Magazine Musica
Come riassumere 50 ore di concerti condensate in soli 4 giorni? Ce ne sarebbero di cose da raccontare, una marea davvero, ma da dove cominciare?....
Ci sono stati i Manowar. Dopo 10 anni di assenza dallo stivale la prima data è stata la loro, sì, prima ci sono stati Amon Amarth, Unisonic, Holy hell e chi più ne ha più ne metta, ma giovedì è stato tutto per loro, e la trepidante attesa è stata ampiamente premiata, 2 ore di concerto senza un picosecondo di pausa, un ragazzo del pubblico che viene chiamato sul palco per suonare la chitarra insieme alla band e che alla fine la chitarra se la porta a casa per gentile omaggio di DeMaio e soci, una bomba dietro l'altra, Donnie Hamzik che picchia duro sui tamburi, Karl Logan che non manca una sola nota, e poi Joey DeMaio che con 4 corde e le sue dita magiche suona "The Flight of the Bumble-bee" - il Volo del Calabrone di Rimskij-Korsakov, Anno Domini 1899 - davanti a qualche migliaio di persone in adorazione, e infine Eric Adams, classe 1954, quasi 60 anni e una montagna di muscoli che dopo un monologo in italiano si fa serio, commosso e chiede al pubblico un minuto di silenzio per l'amico Scott Columbus, compagno di una vita intera scomparso poco più di un anno fa ma rimasto nei cuori di tutti. E poi ancora un tuffo al cuore, difficile da raccontare perchè sentire la voce di Eric Adams accompagnata da quelle di un intero pubblico di metallari cantare a squarciagola "Nessun dorma" è qualcosa di davvero unico, e chissà, forse Big Luciano da lassù sorrideva....
Ci sono stati i Guns N'Roses venerdì, o quel che ne rimane perlomeno, Axl e soci, quelli nuovi purtroppo, per quelli vecchi sappiamo tutti che le speranze sono pari a zero, ma vedere quel nome sul biglietto è comunque un'emozione, un salto indietro nel tempo di 25 anni, e mi perdoneranno i Rival Sons, mi perdoneranno i Black Stone Cherry, tra i migliori non protagonisti, e così pure dovranno fare gli Within Temptation e Sebastian Bach, ma "Guns N'Roses" sono tre parole che mettono in secondo piano tutte le altre, anche se una grande delusione c'è, nonostante un concerto lunghissimo (oltre un'ora e mezza in più del previsto) e a dir poco pirotecnico, perchè c'era un sentore strano nell'aria, la sensazione che tutto fosse un tentativo di sopperire alle mancanze, la voce di Axl non è più in grado di arrivare fin dove osano le aquile come un tempo, e sentirlo sostituire gli acuti con dei versetti che assomigliano più a dei vagiti è una pugnalata alla schiena, di contro lui ci prova, seppur a scatti qualche acuto degno dei Guns lo tira fuori, corre, salta, si agita e si consuma sul palco fino all'ultima goccia di sudore e alla fine chiama a sè Sebastian Bach per qualche acuto vero. Sopperire alle mancanze è la parola d'ordine anche per la musica, soprattutto per la chitarra - ovviamente - perchè Axl negherà fino alla fine, ma chiamare sul palco 3 chitarristi per fare il lavoro di uno (e non uno qualsiasi) è la dimostrazione che quella musica, quelle canzoni, senza Slash e la sua Les Paul nel 1987 forse non avrebbero scosso il mondo in quel modo.... Certo non aiuta il fatto che DJ Ashba (lasciatemi dire una cosa da fan: QUEL CRETINO di DJ Ashba) riesce a sbagliare persino l'attacco per eccellenza, quello di "Sweet child o'mine", e per quanto pirotecnica e spettacolare sia stata l'esibizione, errori come questo sono cose che i fan non perdonano. Resta comunque la soddisfazione di aver visto uno spettacolo potente e coinvolgente, e la consapevolezza di aver visto - non senza un forte dolore al petto per lo stato affannoso e un po' triste - un uomo a cui in fondo devo davvero molto....
Ci sono stati i Motley Crue sabato, ed anche lì lo spettacolo è stato incredibile. Vince Neil e soci saranno pure tamarri come pochi altri, ma sanno tenere il palco da Dio, scenografia che non bada a spese, due (scusate il francesismo) gnocche stratosferiche sul palco che male non fanno, una musica esplosiva che da esattamente 30 anni fa saltare ed urlare la gente sotto il palco e persino un binario circolare su cui stava appoggiata la batteria del sempre eccezionale Tommy Lee, che ad un certo punto preleva un fortunato spettatore e lo accompagna dietro piatti e tamburi, gli si siede accanto e la batteria comincia a muoversi lungo il binario per 10 minuti di giri della morte a bordo di una batteria con Tommy Lee a picchiarla duro.... E poi c'è Vince Neil, una voce con muscoli e capelli lunghi, c'è quell'armadio a quattro ante di Nikki Sixx, defilato ma tremendamente coinvolgente con le sue quattro corde, e c'è Mick Mars, due mani che appoggiate su una stratocaster sembrano diventare quattro, o forse di più.... C'è l'essenza di un rock esplosivo, arrogante e sfacciato che volenti o nolenti conquista sempre e i Motley Crue ancora una volta l'hanno saputo rovesciare addosso ai più di 10000 spettatori urlanti che si divertono e ringraziano.... Ma venerdì è stata la giornata di qualcun altro, qualcuno che forse è stato la vera star della giornata, qualcuno con dei lunghi ricci neri, una camionata di muscoli sulle braccia e una tuba nera, qualcuno che l'attacco di "Sweet child o'mine" non lo sbaglia, qualcuno che non ha bisogno di scenografie piene di luci e fiamme, perchè di effetti speciali ne ha 10, tutti tra le nocche e le falangette, e di fuochi d'artificio ne sparano ad ogni assolo.... Slash, basta il nome sul telone dietro il palco per far correre la gente a schiacciarsi contro le transenne, e quando la tuba ed i riccioli compaiono da dietro le quinte il delirio della folla non si fa aspettsre.... Per l'occasione, così come negli ultimi 2 anni, ad accompagnare il chitarrista c'è il fido Myles Kennedy - voce (meravigliosa) degli Alter Bridge -, Todd Kerns e Brent Fitz, alias The Conspirators. L'esibizione è un delirio, ad ogni attacco un urlo della folla, ad ogni assolo un'emozione, e ad ogni acuto agli ultrasuoni di Myles un pensiero che corre ad Axl.... Myles e soci fanno il loro lavoro egregiamente e Slash è sempre lui, impeccabile, suono pulito e groove grezzo, "un po' troppo blues" avrebbe detto qualcuno, ma che spettacolo ragazzi!!! Un'ora e mezza che pare volare via in un attimo, in cui Slash non si prende mai completamente la scena. Non ci sono storie, la star è lui, eppure suona semplicemente come il chitarrista del gruppo, si mette al servizio della squadra e anche se tanti avrebbero voluto un intermezzo dei suoi, magari l'assolo de "Il padrino", l'umiltà premia: la gente era lì per Slash, ma gli applausi erano per tutta la squadra.... Giù il cappello e grazie ancora Slash....
C'è stato Ozzy la domenica, per l'ultima data che inizialmente doveva essere anche l'unica, "Ozzy & friends", questo il nome sulla locandina, anche se purtroppo il nome sarebbe dovuto essere quello più completo e altisonante dei Black Sabbath, i capistipite del metal che dopo tanti anni si sono riuniti, ma ahime, Tony Iommi deve vincere una battaglia molto dura, quella con un tumore alla mano che fortunatamente gli è stato diagnosticato in fase iniziale e che comunque lo ha costretto a non partecipare alla tournèe. Ozzy e compagni hanno comunque deciso di onorare gli impegni presi, ma senza Tony il nome Black Sabbath deve restare ancora un po' nel cassetto in attesa di tornare a scuotere il pubblico, così Ozzy chiama a sè un paio di amici di vecchia data e regala la più degna conclusione di un Gods Of Metal di questa portata. Gli amici in questione sono Gus G., Rob Nicholson, Tommy Clufetos e Adam Wakeman, musicisti della sua band, e tre guest star: Slash, Zakk Wylde e Geezer Butler, suo vecchio compagno di avventure nei Sabbath. C'è bisogno di dire che il risultato è stato fantastico?? Sul maxi schermo scorrono le immagini di tutta la carriera dei Sabbath e di Ozzy, il pubblico già canta e fa i cori, ma quando il madman fa il suo ingresso è un delirio in ogni dove, si attacca subito carichi e da qui in avanti sarà un crescendo di urla, applausi e corna alzate. Ozzy è un animale da palco, nonostante la sua età e il suo fisico consumato dagli eccessi gli pongano dei limiti lui non molla, canta meravigliosamente, incita la folla, corre avanti e indietro (a volte senza capire dove si trova di preciso ma poco conta....) e poi prende l'immancabile idrante e lava la folla, si spara l'acqua in faccia, salta e ne combina di tutti i colori. Il repertorio è dei più classici, qualche pezzo di "Scream", ultimo album del signor Osbourne, e poi via di nostalgia con i pezzi storici! Prima canta solo con Gus G. alla chitarra, poi tra le urla della folla annuncia Slash e Geezer Butler e dopo di loro quel bestione di Zakk Wylde. Inutile dire che tutti e tre regalano come sempre grandi emozioni e grandi, grandissimi assoli, uno su tutti quello di Butler, cinque minuti di solo basso che hanno ricordato non poco "Voodoo Child" di Jimi Hendrix, e scusate se è poco! Più che un concerto, più che un'esibizione stupenda, lo spettacolo è stato una sintesi in musica della carriera di Ozzy, con "Mama I'm coming home" in cima alla classifica delle migliori, una sintesi dei Black Sabbath che va da "Iron Man" a "War Pigs", da "Crazy Train" all'immancabile "Paranoid", messa a conclusione del festival come un grande, esplosivo saluto, e per l'occasione eseguita con tutti i "Friends" di Ozzy sul palco in un'apoteosi di suoni e carica elettrica. Ozzy saluta e non c'è una sola persona che non alzi le corna in onore suo e dei suoi compagni di palco, un pensiero vola a Tony Iommi con l'augurio di sconfiggere quel mostro, ma addosso resta la sensazione di aver guardato in faccia un pezzo di storia, e di aver sentito della grande, grandissima musica....
C'è stato tutto questo e altro ancora, si potrebbe raccontare di Zakk Wylde e dei suoi Black Label society che come sempre hanno fatto tremare i muri, si potrebbe parlare dei Darkness, della loro reunion e della loro fantastica esibizione,la migliore in assoluto tra i non protagonisti nonostante un guasto tecnico e una pausa inattesa, si potrebbe parlare degli Within temptation, degli Opeth che prima di passare al metal pesante hanno suonato del gran bel progressive, addirittura con una cover della Nostra PFM, potrei raccontare di tante cose, di tante esibizioni e tante vibrazioni, ma questo, come ogni altro mio raccogliticcio racconto non renderebbe giustizia alle emozioni che ci hanno travolto come una valanga, e allora lascio spazio a qualche video, di una qualità non strepitosa, lo so, ma l'emozione era tanta e le mani tremavano....
Per ogni secondo di questi video è valsa la pena di bruciare al sole e dormire pochissimo per quattro giorni e di aver consumato gli ultimi residui di voce su "Paranoid", perchè c'è chi c'era e chi non c'era, noi c'eravamo e non potremo mai dimenticarlo....
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