Naufragio Lega, prossimo approdo Mwanza. E Angeletti chiede il licenziamento della sora Elsa “per giusta causa”.

Creato il 04 aprile 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Vox populi

Alt. Fermi tutti. Chi ci segue sa cosa pensiamo di Bossi, della Lega e, purtroppo, dei leghisti ruttatori e fanculieri. Sa quanto li disistimiamo e quante volte li abbiamo presi a pesci in faccia. Pure Maroni, Cota, Tosi e Zaia, i colletti bianchi che della Lega vorrebbero essere le facce guardabili, la nuova intellighentia, i futuri dirigenti verdi-padani così pieni di ideali risorgimentali da fare un baffo a Garibaldi. Eppure nulla di tutto quello che di peggio abbiamo scritto su di loro, sui loro riti barbari, sulle ampolle del Po, sul cerchio magico, sull’insulsaggine del Trota, sulle bistecche d’orso, sulla scuola di indirizzo celtico di Adro, supera ciò che è accaduto ieri. Tre procure della Repubblica, quelle di Milano,di Napoli e di ReggioCalabria hanno aperto tre procedimenti giudiziari contro il tesoriere della Lega, tal Francesco Belsito, noto come “o’ tanzaniano” o “o’ cipriota”, per appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato. E tanto per dimostrare che i leghisti sono proprio dei popolani, sapete dove Belsito si faceva depositare le mazzette invece che su conti cifrati all’estero? Dentro il cappello. Cash. Denaro contante per cene, viaggi, tour ‘colturali’ e stage sui new-media, per la ristrutturazione della villa di Gemonio del Senatur, per le campagne elettorali di tutto il cerchio giro-girotondo magico e anche di Rosy Mauro, la scombiccherata vicepresidente della Camera. Un gran pezzo d’uomo, o’Tanzaniano. Da autista-bodyguard dei forzaitalioti a chauffeur tesoriere dei leghisti, Belsito, alias il numero uno dei libri mastri e dei bilanci della indagata ditta “Bossi & Figli”, ha fatto una carriera travolgente reggendo i cordoni della borsa del partito degli indipendentisti padani. Un genio della finanza che pur di incassare mazzette pronto cassa, non ha avuto un attimo di esitazione a stringere rapporti con la ‘ndrangheta e con chissà quali altri gentiluomini. Le procure hanno le prove delle tante “distrazioni” di fiumi di denaro pubblico ricevuto come rimborso delle spese elettorali, il vecchio finanziamento bocciato dal referendum popolare e rientrato dalla finestra perché quando si tratta di tutelare se stessi i partiti italiani non sono secondi a nessuno. Per scoperchiare il pentolone del malaffare leghista ci si è messo di mezzo anche il Noe coordinato dal capitano “Ultimo”, quello che arrestò Totò Riina. Come a dire che per combattere i mafiosi il Capitano è uno dei pochi che sa dove mettere le mani. E proprio le indagini del Noe hanno portato alla scoperta dei fondi distratti a uso e consumo degli svaghi dei figli di Bossi, della di lui seconda moglie e della onnipresente Rosy Mauro, di professione badante del Capo ma deputato a tempo perso. Denaro fresco per viaggi, cene e alberghi, sollazzi e pinzillacchere, putipù e frattaglie, il tutto rientrante sotto la voce (intercettata) “finanziamento ai costi della famiglia”, in perfetto stile mafioso, da qui l’intervento di “Ultimo”. A via Bellerio, la Guardia di Finanza ha sequestrato il sequestrabile: registri, fatture, documenti contabili vari, pc, schedari e perfino il puff di Daniela Cantamessa e il beauty-case di Nadia Dagrada, due funzionarie amministrative del partito perché dopo il caso Poggiolini, non si sa mai dove le mazzette possano essere conservate. Le reazioni allo scandalo che sta travolgendo la Lega sono state ovviamente tante e diverse fra loro. Bobo “Blues” Maroni ha subito dichiarato: “Era ora, facciamo un po’ di pulizia, please”. Formigoni e Berlusconi si sono avventurati in dichiarazioni di solidarietà sperticata nei confronti di Bossi definito da entrambi un "gentiluomo e una persona onestissima". Ora. Una persona onestissima nel linguaggio di Formigoni e di Silvio, secondo voi, cosa può significare? Lasciamo stare. Il dipietrista Bellisario se l’è cavata con una sola frase: “Altro che Roma ladrona! Alla fine i nodi vengono sempre al pettine”, che pronunciata da un calvo è una freddura niente male. Il top però lo ha raggiunto Matteo Salvini dagli studi di Radio Padania Libera quando, rispondendo a un ascoltatore, ha detto: “Meno male che a via Bellerio abbiamo nascosto le armi in tempo”. Che detta così sembra una battuta, ma che ci ha fatto per un momento pensare: volete vedere che nottetempo, lui e il Trota hanno portato le baionette in un cascinale della Brianza ristrutturato grazie al denaro pubblico? Nonostante la bufera che si sta abbattendo sulla Lega proprio come uno tsunami thailandese, la più bella frase di ieri l’ha pronunciata un insospettabile, il segretario della inesistente Uil chiaramente in overdose da fave, pecorino e vino dei Castelli: “La vicenda dell’articolo 18 – ha detto Angeletti a Sky Tg24 – così come la vicenda degli esodati, sono fondati motivi per il licenziamento del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, per giusta causa”. La sora Elsa è riuscita là dove tutti hanno fallito, a ricompattare un fronte composto da Cgil, Cisl, Uil e Cei, proprio così, la Conferenza dei vescovi italiani. Una impresa improba ottenibile solo attraverso la creazione di un mostro legislativo. E non solo la sora Elsa ha ricompattato le forse sociali e clericali ma anche il fronte interno al governo favorevole a un ammorbidimento delle norme elaborate da Monti Robot. Peccato che l’articolo 18 non si possa applicare ai ministri. Però bisognerebbe pensarci.

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :