di Nicola Pucci
Ultimo appuntamento mensile con l’NBA 2013/2014 – stagione regolare – e già si cominciano ad individuare quelli che saranno i temi dominanti dei play-off ormai prossimi all’avvio. Non c’è bisogno di allungare oltre l’attesa del lettore appassionato di palla a spicchi, ecco quindi quel che ci lascia in eredità il mese di marzo.
I San Antonio Spurs – da vanguardia.com.mx
SQUADRA IN FORMA. Play-off che si avvicinano, già, ed ecco che i San Antonio Spurs – che di post-season se ne intendono parecchio – figurano come franchigia che detiene il miglior record della Lega. Infilano una striscia mensile vincente ed immacolata di 16 partite, che poi sarebbero diciotto se si considerassero le ultime due di febbraio, con coach Popovich che centellina come meglio non potrebbe le energie un po’ ridotte ma necessarie del trio Tony-Tim-Manu e affida responsabilità importanti a giocatori come Leonard, Belinelli, Diaw, Green, Mills e Splitter che completano la chimica di una squadra tra le più vincenti della storia.
SQUADRA DELUSIONE. A guardare il curriculum stagionale dei Filadelfia 76ers c’è di che rabbrividire. D’accordo, Milwakee fa pure peggio, ma come consolarsi quando si sommano 26, ripeto 26, sconfitte di fila ad eguagliare addirittura il record di sempre che Cleveland deteneva dal 2011? Coach Brett Brown non sa più a che santo votarsi, Michael Carter-Williams magari vincerà il premio di matricola dell’anno ma in Pennsylvania avrebbero preferito altri riconoscimenti.
SQUADRA SORPRESA. I Chicago Bulls parevano destinati ad una stagione di tormenti dopo la nuova tegola che ha tagliato fuori ancora una volta Derrick Rose dopo un rientro durato solo 10 partite. Invece… invece c’è Tom Thibodeau che è il miglior allenatore attualmente in circolazione, c’è Yoakim Noah che sta disegnando una stagione da autentico fuoriclasse dell’area piccola, c’è un’operazione di mercato che a gennaio ha mandato Deng a Cleveland e ha portato D.J.Augustin in maglia Bulls che si sta rivelando un affarone, c’è soprattutto una comunione d’intenti che in sede di play-off – ormai certi – potrà garantire anche qualche colpo a sensazione. Indiana e Miami sono avvisate.
GIOCATORE TOP. Tocca ripetere quel che successe a gennaio, ma Kevin Durant si avvia a guadagnarsi uno strameritato, primo titolo di MVP dell’anno. Infila una serie di 38 partite con oltre 25 punti, come solo sua maestà Air Jordan fu capace di fare nel 1987, mette a referto il secondo cinquantello in stagione – per l’esattezza, 51 punti nel 119-118 con Toronto -, capeggia la classifica dei bomber per la quarta volta in una carriera a cui manca solo l’anello di campione del mondo. Ma se Westbrook riemerge dagli infortuni e i compagni lo assistono è solo questione di tempo, arriverà pure quello.
Anthony Davis – da philnews.ph
GIOCATORE IN CRESCITA. Un anno di apprendistato, lo scorso, in qualità di prima scelta assoluta del draft 2012. Poi l’esplosione, fragorosa, per Anthony Davis che non giocherà in una squadra di lusso, i derelitti New Orleans Pelicans, ma sta scalando rapidamente la classifica tra i centri più dominanti dell’intero campionato. I numeri sono impressionanti, 21.3 punti e 10.3 rimbalzi a partita, aggiungete pure che il prospetto che viene dalla Kentucky University è il migliore tra gli stoppatori ed ha solo 21 anni: tirate le somme? Tra quelli che io amo ancora chiamare pivot è domani se non già oggi il più forte al mondo.
IL FATTO. Mi verrebbe da riservare la vetrina al ritorno con New York di sua eccellenza Phil Jackson, maestro zen e dieci anelli al dito, ma ho piuttosto in mente una data che dalle parti di Hollywood non dimenticheranno tanto facilmente. 6 marzo, Los Angeles Lakers-Los Angeles Clippers 94-142: peggior sconfitta della storia per la squadra più famosa del pianeta. Era un derby, c’è bisogno di aggiungere altro?
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