I passatempi per il divertimento erano var, dai dadi ai giochi da tavolo, ma lo svago più in voga e tipico per il simposio era il cottabo. Si trattava di colpire un bersaglio, lanciando abilmente con la mano destra il fondo di una coppa con manico. Occorreva soprattutto eleganza e scioltezza nel tocco. Il bersaglio poteva essere un piatto sistemato in equilibrio orizzontale in cima ad un’asta alta; il vino deve far cadere il disco che, urtando in una specie di padellina posta a metà della sbarra, produceva un enorme fracasso. Talvolta si tratta di sommergere e affondare piccoli gusci di nuotanti in un vaso pieno d’acqua. Chi coglieva un bersaglio aveva un premio: dolci, leccornie, uova o baci. Il gioco aveva una valenza erotica molto forte: in effetti il giocatore, quando si appresta al lancio, dichiara ad alta voce per chi gioca, dedicando il lancio all’essere amato.Questa etera di nome Smikrà, la "piccola", lancia per Leagro dicendo: "Leagro io lancio per te questo bicchiere" (tin tànde latàsso Lèagre). Altri passatempi consistevano in giochi di equilibrio con vasi e coppe. Particolarmente apprezzato era lo askoliasmos, che consisteva nel mantenersi in equilibrio su un otre pieno. L’esercizio mette in gioco una dimensione fondamentale del dio celebrato: Dioniso è infatti colui che raddrizza – orthòs – padrone dell’equilibrio. Non mancavano poi buffoni, giocolieri ed etere che rallegravano il convito con musica, danza e prestazioni erotiche. Poi gli intrattenimenti di carattere più intellettuale, ad esempio gli indovinelli o sottili scherzi tra vicini, come lo eikasmòs paragone buffo. Poi a partire dall’epoca dei sofisti, agli indovinelli subentrarono discorsi e questioni, più o meno complesse fino ad arrivare al banchetto filosofico; in forma conviviale sono presentati alcuni dialoghi di Platone, il quale nelle Leggi non mancò di dare, come per ogni settore della vita, norme anche per le feste.
