BEL TEATRO, BELLE STORIE
Siamo a Gerusalemme, culla delle tre grandi religioni monoteiste, ai tempi delle Crociate. L’ebreo saggio e illuminato Nathan, che ha perso moglie e figli in un pogrom antisemita, ha adottato Recha, orfana di nascita cristiana. Durante un incendio, la ragazza è tratta in salvo da un Templare che non è colui che crede di essere…
Nathan il Saggio, capolavoro drammatico di Lessing, diretto da Carmelo Rifici e interpretato tra gli altri da Massimo De Francovich, è un’opera di denuncia dell’intolleranza religiosa, costruita intorno all’idea di stampo illuminista dell’esistenza di una religione naturale.
“Come se le tre grandi religioni monoteiste fossero l’espressione di un patrimonio di verità che l’uomo ha progressivamente scoperto nel corso della sua evoluzione”, suggerisce Rifici, che nel testo legge un messaggio affascinante: la tolleranza religiosa e l’armonia fra gli uomini possono nascere dalla consapevolezza di vivere alla ricerca della conoscenza, intesa come verità, una verità che nessuno possiede, ma cui tutti aspirano e che, non per forza, dev’essere “unica”. Il testo originale di Lessing, scritto in versi e qui tradotto in una prosa agile e ritmata, è avvolto da un’aura fiabesca, che lo spettacolo conserva e valorizza, svelandone il fascino profondo. Molti sono i generi letterari che si fondono e si esprimono, dalla poesia lirica al romanzo di agnizione: si crea allora un interessante gioco di tematiche e di stili che, in scena, si traduce con levità e ironia. I codici espressivi si mescolano in modo sapiente e giocoso, nel segno della molteplicità. Ai dilanianti conflitti tra gli uomini si oppone il miracolo, sperato e sognato, di una convivenza pacifica.
Perché vederlo?
Perché è una bellissima fiaba che regala speranza e serenità, divertendo con intelligenza e trasmettendo un insegnamento profondo.