
Penso che la peggiore disgrazia che sia successa oggi agli uomini, sia il trovare così difficile identificare, nei fatti che accadono, le vittime e gli oppressori. (…). Ci rendiamo conto che, scavando in profondità, non esiste essere umano o condizione umana che non abbia patito ingiustizie e non meriti comprensione. Ma in una simile comprensione universale, nessuno più può essere giudicato, né condannato. La responsabilità individuale, e il giudizio morale, sembrano così destinati a scomparire dalla terra. (…). La coscienza della nostra incapacità di individuare e inseguire il vero, attraverso milioni di implicazioni, spiegazioni e diramazioni, è fonte per noi di una profonda infelicità. In presenza di ogni singola azione che saremmo spinti a chiamare crudele o ingiusta, ci diciamo o ci dicono che ve ne sono altre in altri punti del mondo ancora più ingiuste, più crudeli e più sanguinose. Così il momento di sdegnarsi è per noi sempre dilazionato o proiettato altrove. Quando crediamo di aver individuato il male e un colpevole in una persona precisa , sulla quale vorremmo riversare il nostro giusto odio, ci diciamo o ci dicono che dietro a quella persona vi sono istituzioni, potenze, intrichi di interessi e che quella persona, osservandola con attenzione, non è in fondo null’altro che una vittima inerme e priva di colpa. (…). Pensiamo o ci dicono, che è stupido usare il nostro solito metro del bene e del male.(…).E tuttavia pensiamo che,per quanto irriso e da noi definito rozzo, esso è però uno strumento di qualità insostituibile. Senza di esso il mondo è per noi totalmente indecifrabile. (…). Così oggi, lo strumento del bene e del male ci casca dalle mani come una vanga e non possiamo che lamentare la sua rozzezza e la sua povertà. (…). Nella commiserazione universale ,siamo assolutamente sicuri di non sbagliare. Essa ci sembra l’unico sentimento al quale ci possiamo abbandonar senza commettere errori. (…) La nostra non è forse una scelta morale ma è piuttosto un ubbidire a un istinto di affinità. Non sappiamo nemmeno immaginare un mondo felice dove i vincitori non siano odiosi. Soltanto in quelli che perdono ci sembra di poter riconoscere i nostri simili, perché se li chiamiamo vittime sventurate e calpestate,almeno nel momento presente siamo certissimi di non sbagliare.