Domani è lutto nazionale,
al cospetto del governo,
presente, all’esequie di un paese
che muore tra i marosi,
e con sé anche chi s’avvicina muore.
Naufraga l’Italia che si ribalta in mare,
seminando la morte dello straniero in patria.
Sprofonda nell’acque torbide della politica,
rappresentandosi nell’ennesima grottesca piroetta,
tra pagliacci e pupi decadenti, nell’ora tarda del paese
che arretra, inesorabilmente, senza sosta, su tutti i lidi.
Affonda l’Italia, nella sua ipocrisia,
e condanna la sorte tragica di sé,
nel fango della politica asservita al ricatto,
come se al governo ci fossero altri,
stranieri, e loro come occupati.
S’osserva, senza battere ciglio,
e si compiace, della sua retorica
e misera eloquenza della rivendicazione.