Non convince l’abstract sui risvolti della sovraccoperta, quando s’interroga sul vero protagonista della storia: «È forse Francesco, l’artista afflitto da una crisi esistenziale, l’innocente maltrattato dalla sorte che pretende ora un “Responsabile”? O è forse Leonardo, il suo inquilino, un uomo apparso dal nulla e che nulla sembra turbare, la cui gioia interiore è il segreto che il suo amico vorrebbe carpire?», conclusa la lettura di Nati d’inverno. Non convince perché ogni personaggio disegnato da Giancarlo Gasponi è protagonista. Per esigenze di spazio i tipi di Indaco non potevano citarli tutti, ovvio, ma non è possibile fare riferimento solo a Francesco (indubbiamente il personaggio principale), o al suo inquilino Leonardo, se si intende parlare dell’opera narrativa d’esordio di Gasponi. E, visto che di spazio qui ne abbiamo, non intendo trascurare nessuno.
Francesco, sua madre Anita, gli zii Gina e Giorgio, gli amici Giulia e Matteo, il parroco Michele, e ancora Urbano, Adriana, Enrico, il misterioso Leonardo, Saverio, Antonia: ognuno è agitato da una forza interiore, che poi è la stessa che muove chiunque, qui, nella realtà di molecole e aria, non solo sulla ruvida carta del libro. Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo: mi viene in mente il Calvino del Sentiero dei nidi di ragno, che può aiutarmi a spiergarmi meglio. La ferita segreta, in questo contesto, è l’incapacità (l’impossibilità, meglio) di darsi delle risposte a quei quesiti irrisolti che nel corso dei secoli hanno dato il la a religioni, filosofie, correnti di pensiero fra le più disparate; il combattimento è quello per la vita, per la sopravvivenza: quello di chi non riesce ad aggrapparsi a un dio, a un credo, e che di conseguenza deve lottare per sopravvivere nel marasma della società postmoderna.
E allora, più di chi ha una visione disincantata della realtà, più di chi ha fede assoluta in un Dio buono e generoso, più di chi il suo scetticismo lo esprime immaginando un Padreterno cieco di fronte alle disgrazie umane, Francesco lotta. Contro se stesso, la vita e i suoi cocci aguzzi di bottiglia.
Nati d’inverno è un romanzo che prende le mosse dalla storia di un uomo per proporre impegnate riflessioni sul valore della vita, sul senso dell’esistenza, sul vero significato di Dio, non senza delitti e colpi di scena che danno brio alla storia, in una Roma incantevole che fa da sfondo all’intera vicenda (e il cui protagonismo lo si afferra già osservando la bella piazza Navona in copertina). Ogni pagina è sapientemente costruita da Gasponi (che più che un esordiente, dà l’impressione di essere un romanziere navigato): scrittura impeccabile e trattazioni profonde alimentano un viaggio prima di tutto interiore, che bisogna affrontare con la consapevolezza della sua austerità.
Angela Liuzzi
Giancarlo Gasponi, Nati d’inverno, Edizioni Indaco, 450 pp., 14,50 euro