della sera prima, se no potresti davvero scrivere un romanzo intero tanto è il tempo che tale attività primitiva, e aggiungerei essenziale per l’organismo, ti richiede.

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Non se ne capisce il perché, ma quando ti trovi lì seduto fai di quei viaggi mentali che non finiscono mai. Io, ad esempio, ci ho scritto la tesina dell’esame di maturità grazie a questi ispiranti, seppur maleodoranti, momenti: ai tempi ero ancora un giovane aspirante nerd e frequentante l’ITIS del mio paese (che per chi non lo sapesse si tratta del Carlo Anti di Villafranca di Verona). Stiamo parlando di quella fase della mia vita in cui pensavo di voler diventare un programmatore software (come mi sbagliavo…). Beh, per scrivere la tesina stavo anche ore e ore, ogni giorno, davanti al computer, scrivendo il codice sorgente del programma che avrei dovuto portare come tesina. Non è un mistero che nel bel mezzo della programmazione puoi incappare in problemi che non avevi, erroneamente, saggiamente calcolato nella fase di progettazione (fase ovviamente sconosciuta al giovane pischello qual ero).


Quando quei momenti di blocco mi assalivano ero capace di stare anche per due ore a fissare lo schermo con sguardo assorto in chissà che, senza però riuscire ad arrivare a qualcosa di concreto. Fatalità, le rivelazioni si presentavano quando andavo in bagno per evacuare gli intestini.
Ma forse mi sto dilungando troppo… direi che abbiamo capito di che portata possono essere le lunghe meditazioni fatte in cesso. Bene.

Tentiamo di ricominciare per la seconda volta.
Allora, l’altro giorno mi trovavo in bagno, defecando tranquillamente e con tutta la calma del mondo (come prescrive il medico) e fumando una sigaretta (stimolante a dir poco). Tutt’a un tratto un pensiero mi colpisce il cervello alla velocità di una dannata e cazzutissima Ferrari: il Natale e il tempo.
Ricordate, da piccoli, quei giorni che andavano dall’8 dicembre fino alla mattina del 25 o alla notte del 24? Io sì, molto bene, e mi ricordo molto chiaramente che quelle giornate non passavano mai. Era un’attesa estenuante come poche, le ore sembravano essere intere ere geologiche e non c’era gioco che potesse velocizzare lo scorrere del tempo. Tanto i minuti erano lenti nel loro incedere che mano a mano ti sentivi crescere dentro una profonda ansia, soprattutto per arrivare finalmente davanti all’albero pieno di luci per poter scartare i regali.

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Me li ricordo ancora quei giorni, con lo sguardo sempre vigile e appiccicato alla base dell’abete per scoprire se vi fosse di volta in volta qualche regalo in più. O, meglio ancora, quando i regali non c’erano proprio e si rimaneva in trepida attesa per riuscire a intravedere anche solo uno stivale di quel grasso e buono nonnetto vestito di rosso e con la lunga barba bianca.
Ah, che magia!
Ogni tanto mi trovo ancora a pensare con piacere a ciò che si inventavano i miei genitori e i miei zii per fare in modo che io credessi il più possibile a Babbo Natale; anche se prima o poi il momento della rottura dell’incanto arriva sempre. Che momenti meravigliosi…

Dopo aver riflettuto su tutte queste cose, afferrai il cellulare per accertarmi sull’ora e rimasi letteralmente stupito: era già il 19 dicembre; mancavano solo cinque giorni a Natale e non mi ero accorto nemmeno del tempo passato dalla preparazione dell’albero. I giorni erano passati veramente in fretta tra università, gruppo, scrittura, studio e molto altro.
Mi assalì una tristezza profonda, mi resi conto di come viaggia il tempo quando si cresce e si è presi dai propri impegni ‘da grandi’; problemi che quando sei bambino non ti poni, in quanto le uniche cose che devi fare sono andare un po’ a scuola e giocare, giocare, giocare e giocare (magari anche mangiare e dormire, ma queste ultime due sono secondarie).
Mi resi conto che quei magici momenti non li avrei ma più vissuti in prima persona, ma solo attraverso gli occhi e la voce dei miei futuri figli. Già mi vedevo davanti a loro, bimbi biondissimi e dagli occhi azzurri (com’ero io da piccolo), a compiacermi del fatto che grazie a me avrebbero creduto a Babbo Natale per un anno ancora, mantenendo intatta la propria innocenza da bambino. Avrebbero ancora sperato in quella che forse è la figura più magica di tutte le festività, colui che ancora riesce ad affascinare grandi e piccini. Una di quelle cose che ritengo necessarie per la crescita di un bambino, in quanto stimola la fantasia e raddoppia l’allegria provata in quel magico momento che è il Natale.

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E lasciamo perdere le critiche volte al consumismo sfrenato e al falso buonismo che si vive in questi giorni, ma concentriamoci sulla magica atmosfera che si respira per le strade, ai pranzi in compagnia della parentela (amata od odiata che sia). Anch’io non sono d’accordo con i punti espressi sopra e, fosse per me, farei piazza pulita delle varie canzoncine e del business creato attorno a questa festa. Però continuo ad adorare il Natale, chiamatemi sciocco o infantile, ma è proprio il bambino che ancora è in me a farmi aspettare quella notte tanto attesa, a fantasticare su Babbo Natale (o Nachele, come preferite) pur avendo scoperto la verità nei suoi confronti.
Un po’ di magia ci vuole sempre, come per i sogni, altrimenti l’uomo perderà l’unica cosa che lo distingue nella sua unica ed individuale esistenza: l’immaginazione.

Beh… ho finito.
Scusatemi per avervi tenuti qui per così tanto tempo, ma la penna non si fermava e il polso non doleva mentre riempivo pagine e pagine del mio adorato quadernino (del quale, prima o poi, caricherò una foto). E, ovviamente, colgo l’occasione per farvi gli auguri.

Da Emanuele,

AUGURI DI BUONE FESTE
A TUTTI VOI!

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E.


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