‘Ndrangheta, una banca parallela fra Lombardia e Calabria

Creato il 19 giugno 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Una vera e propria banca, quella che i Carabinieri del Ros e il comando provinciale di Reggio Calabria hanno scoperto in queste ore. Una banca dove l’Ndrangheta prestava ripetutamente soldi a imprenditori calabresi e lombardi. Si potrebbe dunque parlare, senza dubbio, di una rete sinergica fra imprenditoria e criminalità organizzata, al fine di realizzare un sistema creditizio parallelo.  Un sistema che in ultimo strangolava le aziende in crisi mediante la stretta dell’usura. E’ così che la collaborazione con la Direzione Investigativa Antimafia (Dia) ha permesso di emettere numerosi arresti fra le provincie di Milano e Reggio Calabria. Un autentico colpo forte alle ramificazioni della ‘Ndrangheta in Italia. Nell’ordinanza di custodia cautelare si contestano reati come l’associazione mafiosa, l’usura, l’estorsione, nonché l’esercizio abusivo dell’attività creditizia. Allo stesso tempo, sono stati sequestrati beni e quote societarie per un ammontare complessivo di 8 milioni di euro. L’inchiesta è stata denominata “‘Ndrangheta banking”, lasciando da subito intuire l’obiettivo delle indagini e gli step intermedi. A coordinarla il pm della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, già titolare dell’indagine “Meda” e il pm Alessandra Cerreti. Una manovra che la ‘Ndrangheta ha messo a punto stringendo ulteriormente i legami fra le cosche di Reggio e di Rosarno, nonché della piana di Gioia Tauro, permettendo così di comprendere la vastità di quest’operazione creditizia parallela, sostenuta dai proventi delle attività illecite sul territorio. Tra le altre cosche ‘ndrine sono state rintracciate quelle di Condello, Tegano, Imerti, Buda, Pesce e Belloccco, e solo grazie a diversi anni di indagini. Al vertice di quest’operazione targata ‘Ndrangheta sarebbe stato riconosciuto un certo Gianluca Favara, 47enne imprenditore nell’ambito della ristorazione e dell’alberghiero, già noto agli inquirenti nell’indagine “Meda”, il quale operava gestendo materialmente il credito da erogare agli imprenditori in crisi economica. Lo stesso Favara negli anni avrebbe intrecciato rapporti di fiducia coi Lampada di Milano, e grazie a diversi contatti disseminati fra Lombardia e Calabria, consentiva alla ‘Ndrangheta di infiltrarsi in quelle attività commerciali notevolmente colpite dalla crisi economica. A queste ultime, infatti, venivano successivamente imprestati soldi a tassi usurai. Qualora gli stessi imprenditori, che avevano goduto di tali prestiti illeciti, non rispettavano gli accordi, subvano intimidazioni e minacce, fino all’obbligo di sottoscrizione di preliminari relativi alla vendita di immobili.


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