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La vita sulla Terra potrebbe, in via del tutto ipotetica, essere stata innescata da virus alieni provenienti dallo spazio, secondo quanto afferma Paul Wesson, ricercatore dell' Herzberg Institute of Astrophysics canadese.
Sebbene la teoria della panspermia abbia ormai una folta schiera di sostenitori, ci sono ancora molti problemi da risolvere per poterla considerare la più efficace per descrivere come possa essersi originata la vita sul nostro pianeta. Uno dei problemi fondamentali è che qualunque organismo vivente, in viaggio nello spazio a bordo di una cometa o di un asteroide, si troverebbe a dover affrontare delle radiazioni letali che lascerebbero poco scampo a qualunque forma di vita.
Ma, secondo Wesson, il fatto che virus alieni possano essere giunti da morti sulla Terra non è un fattore che dovrebbe indurre a restringere le possibilità della panspermia. La sua idea è quella della necropanspermia: "La grande maggioranza degli organismi che raggiungono una nuova casa nella Via Lattea sono tecnicamente morti" dice Wesson. "Ma la resurrezione potrebbe, comunque, essere possibile".
Il punto chiave di questa idea è l'informazione genetica, che potrebbe sopravvivere alle radiazioni letali dello spazio. L'informazione genetica è codificata in una sequenza di nucleotidi del DNA di questi ipotetici virus alieni, e può essere misurata in bit proprio come se si trattasse di un computer. Ad esempio, il batterio E. coli contiene circa 6 milioni di bit di informazione nel suo DNA.
Sarebbe quindi possibile, in via del tutto teorica, che alcune informazioni sulla futura biologia delle creature viventi della Terra siano state portate da minuscoli autostoppisti spaziali, anche nel caso fossero morti durante il viaggio. Anche se Wesson non è molto chiaro su come queste informazioni possano aver dato origine alla vita sulla Terra. "Devo ammettere che tutte le versioni della panspermia soffrono di un buco nella nostra conoscenza, che riguarda come passare da entità trasportate astrofisicamente a entità che hanno le caratteristiche di quella che noi chiamiamo vita".
Un candidato ideale per questo tipo di viaggio potrebbe essere un virus: è sostanzialmente un ceppo di materiale genetico incapsulato in un rivestimento di proteine e, a volte, grassi; contiene circa 100.000 bit di informazione, e può evolversi indipendentemente dalle cellule convenzionali, oltre che auto-assemblarsi senza alcun aiuto esterno.
David Morrison, direttore del Carl Sagan Center for the Study of Life in the Universe, si è dimostrato interessato all'idea di Wesson: "Il problema critico è se l'informazione contenuta in frammenti di acido nucleico possano servire come modello per la vita su un altro pianeta...e dato che ne sappiamo così poco sui processi che hanno dato il via alla vita sulla Terra, chi può dire il contrario?".
Di opposto parere è Rocco Mancinelli del SETI Institute a Mountain View: "Una volta morti, si è defunti. [...] Andare dalla Terra a Marte non è un problema. Anche andare dalla Terra a Plutone, o da Plutone alla Terra. Ma una volta che ci si dirige fuori dal Sistema Solare, si è così lontani che ci vuole troppo tempo. E' questo il punto, il tempo necessario per il viaggio".
All Life on Earth Could Have Come From Alien Zombies
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