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NBA: il pagellone universitario dopo la 11^ settimana

Creato il 13 gennaio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Trenta voti per trenta franchigie: ecco il pagellone universitario dopo la 11^ settimana di regular season NBA.

1. New York Knicks: Melo e Mago fuori a tempo indeterminato, la luce in fondo al tunnel è un miraggio. E le sconfitte consecutive diventano 15, il rischio di peggiorare la serie stagionale di Phila (0-17) è concreto.

2. Minnesota T’Wolves: sulla stessa barca, in alto mare, si trova la banda della prima scelta al draft NBA 2014, probabile Rookie of the YearAndrew Wiggins. Il novellino ha circa 15 punti di media, ma non basta per tenere in piedi la baracca. Si aspetta il rientro di Rubio.

3. Orlando Magic: affrontare Detroit, Brooklyn, Charlotte, Denver, Lakers (e Portland) senza riuscire a spuntarla neanche una volta non è un bel segnale. Forse sfortunati nell’affrontare Pistons e Hornets nel loro periodo migliore, ma le sconfitte sono pur sempre sconfitte.

4. Philadelphia 76ers: mai così in alto, ma come non premiare una squadra da D-League o poco più che è stata in grado di vincere tre degli ultimi quattro incontri NBA? Indiana, Brooklyn e Cleveland si inchinano davanti ai Sixers, che iniziano a divertirsi regalando giocate da highlight come l’alley oop di tabella fornito da Wroten per il compagno McDaniels contro i Pacers.

5. Boston Celtics: perso Rondo, perdono anche Jeff Green. L’uomo che avrebbe dovuto tirare la carretta fa le valigie e se ne va a Memphis. Dopo un inizio di stagione incoraggiante, rispetto all’annata passata, Boston si trova dunque nelle curve. E viaggiano su un 1-5 non proprio esaltante.

6. Los Angeles Lakers: le grandi sfide NBA tra Celtics e Lakers sono ormai un ricordo. Come i rivali in verde, i losangelini non se la passano benissimo. Approfittano del momentaccio di Orlando, ma contro Portland (due volte) e i Clippers non possono nulla.

7. Utah Jazz: una prestazione sensazionale contro Chicago (+20 in casa dei Bulls) in mezzo a tante delusioni e un bagher..

8. Indiana Pacers: settimana nella media per loro, se non fosse che cadono contro Phila.

9. Sacramento Kings: confezionano due partite degne dell’avvio positivo di stagione, ma Oklahoma e Cleveland non attraversano il loro momento più florido.

10. Brooklyn Nets: vogliono l’ottavo posto, ma, con Detroit e Charlotte in questo stato di forma, lo 0-5 non sembra il miglior modo per staccare il pass per i play-off NBA.

11. Cleveland Cavaliers: coach David Blatt non sa più che pesci prendere. O forse sì: vorrebbe di sicuro pescare LeBron e Varejao dall’infermeria, perché 1 vittoria in 9 partite, pur avendo a disposizione Irving e Love, rischia di fargli perdere il posto. E tutti i giocatori buttati nella mischia, frutto di qualche trade, non contribuiscono di certo a formare l’amalgama giusta per essere competitivi.

12. Charlotte Hornets: dopo una partenza col freno a mano tirato (e senza neanche dare gas), finalmente gli Hornets rendono un po’ di dignità a Michael Jordan. Cinque vittorie filate (tra cui New Orleans e Toronto) non sono certo da titolo, ma riaccendono una speranza per la post-season NBA. Soprattutto se si pensa che l’ottavo posto è occupato dai sopracitati Nets.

13. Detroit Pistons: stesso discorso si può fare per i Pistons, che però mettono la museruola persino a San Antonio e Dallas. Di questo passo i play-off NBA non sono inarrivabili, ma devono dare continuità alle proprie prestazioni. E per ora, forti di un 8-1 senza Smith, pare abbiano capito come fare.

14. Denver Nuggets: idem per Faried e compagni, a maggior ragione ad ovest. Quattro successi consecutivi sono un bel bottino, ma serve ancora una marcia in più per spodestare Phoenix e San Antonio dalle piazze buone per la post-season NBA.

15. Oklahoma City Thunder: una vittoria non troppo esaltante contro Utah, toppate le uscite contro Kings e Warriors. La rimonta è ancora incompleta, ma dall’alto arriva qualche aiutino per sperare ancora.

16. New Orleans Pelicans: nel 2015 hanno giocato ogni partita in contemporanea con i Thunder, ottenendo i medesimi risultati (salvo una sconfitta in OT, mentre OKC andava a vincere sempre in OT). Dunque anche i Pelicans orbitano attorno alla top 8 di Conference, senza però entrare nell’atmosfera del pianeta play-off NBA.

17. Miami Heat: squadra a due facce. Il Giano bifronte dell’ NBA espugna lo Staples, sponda Clippers, una settimana dopo aver perso a Philadelphia. Chi sono i veri uomini di Spoelstra?

18. Phoenix Suns: creano e distruggono. Con San Antonio e Memphis era più facile distruggere che creare, ma con New Orleans e Oklahoma alle calcagna potevano fare qualcosa di più.

19. Milwaukee Bucks: solita solidità di Knight e Antetokounmpo, che si insediano al quinto posto sfrattando Cleveland. Obiettivo 40 vittorie. E play-off NBA, naturalmente.

20. Los Angeles Clippers: vivono una crisi di identità simile a quella degli Heat. La verità è che non giocano con le giuste spaziature e faticano a conquistare quel vantaggio che offrirebbe tiri non contestati. Sporadicamente, però, riescono a confezionare qualche buona prova anche contro le big, come successo contro Dallas, spinti da un Chris Paul che non è ventesimo solo nel nostro pagellone.

21. Dallas Mavericks: 21 su 30. Al liceo sarebbe un 7. E a Dallas c’è chi di un 7 non può che essere felice, nonostante le batoste subite da Clippers e Pistons.

22. San Antonio Spurs: ancora una settimana (abbondante) e rivedremo Kawhi Leonard. Intanto gennaio 2015 parte bene con un 4-1 che fa dimenticare il deludentissimo dicembre 2014.

23. Memphis Grizzlies: rientra Zach Randolph (e che rientro!) e Marc Gasol viene sollevato dall’incarico di Atlante, consentendogli di non dover reggere il peso offensivo da solo. La vittoria è immediata contro i Suns.

24. Toronto Raptors: hanno perso quella lucidità di inizio stagione

25. Chicago Bulls: contro Utah giocano i fratelli scarsi dei Tori che due sere prima avevano fatto fuori i Rockets. Si rifanno con la vittoria ai danni dei Bucks, sui quali si abbatte il signor Pau.

26. Washington Wizards: addolciscono l’incubo della trasferta ad ovest con ottime vittorie contro New Orleans e Chicago. Non escono indenni dalla sfida con Atlanta, ma lo spirito è quello giusto.

27. Houston Rockets: sembrano essersi ripresi dal talismano negativo Smith, ma gli avversari incontrati non erano certamente al livello della situazione.

28. Portland Trail Blazers: dopo aver incontrato Atlanta, la strada si spiana. (Due volte) Lakers e i due quintetti della Florida non possono impensierire minimamente una squadra letteralmente trascinata da Lillard che, nonostante un paio di partite in più, è la prima a sfondare il muro delle 30 vittorie in stagione.

29. Golden State Warriors: sarà stata l’aria di Los Angeles, perché dopo la doppia sventurata trasferta allo Staples Center i ragazzi (e in particolare Curry e Thompson) di Steve Kerr non hanno sbagliato un colpo. Con 118 punti di media.

30. Atlanta Hawks: la franchigia più in forma dell’intera NBA al momento. Imbattuti nel 2015, corrono sulle ali di un 22-2 e Korver tira col 52% da tre punti (avendone messe 111/212). E la vittoria di 29 punti su Washington dimostra la forza di questa squadra.

30 e lode. la sconcertante abbondanza di 30 e lode che si sarebbero potuti assegnare in questa settimana esagerata: ne abbiamo cinque! Prima di tutto Dirk Nowitzki che scala la classifica dei marcatori all-time NBA e, in dieci giorni, lunedì ha completato il doppio sorpasso a Elvin Hayes e Moses Malone, salendo in settima piazza. A seguire, Chris Paul che è entrato nei primi venti assistman della storia NBA (6477 cioccolatini complessivi) con quattro posizioni guadagnate in sette giorni. A seguire non dimentichiamo un altro grande traguardo, ovvero le prime 1000 bombe della carriera di Steph Curry, il più veloce della storia a questa quota: Ray Allen può tremare! Subito dopo viene la partita fantascientifica di Pau Gasol che ha spazzato via i Bucks con 46 punti (career-high per lui e season-high della lega) e 18 rimbalzi. E, dulcis in fundo, il canestro senza logica né senso di Trevor Booker (Utah Jazz), che segna sfiorando appena e dando le spalle al canestro: sfatato così il mito dei tre decimi della Trent Tucker Rule, secondo la quale in 0.3 secondi non sarebbe umanamente possibile tentare un tiro. Ma quello di Booker era realmente un tiro? Più che altro (già dal 10 gennaio) la giocata dell’anno!

A settimana prossima con il pagellone universitario della regular season NBA.

Con la collaborazione di Umberto Rossotti.

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