Da noi si è parlato di quote rosa anche nei meandri del parlamento, per garantire qualche cadrega al gentil sesso; c’è invece chi proprio non vuole sentirne parlare.
Non perché sia misogino o cose simili, ma perché ritiene che il merito prescinda da qualsiasi tipo di discorso; incluso quello del genere. Se sei uomo e vali, meriti una chance. Se sei donna e vali, meriti una chance anche doppia quando ti trovi in un ambiente per lo più maschile e maschilista. Lo è il calcio, lo è l’Nba. Potrebbe però esserci presto una clamorosa svolta, quella de il primo coach donna della Nba. Lei, risponde al nome di Natalie Nakase e potrebbe presto coronare un sogno.
Natalie Nakase il primo coach donna della Nba? Nominata assistant coach dai Clippers
Questa estate è stata nominata assistant coach dei Los Angeles Clippers, dove si occupa della parte video e dello studio degli avversari. Obiettivi chiari e una volontà di ferro: “Io non voglio solo allenare, voglio vincere i campionati”, ha detto Natalie Nakase. Basta leggere uno degli ultimi stati pubblicati sul suo profilo Twitter (semi-sconosciuto) per rendersi ulteriormente conto della stoffa della 34enne nata e cresciuta in California: “If you believe I can’t do something, you just gave me an opportunity. Not a challenge but an opportunity”. Parla di opportunità di fronte alla vita e a una carriera che presto potrebbe trasformarla ne il primo coach donna della Nba.
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I Los Angeles Clippers sono quelli del razzista Donald Sterling dal quale l’attuale coach Doc Rivers aveva preso le distanze la scorsa estate in quanto allenatore e amministratore delegato. Rivers ha detto che i Clippers non desiderano semplici giocatori di basket, ma cercano rappresentanti delle vendite del campionato, contabili e abili operatori di marketing. “È dove vuole essere un giorno. Non importa se sia uomo o donna, vuole essere un allenatore e si sta facendo il culo per questo. Sta nella nostra sala cinema tutto l’anno, è fantastica ed è stato un modo per premiare i dipendenti”, ha spiegato.
Altri aneddoti interessanti piovono dal New York Times. Dopo essersi laureata alla UCLA, Nakase si ruppe i legamenti del ginocchio giocando in Germania. Così ha viaggiato in Giappone con un amico, Darin Maki, che a quel tempo giocava per Bob Hill, allenatore tra le altre anche della franchigia dei San Antonio Spurs. Nakase era alla ricerca di un lavoro ma venne respinta da uno che allenava le donne; non ci è dato di sapere il nome. Allora l’amico Maki riuscì ad ottenere il permesso da Hill di lasciar assistere Nakase agli allenamenti. Fu la svolta. “È stato così efficiente… Era sul punto. Non gli piaceva perdere tempo. Da quel momento in poi fui ossessionata da questo”, ha raccontato Nakase. Che in seguito ebbe un confronto con Bob Hill che le chiese una relazione scouting sul prossimo avversario della sua squadra. “Si è trasformata (la relazione, ndr) in una mail di sette pagine su tendenze, pensieri e tutto quello che poteva uscire da quei ragazzi”, ha rivelato Casey Hill, il figlio di Bob, che ora allena i Santa Cruz Warriors, la Nba Development League.
Natalie Nakase aveva già impressionato allora…