È finalmente ricominciata la regular season NBA, e con essa è nata la nuova rubrica di Retrò Magazine: NBA, day by day
In questa rubrica tenteremo di analizzare alcune delle numerosissime partite NBA della stagione, aprendo spunti di discussione e condividendo una passione che tiene uniti tutti i seguaci del mondo della palla a spicchi. Buona la prima, dunque, con la sfida tra titani in quel di Chicago, che ospitano i campioni in carica a Est, i Cavaliers di LeBron James.
Cleveland Cavaliers at Chicago Bulls
Allo United Center di Chicago l’ospite di eccezione è nientemeno che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, tifoso da sempre della Windy City e questa volta porta fortuna alla sua squadra che batte i Cavs di misura in un remake delle Eastern Conference Semi Finals NBA dello scorso anno: 97 – 95.
I Bulls sono una squadra in cerca di una nuova identità di gioco dopo l’abbandono di coach Thibodeau ed il suo sistema prettamente basato sulla difesa, di cui Joakim Noah era massimo rappresentante, non è un caso infatti che coach Hoiberg abbia preferito far partire titolari Mirotic e Gasol, riformando così la coppia di lunghi della Spagna neo campione d’Europa. L’accoppiata Noah-Gasol ha infatti molto poco convinto nella scorsa stagione anche se Thibodeau si è ostinato a provare questa carta concedendo pochissimo spazio a Nikola Mirotic, lungo discreto in difesa ma capace di mettere palla per terra e tirare da 3, allargando così il campo per le penetrazioni di Butler e Rose. La decisione di Hoiberg è stata diametralmente opposta: quando Noah era in campo Gasol fuori e viceversa. Completavano la rotazione dei lunghi Gibson (gran prestazione la sua, come spesso succede quando parte dalla panchina) e Doug Mcdermott, anche lui al secondo anno e punito nella scorsa stagione dalla gestione anti-rookie di Thibodeau. Viene “scatenato” dal nuovo coach e lo ripaga con un ottima prestazione, sarà una pedina molto importante se ben utilizzato e coach Hoiberg sembra aver visto il suo potenziale. La prestazione di Gasol è stata spesso negativa e la stoppata finale ai danni del re non la riabilita, pessima prestazione al tiro (che può capitare) e molto peggio in difesa, problema di Gasol anche nella scorsa stagione, il talvolta svogliato catalano sbaglia posizione e aiuta poco i compagni, la grinta che aveva portato agli europei deve ancora tornare (e ci mancherebbe, è solo la prima di ben 82 partite) e il confronto diretto col suo compagno Noah stavolta è vinto dal francese, che gioca sulla testa di Love e sembrerebbe guarito dagli acciacchi della scorsa stagione, speriamo si conservi in questo modo fino ai play-off.
La panchina dei Bulls è molto profonda e se ben utilizzata potrà portarli in cima alla Eastern Conference. Buona anche la prestazione di Butler, che ha l’arduo compito di marcare LBJ, anche se facilitato dalla non ottimale condizione fisica del re, riesce pure a piazzare un paio di canestri decisivi nell’ultimo quarto, compresa la schiacciata che sveglia il pubblico. Rose gioca bene, specie in virtù della recente frattura orbitale che lo costringe a giocare con un occhio solo. È sempre più chiaro però che quel tipo di giocatore che aveva vinto l’MVP non esiste più, ma con il livello offensivo (su tutti Butler e Gasol) di cui dispone la squadra di Chicago anche questo Rose potrebbe bastare: domina fisicamente sia Mo Williams, sia Dellavedova. La palla in attacco si muove discretamente per Chicago, ma la strada è ancora lunga per arrivare al titolo e non potrebbe essere altrimenti con la nuova mentalità offensiva da applicare ad una squadra che affonda le sue radici su un’attitudine difensiva. Utilizzare bene tutti i giocatori è già un buon inizio.
I Cavs sono orfani di Irving e di Iman Shumpert, ed hanno un LeBron James a mezzo servizio, che in panchina adotta il trattamento Steve Nash (steso con asciugamani) per i recenti problemi alla schiena. Il 23 sforna comunque una doppia-doppia condita da 25 punti, 5 o 6 assist dei suoi e alcuni tiri forzati frutto di isolamenti rivedibili, che sono il principale problema offensivo dei Cavs (oltre il poco talento di alcuni giocatori da questa parte del campo). Probabilmente per il roster di questa squadra (LBJ e Irving soprattutto) l’alto numero di isolamenti è una caratteristica congenita, resta da vedere se questo tipo di gioco contro squadre bene attrezzate difensivamente possa reggere o se sarà necessaria un gioco più collettivo (il princeton offense è stato dimenticato da tempo da David Blatt, ma degli adeguamenti possono comunque essere fatti). Il primo che gioverebbe di un gioco più corale è sicuramente Kevin Love, che lavora in difesa più del solito ma che in attacco stenta, a causa dei pochi palloni giocabili ricevuti dai compagni. Ottimi segnali quindi dall’ex stella dei Timberwolves, che si fa trovare pronto quando James lo serve per i tiri importanti. Manca di esplosività quando deve chiudere al ferro ed è un po’ soft nei tagliafuori a rimbalzo, ma accoppiarlo con altri grandi rimbalzasti come Varejao, Mozgov (che continua dove aveva lasciato lo scorso anno: ottimo in difesa ad aiutare i compagni e ancora meglio in quella speciale situazione del lungo che salta dritto nel semicerchio sempre più importante in NBA e pessimo in attacco se deve mettere palla per terra) e Tristan Thompson è una buona strategia. Thompson già, il lungo che è stato al centro di una telenovela legata al suo stipendio (finita molto bene per lui, anche e soprattutto grazie al solito LeBron) ha disputato una partita negativa: sembra infatti che il nuovo contratto pesi anche in campo, TT ha ricevuto palloni in post basso che non avrebbe mai ricevuto lo scorso anno e non è (come era prevedibile per i suoi mezzi tecnici) riuscito a sfruttarli, estraniandosi poi dalla partita. L’uomo che più segue la prestazione del re è Mo Williams, già compagno di LeBron in alcune delle passate stagioni in Ohio. Il playmaker sarà un ottimo innesto dalla panchina col ritorno di Irving, sicuramente una valida alternativa al mastino Dellavedova.
Chiaramente non si possono giudicare i Cavs da questa prima partita, specie senza Irving, ma qualcosa deve essere modificato nella mentalità della squadra, dove il credo “palla a LeBron o niente” ha causato la sconfitta dei Cavs.
The @chicagobulls get 97-95 W on Mirotic’s 19 & 9, Rose’s 18 & 5ast over LeBron (25-10-5) & the @Cavs! #KiaTipOff15 pic.twitter.com/AM0K4ZNGYI — NBA (@NBA) 28 Ottobre 2015
Articolo di G.T.