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NATO. Vertice a nove per incremento potenziale bellico su fianco orientale

Creato il 02 novembre 2015 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

natodi Giacomo Dolzani

In seguito alle politiche aggressive implementate dalla Russia in Ucraina tramite il sostegno ai miliziani secessionisti che, nell’est, combattono contro le forze regolari di Kiev e con l’occupazione militare e successiva annessione della Crimea, i paesi del fianco orientale della Nato, tutti ex repubbliche comuniste del Patto di Varsavia o stati un tempo parte dell’Unione Sovietica, hanno da tempo chiesto all’Alleanza Atlantica di dispiegare sul loro territorio una quantità maggiore di truppe, con lo scopo di difendere i confini nazionali contro un possibile attacco russo.
Già più volte infatti i caccia di Mosca hanno violato lo spazio aereo delle repubbliche baltiche, dove è anche presente una forte comunità russofona che, come in Ucraina, potrebbe essere utilizzata dal Cremlino per destabilizzare una situazione già tesa.
Il 4 novembre prenderà il via quindi a Bucarest, capitale rumena, un vertice Nato, presieduto dal vice segretario generale dell’organizzazione Alexander Vershbow, al quale parteciperanno nove paesi dell’Europa centro-orientale: Romania, rappresentata dal presidente Klaus Iohannis, Polonia (pres. Andrzej Duda), Ungheria (pres. János Áder), Slovacchia (pres. Andrej Kiska), Bulgaria (pres. Rosen Plevneliev), Estonia (pres. Toomas Hendrik Ilves), Lettonia (pres. Raimonds Vejonis), Lituania (pres. Dalia Grybauskaitė) e Repubblica Ceca (presidente della Camera Jan Hamáček).
In occasione di tale incontro verranno quindi prese in considerazione le richieste di questi paesi, di fondamentale importanza per l’Alleanza in quanto prossimi al confine con la Russia, nazione con cui le relazioni non sono mai state così tese dai tempi della Guerra Fredda; già molti uomini e mezzi sono stati dispiegati a difesa di questa regione e, in passato, si sono svolte grandi esercitazioni congiunte tra i paesi Nato ma questo, a detta dei paesi del fianco orientale, non è sufficiente per garantire la tranquillità.
Incrementare il potenziale bellico nei pressi del confine russo non è però una decisione senza conseguenze e molti paesi, soprattutto nell’occidente, sono contrari; Mosca ha infatti già definito come “aggressive” e “controproducenti” queste politiche della Nato, la quale ha realizzato anche numerose basi aeree, radar ed antimissile, soprattutto in Romania, uno degli alleati più fidati nell’area, confinante con Ucraina e Moldavia, stato, quest’ultimo, sul quale il Cremlino sta esercitando notevoli pressioni, politiche ed economiche, per farlo entrare nella propria orbita.

da Notizie Geopolitiche



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