È spagnola, ha quarantacinque anni, dirige le pagine dedicate agile editoriali di Cinco Días, uno dei quotidiani economici più importanti della penisola iberica e ha scritto un romanzo d’esordio raffinatissimo, che è stato tradotto in sette lingue e distribuito in settanta paesi.
Numeri da bestseller per Natalia Sanmartin Fenollera, autrice de Il risveglio della signorina Prim, pubblicato in Italia da Mondadori (qui la recensione del libro).
Ho voluto conoscere Natalia per capire come una collega abituata a destreggiarsi tra cifre e statistiche abbia concepito una storia imperniata sulle migliori tradizioni letterarie europee, una piccola meraviglia ricca di poesia, arte e cultura.
Bastano pochi minuti di conversazione per rendersi conto che Natalia Sanmartin Fenollera, dietro un velo di timidezza, che nasconde abilmente elargendo sorrisi radiosi, possiede un background culturale di notevole spessore, generosamente distribuito nelle pagine del suo bel romanzo.
Natalia, tu sei una giornalista economica, ma hai scritto un romanzo molto distante dalla tua professione. Come è nato?
Intanto, il romanzo mi ha fatto capire noi giornalisti economici abbiamo una fama orribile: tutti ci immaginano immersi tra dati e numeri e pensano che sia impossibile che possiamo scrivere un romanzo di questo tipo. Eppure, anche noi abbiamo un cuore. Siamo abituati a definire le persone dal loro ruolo professionale, ma sebbene la carriera sia qualcosa di importante, non basta a inquadrare una persona. Il risveglio della signorina Prim nasce da tutto quello che sono al di là del mio lavoro. Io sono una grande lettrice e credo che uno scrittore si alimenti non solo di cibo, ma anche di pagine lette. Mi interessava parlare di due visioni della vita contrapposte, quella della modernità, rappresentata dalla Sgnorina Prim e quella della tradizione, impersonata dall'”uomo dello scranno”.
Perché all'”uomo dello scranno” non hai dato un nome?
Il libro contiene molti temi a me cari, dalla letteratura alla filosofia e chi mi conosce mi ritrova da tutte le parti. Il risveglio della signorina Prim è costellato di riferimenti e nel caso dell’uomo dello scranno ho voluto omaggiare una scrittrice degli anni venti che adoro, Elisabeth Von Arnim, autrice di Un’incantevole primavera in cui il protagonista maschile non ha nome.
Nascono prima i personaggi o la storia?
I personaggi principali sono nati per primi. Poi ho costruito l’ambiente, che alla fine si è trasformato in un ulteriore protagonista.
Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?
Volevo parlare di un luogo che dichiara guerra alla modernità, volevo raccontare di una ribellione difficile da portare avanti in una società come la nostra, dove tutto è velocità, tecnologia, stress. Volevo far riflettere sul fatto che vale la pena fermarsi un attimo e guardare indietro, per non perdere le cose buone che la tradizione porta con sé.
Come mai hai chiamato la Signorina Prim, proprio come il titolo di un romanzo di Paulo Coelho?
È una casualità. Conosco Coelho, ma di quel romanzo non avevo sentito parlare. Quando ho inventato Sant’Ireneo di Arnois, il paesino in cui si svolge la vicenda, avevo in mente un luogo più o meno al nord della Francia, però non volevo identificarlo con un posto geografico ben preciso. Mi interessava scrivere un romanzo che fosse un omaggio alla tradizione europea, perciò ho collocato il paese nel cuore dell’Europa e cercavo un nome perla protagonista che fosse facile in qualsiasi lingua.
Quanto ci hai messo a scriverlo?
Due anni, scrivendo nei fine settimana e durante le vacanze, perché la stesura ha coinciso con le fasi peggiori della crisi di questi anni e io ero molto impegnata con il mio lavoro al giornale.
Ti aspettavi questo successo?
Assolutamente no. Avevo conosciuto la mia agente attraverso un’amica e un giorno le inviai la mia storia. A lei piacque e la presentò alla casa editrice Planeta che la comprò immediatamente. Poi arrivarono tutti gli altri grandi editori stranieri, a partire da Mondadori.
Se ti obbligassero a scegliere tra il tuo lavoro di giornalista economica e quello di scrittrice, ora che hai provato entrambe, che cosa sceglieresti?
Quello di scrittrice perché a me piaceva scrivere ben prima di essere giornalista. Però, va detto che avere una professione, oltre a quella di scrittrice, ti garantisce maggiore libertà. Se vivi solo di letteratura devi sottostare a molte pressioni: tempi fissi per scrivere il libro successivo, dovere di rispettare date e scadenze. Io credo nelle cose fatte con calma e solo quando una persona è davvero preparata. Non so che cosa mi accadrà, ma per ora preferisco permettermi il lusso di scrivere quando ne ho voglia e continuare a dedicarmi al mio lavoro.
Due aggettivi che descrivono il tuo romanzo.
Luminoso e ribelle.
Quali sono state le parole più belle che ti sono state rivolte a proposito de Il risveglio della signorina Prim?
Un giornalista di una rivista culturale francese mi ha mandato una mail con queste parole: “Mademoiselle, il suo romanzo è un miracolo. Mi piacerebbe molto intervistarla”. Fu meraviglioso! E poi mi fanno molto piacere i commenti del mondo accademico, che in un romanzo come il mio, che apparentemente sembra semplice, scoprono tematiche filosofiche o teologiche inattese. È un libro che offre diversi piani di lettura.
Una critica che ti ha infastidito?
Credo che ci sia gente, specialmente in Internet, che vede il romanzo semplicemente come una storia d’amore. Ricordo una ragazza americana che diceva che Il risveglio della signorina Prim conteneva troppi riferimenti culturali che impedivano di seguire la storia…
Questo è il tuo primo romanzo, perciò le presentazioni davanti al pubblico, e le interviste sono cosa nuova per te. Come le hai affrontate?
Inizialmente è stato duro, perché da giornalista sono abituata a fare le domande, non a rispondere, cosa che ti mette in una posizione molto diversa. Perché, quando domandi, in un certo modo dirigi la conversazione, mentre quando rispondi sei vincolato. Inizialmente tentavo di mettermi nei panni di chi mi stava intervistando cercando di immaginare la domanda seguente. Ora va molto meglio. Una cosa che invece mi piace molto è partecipare agli incontri, specie con gli studenti, per parlare di letteratura.
Quanto c’è di te stessa nel personaggio della signorina Prim?
Ci sono l’amore per la bellezza, per l’arte e una certa delicatezza dei modi, ma di me e del mio modo di pensare c’è molto di più nell’uomo dello scranno.
Quali sono i tuoi autori preferiti?
Io amo moltissimo la letteratura classica e temo che non mi basterà una vita per leggere tutto quello che vorrei dei grandi del passato. Dante, Petrarca, Virgilio e tutti i latini per me sono un mondo affascinante e meraviglioso.
Come è nata questa passione per la letteratura classica?
Sono cresciuta in una famiglia numerosa, mio padre aveva una biblioteca considerevole a noi bambini avevamo libero accesso a tutti i libri. Questa possibilità ci ha rivelato un mondo di favole e miti, leggevamo pezzi dell’Odissea o dell’Iliade e altri grandi classici. Nel romanzo ho voluto riflettere questo aspetto della mia vita nel sistema educativo adottato dagli abitanti di Sant’Ireneo di Arnois. Credo che i bambini siano intelligenze in formazione e non ce ne sia uno uguale all’altro. Non si possono definire rigidamente le loro letture secondo l’età. Occorre lasciare che ogni bambino arrivi fin dove può.
Un autore italiano vivente che conosci?
Baricco.
Se ti è piaciuto questo post, non perderti i prossimi. Clicca qui e iscriviti subito per ricevere tutti gli aggiornamenti