Lo so, la questione del tempo che passa è l’argomento preferito di certi anziani panchinari, eppure pare sia nuovamente natale. Le pubblicità sono infarcite di prodotti ipercolesterolemici, nei supermercati si aggirano santeclaus che terrorizzano i bambini e le luminarie cittadine rappresentano il bersaglio preferito dagli studenti No-Gelmini. Per il resto, Torino più che prenatalizia sembra postatomica: i negozianti attendono i saldi, i senzatetto congelano sulle porte delle chiese e la gente nelle vie mostra il grugno d’ordinanza. Chissà perché, ma è soprattutto a natale che ci accorgiamo quanto la vita sia così difficile, complessa, così pesante da gestire.
Cosa mi resta da dire, allora? Che ho voglia di fermarmi e di mettere in sovrimpressione il film natalizio della mia infanzia. Film in super8, altro che cinepanettone. Davanti agli occhi scorrono le immagini della pista Polistil, del proiettore Festacolor e del Piccolo Chimico; ritornano mamma e papà quarant’anni più giovani, le cugine che strillano, gli zii nel pieno delle forze, i nonni che non ci sono più. Non so se l'età adulta è sempre stata così, ma ho la sensazione che il mondo all'epoca promettesse una vita migliore che, nostro malgrado, non abbiamo visto arrivare. Gli attuali sconquassi istituzionali ed economici e i disagi conseguenti, risultano più accettabili solo se ricomincio a vivere lo spirito di quelle festività negli sguardi meravigliati dei miei nipoti.
Scommetto che anche tu sei della medesima opinione. E sono sicuro che, se anche non ti facessi gli auguri, percepiresti ugualmente la consonanza tra i miei sentimenti e i tuoi. Ma che vuoi... siamo ragazzi educati in fondo.
Buon natale, di cuore.
Pim