di Nicola Pucci
Il campionato NBA 2013/2014 si è messo in moto con il consueto tourbillon frenetico di partite da un capo all’altro del continente ed il primo mese, novembre, ha già regalato alcuni spunti interessanti. Miami, i campioni, e San Antonio, gli sfidanti, sono esattamente dove i pronostici della vigilia li piazzavano, ovvero nei quartieri alti delle rispettive Conference, ma la prima vetrina di un appuntamento che si ripeterà fino alla post-season di primavera spetta agli Indiana Pacers, detentori al momento del miglior record della Lega. Bando ai preamboli, dunque, e spazio a top e flop dei primi giorni di competizione dell’evento sportivo più seguito al mondo.
Paul George con la maglia di Indiana – da prweb.com
SQUADRA IN FORMA. I play-off di maggio avevano evidenziato la forza di Indiana, capace di portare Lebron e compagni alla settima sfida nell’incrocio di finale di Conference. Coach Frank Vogel ha tra le mani un prodigio di equilibrio, forza fisica e talento, un mix vincente che potrebbe portare molto, ma proprio molto lontano. Con Danny Granger, la stella, in infermeria ormai da troppo tempo e chissà per quanto ancora, Paul George ha definitivamente vestito i panni del campione di riferimento, passando da giocatore più progredito della scorsa stagione a All Stars che viaggia a quasi 24 punti di media a partita, con l’accompagnamento di Lance Stephenson che serve assist dietro la schiena quasi fosse Magic Johnson. I numeri non mentono, inizio con nove vittorie in serie, k.o. alla decima con Chicago, altra striscia di sei successi. Bilancio eccezionale, 15-1, impensabile non premiare Indiana come squadra in forma di novembre.
SQUADRA DELUSIONE. Poche ore prima che il sipario sul campionato si alzasse avevo indicato New York come possibile pretendente tra le big. Boomerang clamoroso, caro scriba, la squadra naviga tra le peggiori e coach Mike Woodson, caso mai rimanesse al timone, non sa proprio più che pesci prendere. Anthony è il solito fuoriclasse accentratore che segna ma non fa gruppo, Tyson Chandler era l’anello forte sotto i tabelloni ma è out per un paio di mesi e Andrea Bargnani, non certo un cuor di leone, ha buon minutaggio e discrete cifre ma non può certo assurgere al rango di salvatore della patria. Di Stoudemire, ormai, si son perse le tracce e il futuro se non proprio nero è grigio, ma grigio parecchio.
Aldridge, Lillard e Batum di Portland – da dailybasket.it
SQUADRA SORPRESA. Portland da almeno un decennio si porta dietro l’etichetta di squadra ricca di prospetti di talento ma poco concreta. Detto, fatto, sull’asse portante composta da Aldridge e Lillard infila undici vittorie di fila e si candida come seconda forza a Ovest, soprattutto se Batum, Matthews e Mo Williams continueranno a produrre punti e Robin Lopez saprà farsi sentire a rimbalzo. La panchina è forse un po’ corta ma i Blazers potrebbero non essere un fuoco di paglia.
GIOCATORE TOP. Potrei celebrare James ma sarei banale, di George ho già detto poco sopra, allora mi butto e dico Tony Parker perchè è il leader indiscusso della squadra più forte ad Ovest, San Antonio dei vecchietti terribili, e perchè sembra ancor più convinto di poter vincere l’anello dopo la bruciante illusione di giugno ed un Europeo conquistato da fenomeno con la Francia.
DeMarcus Cousins – da queencityhoops.com
GIOCATORE IN CRESCITA. D’accordo, forse la mia scelta sarà azzardosa e non tutti potranno condividerla, ma DeMarcus Cousins mi fa proprio impazzire. Ha 23 anni, quarto anno in NBA a Sacramento che non è certo uno squadrone, ed ha numeri importanti: 21.6 punti a partita, 10.4 rimbalzi, ha un eccellente tiro dalla media distanza, sa passare, di fisico non teme nessuno, potrebbe essere uno dei cinque più forti al mondo se solo sistemasse un po’ la testa. Ma è giovane e il tempo gioca a suo favore, son pronto a scommetterci qualche dollaro.
IL FATTO. Non si può tacere la sfortuna che ancora una volta si è accanita su Derrick Rose, già costretto a saltare la scorsa stagione. Dopo il legamento crociato anteriore sinistro, stavolta è il menisco mediale del ginocchio destro dell’MVP 2011 a far crack il 22 novembre nel match con Portland, retrocedendo così i Chicago Bulls da squadra con ambizioni di titolo a franchigia destinata a sudarsi un posto per la post-season. Rose decide infatti per la sutura del menisco ed anche per quest’anno non lo rivedremo sui parquet d’America.
Per saperne di più, consulta l'articolo originale su: