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Siamo di fronte a due copertine storiche del mensile Bonelli Nathan Never. La prima a sinistra è quella che più di venti anni fa ha presentato il personaggio dei tre sardi, Medda Serra e Vigna, nelle edicole ad i suoi futuri lettori. Disegnata da Claudio Castellini nel 1991 ha colpito l’immaginazione di molti ed ha dato il via ad uno dei più longevi personaggi di casa Bonelli, dopo Tex, Zagor, Mister No, Martin Mystère e Dylan Dog.
A 21 anni di distanza Sergio Giardo, ed ad un copertinista di distanza Roberto De Angelis, mai lodato abbastanza, per il post guerra dei mondi, ha deciso di rendere omaggio con la copertina dell’albo 250 alle origini del personaggio.
Prima proviamo ad analizzare la copertina e poi ipotizziamo qualcosa.
Il nome della testata è scritto con gli stessi caratteri e colori in entrambe le versioni.
Lo skyline alle spalle del protagonista è cambiato. Dopo 21 anni ed una guerra devastante, la città della costa est ha subito delle evoluzioni, meno monolitica, più luminosa, anche se dovrebbe essere distrutta dagli eventi degli ultimi mesi. Anche le stelle sono aumentate.
La tecnologia si è evoluta. La mano robotica ha cambiato la sua struttura ed i condotti delle articolazioni ora sono per la maggior parte nascosti. La sensazione che trasmette la nuova mano sembra essere quella di una richiesta di essere aiuto, contro quella vecchia che sembra essere più aggressiva. Oltre a questo anche l’arma impugnata da Nathan è diversa.
Analizzando, proprio, il protagonista si nota la differenza fondamentale con la tavola di Castellini. Se nel 1991 Nathan Never era mancino, ora è destrorso. Gli abiti sono gli stessi, anche l’impermeabile, abbandonato da tempo nei fumetti a favore delle tute e delle divise dell’agenzia, ritorna a fare la sua comparsa.
Partendo a ragionare proprio da questi ultimi dettagli alcune domande si insinuano.
Nathan ha cambiato mano primaria semplicemente per un errore? Per omaggiare la mano con cui disegna ogni artista? Per rispecchiare le loro convinzioni politiche? Oppure perché non è il vero Nathan Never? Dati gli sconvolgimenti, relativi sotto il punto di vista narrativo, ma più attivi sotto quello dei personaggi, portati dall’ultimo ciclo di storie il disegnatore ci vuole suggerire qualcosa?
Ma, soprattutto, una copertina uguale a quella delle genesi e lo strillo che ci informa di “un 250 che vale come un n°1” ci suggerisce anche un ritorno alle origini dell’investigatore del futuro? Ci comunica che tutto quello che è successo fino ad ora viene, in un modo o nell’altro, resettato e si torna al passato? Le scelte poco coraggiose per la conclusione della guerra dei mondi, anche se hanno lasciato qualche spunto per storie future, potrebbe portare a pensare ad una scelta del genere. Certo lo svolgersi di indagini in un mondo distrutto e da ricostruire, nuovamente, la prima volta fu con la caduta di Urania, non sarà troppo diverso che nel recente passato. I nuovi equilibri politici potrebbero essere una variante, ma non sarà troppo poco? Basteranno gli innesti di fantascienza marziana a dare qualche svolta? Inoltre, ricostruire il vecchio staff dell’Agenzia Alfa sarà la mossa originale giusta per dare nuova linfa ad una serie che si è dimostrata stanca da dieci anni a questa parte?
Per il momento la mia lettura proseguirà almeno per i prossimi tre numeri, per cercare di scoprire Il segreto di Sigmund, titolo che, per inciso è scritto, in caratteri bianchi su sfondo nero, sarà una nuova scelta stilistica anche questa, od un errore di colorazione nell’anteprima della copertina?
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