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Navi dei veleni, un intreccio a rischio archiviazione

Creato il 04 novembre 2013 da Makinsud
Navi dei veleni, un intreccio a rischio archiviazione

naveDa quel 14 dicembre 1990, giorno in cui la motonave Jolly Rosso si arenò nel comune di Amantea, nel Cosentino,  sono trascorsi quasi 23 anni. In tutto questo tempo è emerso un intreccio di ricatti, morti, veleni e depistaggi, ben lontano dalla verità, che ancora continua a navigare misteriosamente nei nostri mari.
L’unica certezza oggi arriva dalla procura di La Spezia che ha chiesto l’archiviazione dell’esposto firmato nel 2009 da Legambiente in cui veniva denunciato il suo ruolo nel traffico dei rifiuti tossici internazionali.
Cerchiamo di capire meglio la situazione. La Jolly Rosso era una nave della società di navigazione Ignazio Messina che, secondo i documenti ufficiali, al momento dello spiaggiamento trasportava generi di consumo e tabacchi.
Ricostruzioni e ipotesi sull’accaduto sembrano dire, invece, che la nave fosse destinata a essere volontariamente affondata al largo della costa tirrenica cosentina con tutto il suo carico di fusti radioattivi a bordo. Fusti, tolti immediatamente dopo l’imprevisto,1 e interrati nella vicina vallata del fiume Oliva.
Ma questo avvenimento come si collega con La Spezia e soprattutto con la morte della giornalista Ilaria Alpi e dell’ufficiale della Capitaneria di porto, Natale De Grazia?
Ilaria Alpi venne uccisa in Somalia il 2o marzo 1994, mentre si trovava a Magadiscio come inviata per seguire la guerra civile somala e per indagare su un traffico di armi e di rifiuti tossici illegali. La sua morte, secondo alcuni filoni d’indagine, è legata a qualche scoperta di cui era venuta a conoscenza.
Natale De Grazia, invece, fu avvelenato in una stazione di servizio il 12 dicembre 1995, mentre era diretto a La Spezia. Qui avrebbe dovuto incontrare fonti riservate, sempre per questioni inerenti l’affondamento di rifiuti tossici, ma i documenti che il capitano avrebbe dovuto visionare sono spariti nel nulla.
La Spezia compare sempre quando si indaga sulle cupe rotte dei rifiuti tossici. Rotte che portano a casi irrisolti. E, proprio per questo, nel 2009 Legambiente aveva inoltrato alla Procura l’esposto che ora rischia di finire archiviato, anche se l’associazione ambientalista ha già presentato istanza di opposizione all’archiviazione.
Per questa sconcertante storia l’archiviazione è dunque impensabile. La sua storia che è probabilmente ancora da scrivere, già rischia di essere rimossa dalla memoria collettiva.


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